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FOCUS
Racconti di botteghe romane sostenibili
 

Esempi di spesa amica del gusto e dell'ambiente

 
 
 

Antropocene, un termine coniato recentemente dal chimico olandese premio Nobel Paul Crutzen, per indicare il periodo geologico che va dal 1945 ai giorni nostri, caratterizzato ...

 
 

 

mercoledì 4 agosto 2021

 

 

Antropocene, un termine coniato recentemente dal chimico olandese premio Nobel Paul Crutzen, per indicare il periodo geologico che va dal 1945 ai giorni nostri, caratterizzato dall’impronta che l’uomo sta lasciando sulla terra e sui suoi ecosistemi. Tra i vari settori impattanti vi è anche quello dell’agroalimentare, che l’Unione Europea attraverso la strategia “Farm to fork” mira a renderlo più sostenibile. L’agricoltura biologica in Italia rappresenta oggi circa il 16% del suolo nazionale e coinvolge circa 100mila operatori. Oltre al metodo biologico, caratterizzato da una produzione agricola rispettosa dell’ambiente, degli equilibri naturali e della biodiversità, che mira a generare prodotti genuini ottenuti nel rispetto del ciclo della natura, esistono altri metodi, meno noti ai non addetti ma altrettanto sostenibili, come quello biodinamico. Quest’ultimo, creato nel 1924 dal poliedrico Rudolf Steiner in risposta a delle istanze di alcuni agricoltori di un aiuto rispetto all’impoverimento del suolo a seguito dell’uso di concimi chimici e pesticidi, ha lo scopo di accrescere e mantenere la fertilità della terra, attraverso la cura del suo fattore fondamentale: l’HUMUS. In Italia 4.500 aziende su una superficie di quasi 15.000 ettari si sono convertite a questo metodo di coltivazione. E’ evidente che il nostro supporto alla causa ambientale può venire anche dalle scelte alimentari che compiamo quotidianamente, e per chi decide di fare una scelta positiva per il benessere del proprio corpo e della Terra è fondamentale affidarsi a chi per mestiere e per passione sceglie e vende prodotti alimentari genuini. Inoltre, da recenti statistiche l’attuale pandemia ha sensibilizzato i consumatori finali nelle scelte alimentari, portandoli a preferire cibo proveniente da agricolture e allevamenti sostenibili. Per capire meglio quale sia la situazione del comparto agroalimentare sostenibile a Roma, abbiamo chiesto di raccontare la propria esperienza ai proprietari di due botteghe che hanno fatto della sostenibilità la loro ragione di esistere. In questi negozi si possono acquistare solo prodotti biologici o da allevamenti e colture sostenibili, qua il lavoro certosino di Roberto Liberati per “Bottega Liberati”; Giulia Martucci e Giorgio Pace per “Piccola bottega merenda” nella scelta dei propri fornitori ha dato vita a dei luoghi unici, in cui è possibile riassaporare cibi genuini, tipici del passato, quando era impossibile acquistare i peperoni in inverno o trovare della carne di pollo sprizzante di antibiotici. Entrando in questi piccoli punti vendita, caratterizzati da arredamenti retrò e profumi particolari, non solo si fa una spesa consapevole grazie al rivenditore disposto a raccontarti la storia del prodotto in vendita, ma si imparano tante cose come il significato di permacultura, di agricoltura sinergica, dell’esistenza della banca dei semi antichi, del motivo per cui è possibile acquistare la carne di bue solo in alcuni mesi invernali  o della genuinità delle uova prodotte da galline alimentate da canapa ecc..

