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FOCUS
La crescente deforestazione dell’Amazzonia
 

Mobilitazione internazionale per fermare il disastro ambientale

 
 
 

Il 20% dell’ossigeno utile alla sopravvivenza del nostro Pianeta arriva dall’Amazzonia. È la foresta pluviale più grande del mondo grazie alle condizioni, calde e umide, ...

 
 

 

mercoledì 16 novembre 2022

 

 

Il 20% dell’ossigeno utile alla sopravvivenza del nostro Pianeta arriva dall’Amazzonia. È la foresta pluviale più grande del mondo grazie alle condizioni, calde e umide, create dal bacino idrografico del Rio delle Amazzoni. Con un’estensione di 5,8 milioni di km si estende su nove nazioni. Considerata il polmone verde del Pianeta, dagli anni 40 del secolo scorso è stata colpita da un intenso processo di deforestazione che, in alcuni territori come Bolivia e Brasile, ha portato a una riduzione della foresta di circa l’80%. Il suo fiume, il Rio delle Amazzoni che è il più grande del mondo, trasporta 220 mila m3/s di acqua grazie alla quale, la foresta amazzonica svolge ruoli cruciali per il benessere e la sopravvivenza del nostro Pianeta grazie:

  • alla ricca quantità di fauna che produce il 20% dell’ossigeno del Pianeta;
  • al suo prezioso patrimonio di biodiversità ed ecosistemi;
  • alla sua capacità di attenuare i cambiamenti climatici, poiché le foreste trattengono e assorbono il biossido di carbonio;
  • alla capacità di riflettere la luce solare e creare delle nuvole ricche d’acqua, in grado di mitigare la temperatura locale.

La preoccupazione per la sopravvivenza di questo polmone verde, è la deforestazione, causata dagli interessi economici delle multinazionali. Infatti l’abbattimento di alberi per il recupero di legname pregiato e l’abbattimento degli alberi per fare spazio agli allevamenti di bestiame stanno trasformando parte della foresta in savana. Negli ultimi quarant’anni, questa tendenza si è accompagnata a una riduzione di circa il 40% della superficie della foresta e considerati gli enormi costi, sociali e ambientali, la FAO ma anche le Nazioni Unite hanno chiesto l’adozione in queste aree di strategie sostenibili alternative agli allevamenti e alle colture estensive, in grado di ridurre l’impatto ambientale e di contribuire al ripristino degli habitat naturali.

La situazione però continua a non migliorare, anzi. L’Istituto nazionale per la ricerca spaziale del Brasile ha, recentemente segnalato che, nel periodo compreso tra agosto 2020 e luglio 2021, la deforestazione ha interessato buona parte del Brasile ed è incrementata del 430% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Oltre al problema climatico, la devastazione della foresta pluviale ha delle conseguenze sociali e antropologiche che coinvolgono in primis le popolazioni indigene, le quali vivono in zone remote dell’Amazzonia e sentono costantemente la minaccia che incombe nei propri habitat naturali.

Le soluzioni pensate per la preservazione e per la riforestazione della Amazzonia perduta non mancano. I governi occidentali, a esempio, vogliono imporre leggi più dure per limitare l’esportazione di carni e bestiame; legname, olio di palma etc. Anche diverse associazioni, presenti sul territorio, sono all’opera per supportare l’economia sostenibile locale, e hanno avviato i progetti di riforestazione e di ecoturismo.

Anche la stessa Commissione Europea ha pubblicato una comunicazione specifica che vuole affrontare il problema legato alla deforestazione e delineare, nello stesso tempo e in maniera più ampia, nuovi quadri d’azione a difesa dell’eco – sistema ambientale e delle popolazioni che lo abitano. L’obiettivo è infatti quello di aumentare la salvaguardia delle foreste esistenti, soprattutto quelle primarie, e di accrescere la superficie forestale mondiale, nel rispetto della sostenibilità e della biodiversità.

La devastazione della foresta pluviale ha delle conseguenze sociali e antropologiche che coinvolgono in primis le popolazioni indigene