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FOCUS
La “biopirateria” e l’esportazione dei baobab
 

Allarme degli ambientalisti per salvaguardare la costa keniana

 
 
 

Sulla costa keniana presso Malindi i baobab vengono estirpati per far posto a costruzioni e piantagioni, ma anche per essere venduti a ricchi stranieri ed ...

 
 

 

mercoledì 1 febbraio 2023

 

 

Sulla costa keniana presso Malindi i baobab vengono estirpati per far posto a costruzioni e piantagioni, ma anche per essere venduti a ricchi stranieri ed essere trapiantati all’estero per impreziosire parchi e giardini. Costano anche poco: secondo il quotidiano kenyano The Star per un baobab millenario bastano solo 3 mila euro, un’inezia rispetto al valore vero di quell’albero, un valore che diventa inestimabile se si pensa a quello che rappresenta per il territorio e per l’ambiente in cui è cresciuto. Secondo Gus Le Breton, capo di African Baobab Alliance, lo sradicamento dei baobab è un atto di «biopirateria». Gli alberi vengono venduti per il trapianto in molti Paesi, dice, indicando i siti web australiani e sudafricani dove si possono trovare i baobab in vendita.

Il tipico baobab africano può raggiungere i 20-25 metri, con un fusto ampio e allargato ricoperto da una spessa corteccia e diametro fino a 10-14 metri e possono vivere fino a 2500 anni. Habitat di numerose specie di insetti, rettili e uccelli, questo albero sopravvive alla siccità più dura. Elemento importante se si considera che il distretto del Kilifi, sulla costa del Kenya , vanta il triste primato di aver perso gran parte della sua vegetazione negli ultimi due decenni, a un tasso tre volte superiore alla media nazionale, secondo Global Forest Watch.

Nonostante le proteste degli ambientalisti però c’è poco da fare per fermare le vendite dei baobab che si trovavano su terreni di proprietà privata. “Il problema qui riguarda il diritto alla proprietà privata. Questi alberi appartengono a degli individui. Non sono protetti; non si trovano sul suolo pubblico”, dice Oyoo, Direttore del distretto di Kilifi. D’altronde, la povertà porta molti contadini a vendere Baobab, dato che possono essere necessari anche due decenni prima che l’albero produca i suoi primi frutti, e molti agricoltori preferiscono venderli per creare spazio per il mais e altre colture.

Il baobab è apprezzato a livello internazionale, il suo frutto è un “superfood ” con alti livelli di vitamina C, antiossidanti, calcio, potassio e fibre. La polvere che si trova nel frutto è comunemente usata in frullati e porridge. La sua corteccia ha proprietà medicinali e l’olio dei semi è usato nei prodotti di bellezza. “Tutte le parti del baobab sono utili”, afferma Anthony Maina, direttore di Wild Living Resources. “Non si butta nulla.” La sua organizzazione insegna agli agricoltori come coltivare i baobab per trarne sostentamento, Maina sostiene infatti che il guadagno derivante dai frutti dell’albero sia maggiore del ricavo ottenuto dalla vendita dell’albero stesso.

Nonostante le proteste degli ambientalisti però c’è poco da fare per fermare le vendite dei baobab che si trovavano su terreni di proprietà privata.