FOCUS
L’idrogeno verde per favorire la svolta sostenibile
Verso il mix energetico del futuro
A volte ci sono libri che, grazie all’intuito e alla creatività dell’autore, suggeriscono alla scienza soluzioni che saranno messe in opera solo dopo molte generazioni. ...
mercoledì 27 ottobre 2021
A volte ci sono libri che, grazie all’intuito e alla creatività dell’autore, suggeriscono alla scienza soluzioni che saranno messe in opera solo dopo molte generazioni. Nel libro “L’isola misteriosa” pubblicato nel 1874, Jules Verne inventa la figura di un brillante scienziato, il Prof. Cyrus Smith, che non esita, rivolgendosi ai suoi compagni, a profetizzare un grande futuro per l’acqua che, secondo lui, sostituirà altre fonti energetiche: “Si, amici miei, credo che l’acqua sarà un giorno utilizzata come combustibile, che l’idrogeno e l’ossigeno che la compongono, forniranno una fonte di luce e di calore inesauribile e di una intensità che il carbone non potrebbe avere”.
Marco Alverà, presidente di SNAM (Società Nazionale Metanodotti), ritiene che questa pista accennata dall’immaginario Prof. Smith, debba essere seriamente indagata e dovutamente percorsa.
Il riscaldamento climatico ha accelerato la riflessione sui prezzi di un’energia senza CO2: indubbiamente in questo scenario l’idrogeno dovrà recitare un ruolo di primo piano.
Nell’ottica di un’economia senza carbone, obiettivo che sarebbe opportuno raggiungere intorno al 2050, gli esperti concordano globalmente sul mix energetico che lo sostituirà: la parte affidata all’elettricità passerà dal 20% al 50% o anche 60%; le attività più difficili da alimentare tramite l’elettricità, come le industrie pesanti e i trasporti di massa, dovranno ricorrere alle energie fossili con stoccaggio del CO2 e, ovviamente, il ruolo dell’idrogeno verde che potrebbe rappresentare il 10% della domanda globale sarà fondamentale.
L’idrogeno “verde” prodotto dall’elettrolisi dell’acqua è destinato così a un grande futuro, anche in base al fatto che il suo costo per un kilogrammo scenderà a circa 2 dollari (1,72€) se il prezzo delle energie rinnovabili e degli elettrolizzatori che servono a produrlo diminuirà ancora.
Negli ultimi anni dodici Paesi europei hanno elaborato una strategia nazionale per la produzione di idrogeno verde e una ventina di altre nazioni pensano di seguirli. L’Unione Europea intende promuovere lo sviluppo di queste ricerche che sono state inserite tra “i progetti importanti di interesse comune”.
Gigantesche centrali di elettrolizzatori sono attive in vari continenti e, a loro volta, le grandi compagnie del petrolio e del gas vogliono crearne altre, tant’è che l’Australia e il Cile pensano di affermarsi come paesi esportatori di idrogeno verde. In sintesi 359 grandi progetti sono in corso o previsti per un investimento di 500 miliardi di dollari.
Il Presidente Macron vorrebbe fare dello Stato francese il leader mondiale che diventerebbe promotore di questa nuova fonte energetica.
Marco Alverà sogna di trasportare fino al cuore dell’Europa l’idrogeno prodotto da centrali solari nell’Africa settentrionale o in Arabia Saudita. Questo scenario ricorda il progetto faraonico Desertec che prevedeva la costruzione di gigantesche centrali solari (100 GW in totale) nel deserto del Sahara, in grado di alimentare in energia elettrica tutto il Maghreb e l’Europa. Il progetto di 400 miliardi di euro, concepito negli anni 2000 dal Club di Roma, nota associazione non governativa internazionale, e sostenuto dalle imprese tedesche, si è inabissato nelle sabbie del deserto. Occorre quindi rimanere prudenti e con i piedi per terra, il che non impedisce di lavorare intensamente all’attuazione di simili progetti.
Non vi è dubbio che rispetto all’era degli idrocarburi, una nuova mappa mondiale dell’energia si sta disegnando, con una diversificazione maggiore delle fonti di approvvigionamento; sta prendendo forma anche una lenta ma inesorabile volontà politica di Stati chiave sullo scenario internazionale.
La cosa più complessa consiste nel creare un mercato dell’idrogeno per giustificare e mettere in sicurezza la costruzione di pesanti infrastrutture sostenute dallo sforzo finanziario di vari Paesi. Si tratterebbe non soltanto di potenziare una rete che già in parte esiste con i gasdotti, ma anche di ampliarla.
È una scommessa. L’inerzia dei sistemi energetici è enorme. C’è voluto un secolo e mezzo al carbone per coprire la metà del fabbisogno dell’energia mondiale, ottant’anni al petrolio. L’umanità è passata dall’utilizzo del legname a quello del carbone, poi al petrolio e al gas, senza rinunciare ad alcuna di queste fonti energetiche, ma utilizzandole contemporaneamente. Il loro consumo è cresciuto in modo esponenziale dall’inizio del Ventesimo secolo. Occorre adesso pensare ad eliminarle e sostituirle con energie decarbonizzate, integrando le variabili rappresentate dall’agricoltura, la foresta e la biodiversità.
L’idrogeno verde offre al mondo una splendida opportunità per raggiungere finalmente gli obiettivi enucleati nell’accordo di Parigi sul clima del dicembre 2015.
È venuto il momento di materializzare il sogno del Prof. Cyrus Smith.
Una nuova mappa mondiale dell’energia si sta disegnando, con una diversificazione maggiore delle fonti di approvvigionamento.