Bottega Liberati, la prima macelleria sostenibile

Roberto Liberati, con un passato nel settore dell’architettura e una passione per le discipline orientali, racconta i motivi che lo hanno spinto a realizzare la prima macelleria italiana con prodotti certificati biologici e sostenibili. È stata una ricerca iniziata circa 35 anni or sono, personalmente ho sempre cercato il meglio in salubrità e gusto, con le varie certificazioni a fare da corollario e chiusura del cerchio, acquistando, per me e la mia famiglia, prodotti biologici, ma all’epoca nella capitale erano veramente pochi i negozi di prodotti biologici, ma alcuni molto specializzati.” Uno dei motivi che ha spinto Roberto a trasformare la storica macelleria di famiglia in bottega sostenibile, è stata proprio la scarsa offerta di prodotti biologici che il mercato disponeva “Da questa personale esperienza è, infatti, iniziata la ricerca e l’inserimento di prodotti genuini da vendere all’interno di bottega. Circa 25 anni fa ho rivoluzionato l’attività di famiglia, con l’inserimento di prodotti provenienti da allevatori/agricoltori e produttori ecosostenibili e oltre…” Una delle caratteristiche delle botteghe sostenibili è il rapporto di conoscenza e fiducia dei produttori, la scelta di quest’ultimi è fondamentale per aver la certezza di acquistare e rivendere prodotti realmente sostenibili. Abbiamo chiesto a Roberto se in questi anni di attività ha riscontrato una maggiore attenzione nei confronti della sostenibilità nel settore agroalimentare, e ci ha risposto che “…purtroppo non riscontro ancora un vero cambiamento, finché ci saranno filiere di allevamenti intensivi che daranno carni a buon mercato sarà difficile il cambiamento, salvo dei cambi di rotta forti e voluti, a esempio dall’Europa e dal mondo intero, allora sì, la direzione sarà per forza questa, almeno lo spero. ”Inoltre pensa che “Una maggiore comunicazione anche da parte dei media, che ancora spesso sono schiavi delle multinazionali e sponsor, e una ferrea volontà da parte dei poteri forti potrebbe ribaltare l’attuale situazione. Da lì il passo per una nuova cultura alimentare sarà breve.” Terminiamo la piacevole chiacchierata con Roberto chiedendogli quale sia il suo sogno sostenibile, e ci racconta “Consapevolizzare il mondo intero del cambiamento necessario affinché il Pianeta, e noi, si salvi”

Giulia e Giorgio, una coppia sostenibile “per caso”

Passando sul marciapiede di via Anicio Gallo, non si può restare indifferenti al profumo di formaggi, frutta e verdura che fuoriescono dalla porta di “Piccola bottega merenda”. Affacciandosi all’interno del piccolo negozio, due sedie e un piccolo tavolo permettono ai clienti più anziani o stanchi di riposarsi mentre attendono il proprio turno per far la spesa. Qua i due giovani, Giulia Martucci e Giorgio Pace, gestiscono la loro attività seguendo ritmi umani e non cedendo mai alla frenesia tipica della grande distribuzione, e ci raccontano che Piccola bottega “…nasce dopo una transizione da attività in franchising a negozio autonomo. Siamo aperti dal 2012, all’epoca non ci fu nessuna velleità di ricercare un discorso di sostenibilità ma semplicemente si presentò un’occasione di lavoro e ci buttammo a capofitto. Ciò che è oggi Piccola bottega merenda è frutto di vari incontri con agricoltori, fornitori, clienti ed esperienze. Il nostro è un work in progess continuo, che va avanti da dieci anni, e che si nutre di approcci più che di prodotti. Iniziammo la nostra avventura conoscendo meglio la coltivazione biologica, incontrammo anche quella biodinamica e da lì in poi, ci siamo approcciati a ogni prodotto proveniente da colture ogni metodo agricolo non nocivo per la terra e la salute dell’uomo.” Parlando della loro avventura Giulia e Giorgio si ritengono soddisfatti degli obiettivi raggiunti e dicono che “…con la nostra “radicalizzazione orticola” abbiamo prima di tutto dato una voce a una moltitudine di micro-aziende, che in Italia scopriamo essere la gran parte delle aziende effettivamente produttive nel mondo agricolo, e con loro siamo riusciti a creare un rapporto di scambio e non solo di lavoro. Questo ci ha portato negli ultimi anni a intervenire direttamente sulle scelte di filiera e avere la possibilità di costruire una filiera differente.” Parliamo di quanto il consumatore odierno sia realmente informato e interessato rispetto al cibo che acquista, e raccontano che “attualmente c’è molto più interesse ma soprattutto molta più consapevolezza anche tra gli attori coinvolti. La Fao dichiara finita l’era della rivoluzione verde, si parla di rigenerazione e sostenibilità in visione sistemica – quindi su vari livelli, economico, sociale, agrario. I movimenti per la lotta alla giustizia sociale e climatica oggi hanno gran voce e continuano i discorsi cominciati venti anni or sono. Si vede un grande fermento, anche in Italia, e questo è il momento di lottare e avere voce per trasformare questo mondo ormai insostenibile.” Inoltre rispetto agli allevamenti e le colture intensive si dicono favorevoli a “…moltissime alternative all’allevamento industriale che non necessariamente sono le opzioni vegan. Esiste tutta una branca di approccio sostenibile e rigenerativo che tutela il benessere animale e lo immette nel sistema agricolo-paesaggistico. Ciò non toglie che dobbiamo drasticamente ridurre il consumo di carne e scegliere esclusivamente quella rispettosa dell’ambiente.”

Tra i vari settori impattanti vi è anche quello dell’agroalimentare, che l’Unione Europea attraverso la strategia “Farm to fork” mira a renderlo più sostenibile.