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FOCUS
Impresa e solidarietà nell’anno più difficile
 

Il patto sociale che sta unendo il nostro Paese

 
 
 

Davanti alle chiese romane nell’ultimo anno si notano sempre più bisognosi che chiedono l’elemosina o anche solo qualcosa da mangiare. In effetti l’afflusso di fedeli ...

 
 

 

mercoledì 28 aprile 2021

 

 

Davanti alle chiese romane nell’ultimo anno si notano sempre più bisognosi che chiedono l’elemosina o anche solo qualcosa da mangiare.

In effetti l’afflusso di fedeli alle funzioni religiose della domenica è molto diminuito, da quando la piaga del Covid ha dettato i tempi delle agende politiche, economiche e sanitarie di tutto il mondo: per i poveri le opportunità di incassare qualche agognata monetina sono scemate, e conseguentemente il loro numero cresce.

Eppure l’Italia, grazie a molti eroi del quotidiano, non ha mai smesso di lottare e lavorare per gli ultimi, per coloro che sono i più colpiti da questi lunghi mesi difficili e impreventivabili, tra malattie e miseria sempre più nera.

Pensiamo alla ONLUS del Banco Alimentare, diffusa in tutta Italia e operativa dal 1989, che aiuta chi, nella nostra penisola, italiano o meno, ha necessità di nutrirsi senza i soldi per farlo: le modalità sono due, mediante la lotta allo spreco alimentare, e mediante dei piani solidali concertati con imprese e organizzazioni a fini di lucro che intendono anche fare del bene.

Lo spreco alimentare, nella sua dimensione complessiva, è un fenomeno di dimensione mondiale che non conosce differenze tra paesi ricchi e paesi poveri, anzi, a causa dell’inefficienza delle filiere e dei programmi informativi, è proprio in questi ultimi che è più diffuso.

E’ un argomento articolato, che va dai pesticidi che danneggiano i prodotti e l’ambiente, fino alla catena di distribuzione e allo smercio nei mercati e supermercati di tutto il mondo.

Nel contesto italiano il Banco Alimentare si occupa prevalentemente di prodotti consumabili che, per motivi dettati principalmente dal mercato, non possono più essere venduti; quindi il distribuirli gratuitamente diventa un’azione etica, economica, e sociale di fondamentale importanza.

Per quanto riguarda i piani solidali concertati con le imprese, la collaborazione più proficua del Banco Alimentare è quella con il famoso Pastificio Rana, il quale dona, ogni confezione di specifici ravioli acquistata, due piatti fatti e finiti di pasta fresca da smistare presso 7600 strutture caritative, grazie al lavoro di 2000 volontari affiliati al Banco stesso.

Si tratta di un’operazione che, solo negli ultimi cinque mesi, ha portato nelle tavole di famiglie indigenti oltre due milioni di pasti: negli ultimi mesi difficili della pandemia, su circa 100mila tonnellate di cibo procacciate dal Banco Alimentare, 267 sono dovuti all’apporto del Gruppo Rana.

Tanti sono in questo periodo i brand famosi legati al food e al beverage che si sono cimentati in questa gara di solidarietà, in questo nuovo modo di vedere gli affari, dove guadagno e solidarietà vanno di pari passo, potenziandosi.

Ad esempio, Rio Mare ha donato 150000 lattine di tonno a Banco Alimentare Lombardia, sempre nell’ambito dell’emergenza economica e sanitaria del Covid.

Ma pensiamo anche ai ventilatori polmonari donati dal pastificio La Molisana per l’ospedale Cardarelli di Campobasso, nel 2020, oppure l’offerta in denaro elargita da parte del gruppo di surgelati Orogel all’ospedale Bufalini di Cesena.

La Lindt ha deciso di donare 20000 uova di cioccolata ad alcune strutture ospedaliere della Lombardia come l’ospedale Niguarda, l’Istituto Clinico Sant’Ambrogio, l’ospedale di Cremona, l’ospedale di Brescia; inoltre i suoi dipendenti hanno raccolto i soldi per una donazione alla Croce Rossa, poi triplicata dalla Lindt stessa.

Il Gruppo Lavazza ha raccolto 10 milioni di euro per sostenere sanità, scuole e fasce deboli del territorio piemontese, così come degne di nota sono state anche le attività poste in essere dalla Coca Cola: quest’ultima ha inviato 1,3 milioni di euro alla Croce Rossa, e inviato il suo prodotto a oltre 10000 operatori sanitari, simboleggiando così concretamente la vicinanza con chi combatte in prima linea.

Inoltre sempre la Coca Cola, tramite la Coca Cola Foundation, il suo braccio filantropico, si è adoperata per l’acquisto di ambulanze, macchinari medici e altri elementi utili a combattere la difficile battaglia sanitaria.

Tanti sono ancora i gruppi industriali che meriterebbero una citazione, tra loro ricordiamo Caffè Vergnano, Carlsberg, Gruppo Sanpellegrino e Fileni, aziende leader dei loro settori impegnate nel sociale.

Ma quanto è diffusa e quanto è in aumento la povertà, oggi in Italia? In un recentissimo report dell’Istat, che mette in chiaro le difficoltà di famiglie, imprese e di chi prima stava bene, si legge: “Nell’anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019. Dopo quattro anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in modo significativo il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi avviatasi nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4%, e quella individuale era al 3%.”

Dal 2005 la situazione non era così critica, anche per questo porre l’accento su iniziative meritorie di quell’impresa, che nell’anno più difficile sa ragionare anche in termine di “noi comunità”, ci porta verso una nuova ipotetica forma di economia, quella in cui non converrà neanche finanziariamente, oltre che a livello etico, lasciare indietro gli ultimi nel momento più difficile.

Volunteers serving hot soup for homeless in community charity donation center, coronavirus concept.

L’Italia, grazie a molti eroi del quotidiano, non ha mai smesso di lottare e lavorare per gli ultimi, per coloro che sono i più colpiti da questi lunghi mesi difficili e impreventivabili, tra malattie e miseria sempre più nera.