< back

FOCUS
Le emissioni mondiali di CO2 tornano ai livelli pre-pandemici
 

Uno studio del Global Carbon Project lancia l'allarme

 
 
 

La pandemia da Covid-19 non avrà che un effetto minimo, per non dire nullo, sulla lotta contro il cambiamento climatico. Le emissioni mondiali di CO2 ...

 
 

 

mercoledì 2 febbraio 2022

 

 

La pandemia da Covid-19 non avrà che un effetto minimo, per non dire nullo, sulla lotta contro il cambiamento climatico.

Le emissioni mondiali di CO2 sono scese del 5,4% nel 2020, grazie al lockdown generalizzato e al rallentamento dell’economia: si tratta del calo più importante dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Ma nel 2021 sono invece cresciute del 4,9%, sfiorando il livello precedente la pandemia.

Questi sono i dati derivanti dal bilancio annuale del Global Carbon Project, un consorzio composto da un centinaio di scienziati internazionali, specialisti di emissioni inquinanti.

“Il mondo non sta prendendo la strada di una riduzione delle emissioni. Ma più si rinvia il problema e più la decrescita della CO2 dovrà successivamente essere rapida e drastica, per riuscire a stabilizzare il riscaldamento globale”, avvisa Philippe Ciais, ricercatore in Francia presso il Laboratorio di Scienze del Clima e dell’Ambiente (LSCE), tra gli autori dello studio.

E una impennata delle emissioni nel 2022 non può essere esclusa, se il trasporto stradale e aereo riprenderanno ai livelli pre-pandemici e se l’utilizzo del carbone resterà stabile.

Questo studio, che dovrà essere prossimamente pubblicato nella rivista Earth System Science Data, evidenzia come le emissioni di CO2 legate alla combustione di energie fossili sono state 36,4 miliardi di tonnellate nel 2021, contro le 34,8 tonnellate nel 2020.

Inoltre, se si considerano le emissioni legate alla deforestazione e all’estinzione delle praterie, il bilancio, solo per il 2020, arriva a 39 miliardi di tonnellate di CO2, con un aumento del 40% rispetto al 1990.

Tra le cause del forte rialzo una crescita del consumo di energia, trainata dalle fonti fossili. Il carbone, prima fonte di CO2, attualmente conosce una progressione spedita (+6%), come anche il gas, ed entrambi gli elementi sono quasi arrivati a superare il loro livello del 2019.

Solo il consumo di petrolio, anch’esso in crescita, al momento dovrebbe restare inferiore a quello del periodo precedente il Covid-19.

“Le energie rinnovabili rappresentano ancora una piccola parte della produzione dell’energia mondiale. Hanno avuto un ruolo importante durante il picco della crisi sanitaria, facendo però dei passi indietro nel 2021. Sarà la competizione che si disputa tra energie fossili e energie a basse emissioni di carbonio a essere cruciale per i futuri livelli di CO2”, secondo Philippe Ciais.

Afferma inoltre Pierre Friedlingstein, climatologo dell’Università di Exeter in Gran Bretagna, che ha diretto lo studio: “Gli investimenti nell’economia verde previsti nei piani di rilancio economico di molti Paesi sono stati insufficienti, fino a oggi, per evitare questo ritorno verso l’economia fossile pre-Covid”.

La Cina attualmente produce il 31% delle emissioni mondiali, distanziando gli Stati Uniti (14%). Seguono l’Unione Europea e l’India, entrambe intorno al 7%.

La Cina è il solo Paese ad aver registrato un aumento delle emissioni di carbonio (+1,4%) nel 2020, malgrado la pandemia.

Tutti i Paesi hanno invece visto aumentare le loro emissioni nel 2021, rispetto a un 2020 così condizionato dai motivi sanitari, e sono pronti purtroppo a continuare la loro corsa verso il punto di non ritorno.

Mentre i problemi climatici sono sempre più centrali nel dibattito politico ed economico internazionale, è doverosa una riflessione sul fatto che attualmente ciascun cittadino statunitense è in media responsabile di 14,2 tonnellate di CO2 per anno, più di tre volte la media mondiale. Questa classifica vede poi seguire i cinesi con 7,4 tonnellate pro capite e gli europei con 5,8 tonnellate a testa.

“Arrivare a zero emissioni nette da qui al 2050, come hanno promesso molti tra i Paesi più inquinanti, vuol dire ridurre le emissioni mondiali di CO2 di circa 1,4 miliardi di tonnellate ogni anno, in media. Il paragone con un anno particolare come il 2020, dove le emissioni si sono abbassate di 1,9 miliardi di tonnellate, spiega la gravosità di questa necessaria ma quasi proibitiva impresa”, conclude Pierre Friedlingstein.

Le energie rinnovabili rappresentano ancora una piccola parte della produzione dell’energia mondiale. Hanno avuto un ruolo importante durante il picco della crisi sanitaria, facendo però dei passi indietro nel 2021.