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FOCUS
Il paradigma dell’economia circolare
 

Da rifiuti a risorse, il passo è breve

 
 
 

Primi passi verso l’economia circolare Alla fine degli anni ’70 sono state poste le basi per un nuovo paradigma di produzione, quello dell’economia circolare, che ...

 
 

 

venerdì 26 febbraio 2021

 

 

Primi passi verso l’economia circolare

Alla fine degli anni ’70 sono state poste le basi per un nuovo paradigma di produzione, quello dell’economia circolare, che fonda le sue basi nella condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti, il più a lungo possibile. Con l’estensione della vita dei prodotti, i rifiuti si riducono e quando il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. In questo modo si possono riutilizzare e così generare ulteriore valore. Il passaggio verso questo nuovo modello economico richiede tantissimi cambiamenti, come:

  • Creare strategie e modelli di mercato in grado di tutelare competitività economica e risorse naturali
  • Preparare i consumatori a un cambiamento delle proprie abitudini
  • Formare i produttori che dovranno creare beni con materiali riciclabili e duraturi
  • Sviluppare dei sistemi di rigenerazione, riuso e riparazione dei beni rendendoli più duraturi nel tempo

Una delle fondazioni americane più importanti, la Ellen MacArthur Foundation, sensibile ai problemi ambientali, a partire dagli anni ’70, sovvenziona questo nuovo modello di economia. La fondazione di proprietà della nota velista, la più giovane ad avere circumnavigato da sola il Pianeta, riassume il suo favore verso l’economia circolare con il seguente slogan: “Sostenere le persone creative e le istituzioni impegnate a costruire un mondo più giusto, verde e pacifico”.

La Fondazione è stata la prima a stilare un documento in cui vengono segnalate le opportunità di business all’interno di un approccio di economia circolare. Molto caro, alla famosa velista, è il settore della moda che vorrebbe trasformare da comparto altamente inquinante a business ambientalista, attraverso l’utilizzo di fibre sostenibili, la rigenerazione di materiali e la creazione di un business per la vendita di abiti usati.

Attualmente la fondazione è riuscita a coinvolgere importantissime case di moda che hanno aderito a questo nuovo modello economico rispettoso dell’ambiente.

L’economia circolare in Europa

Uno delle più importanti iniziative europee legate all’economia circolare è il Green Deal, che mira a rendere l’economia europea sostenibile. I cardini del piano d’azione riguardano: la transizione verso un modello di economia circolare; il ripristino della biodiversità e la riduzione dell’inquinamento. L’obiettivo è ottenere una neutralità climatica nel 2050, raggiungibile investendo: in tecnologie rispettose dell’ambiente, nella decarbonizzazione del settore energetico e nell’efficientamento energetico degli edifici. Oltre a sostenere l’industria dell’innovazione, promuovere un trasporto, pubblico e privato, pulito ed economico e collaborare con partner internazionali per migliorare gli standard ambientali del Pianeta.

A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato, sotto il Green Deal europeo, un piano d’azione per una nuova economia circolare con la progettazione di prodotti più sostenibili, la riduzione dei rifiuti e una nuova attenzione nei confronti del cittadino, dandogli più potere, come per esempio attraverso il ‘diritto alla riparazione’.

L’economia circolare made in Italy

In un recente studio effettuato dall’Enea, “Rapporto sull’Economia circolare in Italia” relativo alla situazione del 2020, considerati i cinque settori del Piano europeo per l’economia circolare, del 2015, l’Italia si presenta in questo modo:

  • Produzione: in questo settore il nostro Paese mantiene la migliore performance
  • Consumo: all’interno della circolarità l’Italia resta indietro rispetto agli altri Paesi europei, in cui lo sharing e la riparazione dei beni hanno avuto uno sviluppo maggiore
  • Gestione dei rifiuti: l’Italia mantiene il primato dal 2019 nella gestione dei rifiuti, nonostante in alcune zone manchi ancora la corretta gestione e la presenza di appositi impianti di smaltimento
  • Materie prime seconde: per quel che riguarda il riciclo dei rifiuti il nostro Paese si posiziona dopo la Francia, in quanto il numero delle infrastrutture dedite alla valorizzazione dei rifiuti va ampliato
  • Innovazione e investimenti: posizionata al terzo posto con la Francia, dietro Germania e Polonia, l’Italia è stata penalizzata per l’esiguo numero dei brevetti inerenti alla valorizzazione dei rifiuti

Per ciascuno di questi settori è stato individuato un set di indicatori, sulla base dei quali è stato attribuito un punteggio e realizzata una comparazione fra le cinque principali economie dell’Unione Europea: Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia. Sommando i punteggi di ogni settore, si ottiene “l’indice complessivo di circolarità” che nel 2020 conferma, come nel 2019, la prima posizione dell’Italia. (ndr) (fonte tabella: Rapporto sull’Economia circolare in Italia -2020)

L’ostacolo alla realizzazione di un’economia circolare italiana, emerso da questo studio, è l’assenza di una visione globale capace di guidare il Paese verso questo nuovo modello, una difficoltà che può essere superata con la creazione di un’Agenzia per l’economia circolare, dotata di un ruolo guida tra tutti i settori che coinvolgono il nuovo paradigma economico.

Uno delle più importanti iniziative europee legate all’economia circolare è il Green Deal, che mira a rendere l’economia europea sostenibile.