FOCUS
Il futuro a tutto idrogeno
Perché la UE scommette su questo vettore energetico… e l’Italia la segue
Una copertura del 24% della domanda finale di energia, 5,4 milioni di posti di lavoro attivabili e utili a generare un potenziale energetico di circa ...
mercoledì 14 ottobre 2020
Una copertura del 24% della domanda finale di energia, 5,4 milioni di posti di lavoro attivabili e utili a generare un potenziale energetico di circa 2.250 TWh. Un quantitativo sufficiente per alimentare 42 milioni di auto, 1,7 milioni di camion e più di 5.500 treni. Sono le stime previste dal Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking e riferite allo sviluppo dell’idrogeno, da qui al 2050, quale risorsa strategica per il rilancio del sistema energetico continentale.
L’Unione Europea vive un’importante fase di ricostruzione. I cambiamenti che hanno mutato i nostri scenari di riferimento, anche quello energetico, richiedono la costruzione di un sistema economico resiliente e orientato all’adozione di modelli più sostenibili. Il processo di transizione energetica può contare su di un importante mattone nella costruzione di un sistema a basso contenuto di carbonio. Kadri Simson, il Commissario Europeo all’energia, ha infatti dato il via, l’8 luglio 2020, alla Strategia europea sull’idrogeno. È il D – day di questa risorsa destinata a divenire la chiave di volta dell’intero processo di decarbonizzazione.
Il nuovo Green Deal di Ursula Von der Leyen, vede proprio nell’idrogeno il vettore che, per la grande versatilità, è applicabile a tutta la catena del valore energetico, e per l’integrabilità con le altre green technologies, dimostra oggi di essere il più idoneo alla graduale transizione energetica della U.E. Lo dimostra il fatto che anche secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), esso sarà il maggior alleato per traguardare l’obiettivo “zero emissioni” al 2050. Il suo rilancio ha infatti attirato l’attenzione e l’interesse delle istituzioni, dei governi e del mondo delle imprese, sia nazionali che europee. A comprova la European Clean Hydrogen Alliance unisce i leader industriali, la società civile, i ministri nazionali e la BEI – Banca Europea per gli investimenti – per identificare le esigenze tecnologiche e le opportunità per lo sviluppo di questa risorsa.
Il nostro Paese, in un contesto che cambia, può assumere un ruolo di guida a livello internazionale in tal senso. Ma anche e soprattutto consolidare una filiera industriale, con importanti ricadute sul territorio, associata allo sviluppo dell’idrogeno:
- -97 milioni di tonnellate di CO2 prodotta pari al 28%;
- un valore della produzione tra 64 e 111 miliardi, 1500 nello scenario più ambizioso;
- un potenziale contributo al PIL nazionale potenziale, stimato fra i 22 e i 37 miliardi;
- un volano di stimolo all’occupazione con 500.000 posti di lavoro potenziali.
I numeri, molto rilevanti, indicano i risultati che lo sviluppo della filiera – idrogeno, potrebbe attivare nel nostro Paese al 2050. Per tre fattori che caratterizzano il nostro territorio:
- la presenza di un’infrastruttura per il trasporto del gas, anche verso il Nord Africa;
- la competitività del settore manifatturiero;
- la capacità di integrazione dell’idrogeno nel sistema energetico.
“H2 Italy 2050, una filiera nazionale dell’idrogeno per la crescita e la decarbonizzazione dell’Italia” è lo studio realizzato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Snam, che delinea appunto un potenziale estremamente significativo dell’Italia che, in quest’ottica, può diventare un abilitatore nei piani europei e un hub strategico a livello nazionale e internazionale.
Gli analisti e gli esperti del settore concordano sul fatto che, usato in maniera complementare con le altre tecnologie green e grazie alle celle a combustione, l’idrogeno può contribuire allo sviluppo sul territorio italiano di processi industriali più sostenibili e puliti, alla realizzazione di una mobilità meno inquinante e alla riduzione delle emissioni generate dal riscaldamento domestico. Sempre H2 Italy 2050 evidenzia però come il nostro Paese, a fronte degli asset su cui può contare, non si sia ancora dotato di una strategia di sistema in grado di promuovere lo sviluppo di una filiera industriale tout court (produzione – trasporto – stoccaggio – usi finali) a prezzi accessibili e contenuti. Che possa rispondere alle esigenze del mercato ed essere competitiva a livello internazionale.
Il tema, una priority dell’agenda energetica, consentirà di raggiungere i risultati da tutti auspicati in tema di decarbonizzazione, efficienza energetica e sostenibilità ambientale del sistema – Italia. I primi passi in questa direzione riguardano, nel nostro Paese, proprio la mobilità… a idrogeno.
L’Italia è infatti il Paese UE che registra più morti proprio a causa dell’inquinamento dell’aria con 60.600 decessi prematuri attribuibili al particolato fine, 3.200 all’ozono e 20.500 al biossido di azoto. Gli esperti del settore concordano quindi sulla necessità di fare della mobilità, pubblica e privata, il volano capace di imprimere slancio all’utilizzo dell’idrogeno per traghettare il nostro Paese verso un sistema economico e produttivo più sostenibile. Come peraltro ribadito dalla Comunicazione della Commissione Europea del 24 gennaio 2013 – “Energia pulita per il trasporto, una strategia europea in materia di combustibili alternativi”.
Il settore ferroviario, solo per fare un esempio, si è mosso a 360 gradi, grazie alla collaborazione fra l’azienda francese Alstom, attiva nelle costruzioni ferroviarie, e l’italiana Snam, una delle principali società di infrastrutture energetiche al mondo. L’accordo, di durata quinquennale, ha l’obiettivo di sviluppare i treni a idrogeno in Italia. Non in un futuro prossimo ma già dal 2021. Sulla stessa linea va ricordato anche che a Venezia, nell’ambito degli eventi per la “Japan Week” il Comune e la Città Metropolitana, Eni e Toyota hanno firmato un accordo finalizzato a valutare la realizzazione di una stazione di rifornimento a idrogeno nel Comune di Venezia. Altri accordi sono in essere, altri ne seguiranno. Il ruolo dell’idrogeno però è già scritto.
Jules Verne nel 1874 credeva che un giorno l’acqua sarebbe stata usata come combustibile e che l’idrogeno e l’ossigeno che la componevano avrebbero fornito una fonte di calore inesauribile. In tempi più recenti, appena 17 anni fa, anche Jeremy Rifkin aveva assegnato all’idrogeno un ruolo strategico nel processo di decarbonizzazione del sistema energetico globale. Entrambi, a loro modo avevano visto giusto. Anche l’International Energy Agency in occasione del G20, ha infatti ribadito che questo vettore energetico sarà fondamentale nella lotta al surriscaldamento globale. L’Italia è in prima linea.