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FOCUS
Il fumo fa meno danni dell’inquinamento atmosferico
 

L'Italia è ai primi posti per l'esposizione alle polveri sottili

 
 
 

Sono quasi nove milioni in un solo anno, le vittime dello smog e più in generale dell’inquinamento dell’aria, pari a 120 morti ogni 100.000 persone, ...

 
 

 

mercoledì 8 settembre 2021

 

 

Sono quasi nove milioni in un solo anno, le vittime dello smog e più in generale dell’inquinamento dell’aria, pari a 120 morti ogni 100.000 persone, nel mondo. E anche in Europa, il continente che mira ad affrancarsi dal carbone nel 2050, è stata stimata una riduzione in media di 2,5 anni di vita a causa delle polveri sottili, del particolato e del biossido d’azoto presenti nell’aria che respiriamo.

Parliamo di una strage silenziosa che nel Vecchio Continente, secondo la rivista Lancet, conta il 7% di tutti i decessi da inquinamento atmosferico. I dati sono allarmanti ma anche sorprendenti se si pensa che, a causa delle sigarette, nello stesso arco temporale, le persone che hanno perso la vita sono “appena” 7,2 milioni. Il sorpasso, silenzioso, fa riflettere.

I numeri, quelli su scala globale, elencati in uno studio pubblicato dall’European Heart Journal e condotto da Thomas Münzel, dell’Università di Mainz, in Germania non fanno che confermare le evidenze e l’impatto che l’inquinamento atmosferico ha oramai anche sulla nostra salute. L’analisi evidenzia infatti che le morti causate dallo smog e quindi, in ultima analisi, dai nostri modelli di vita oramai insostenibili che inquinano l’ambiente e provocano malattie cardiovascolari, sono superiori di quelle riconducibili al tabagismo.


Il nostro Paese si colloca purtroppo in questa classifica ai primissimi posti con 136 vittime causate dall’inquinamento dell’aria, per 100.000 abitanti, dopo la Germania che ha un tasso di morte per l’aria irrespirabile di 154 per 100.000, con una riduzione delle aspettative di vita di 2,4 anni in media. Polonia, Gran Bretagna e Francia non fanno meglio.

I dati come detto sono sorprendenti ma, a ben guardare, non inaspettati. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) aveva annunciato già nel 2013, ben 10 anni fa, che esisteva una chiara relazione tra l’inquinamento dell’aria e la presenza della CO2 in atmosfera, e la comparsa di malattie cancerogene tanto gravi da ridurre le aspettative di vita.

La rivista Lancet Oncology, lo studio è datato ma i risultati purtroppo sempre più attuali, aveva a conferma pubblicato i risultati di una ricerca condotta in 36 diversi centri urbani in Europa, che al tempo aveva coinvolto circa 300.000 persone tra i 43 e i 73 anni in nove Paesi.

L’Italia aveva partecipato ai lavori grazie all’Istituto Nazionale Tumori di Milano e i dati ottenuti avevano concorso a definire il Progetto ESCAPE (European Study of Cohortes for Air Pollution Effects). Nel corso del periodo preso in esame, era emerso che fra le persone in qualche maniera esposte alle polveri sottili (PM 10 e PM 2,5) legate in gran parte all’inquinamento atmosferico e al traffico cittadino, cosi come ai riscaldamenti domestici e alla produzione industriale, si erano ammalate di cancro al polmone più di 2.000 persone.

Il risultato era preoccupante. Per ogni incremento di 5 microgrammi di PM 2,5, il rischio relativo di ammalarsi di tumore al polmone aumentava del 18%, mentre l’incremento stimato arrivava al 22% a ogni aumento di 10 microgrammi di PM 10. Ma evidentemente non tanto da correre ai ripari con politiche, e campagne di comunicazione, adeguate.

I risultati inoltre evidenziavano come non esistevano limiti al di sotto dei quali l’effetto nocivo dell’inquinamento atmosferico e dello sviluppo insostenibile dei nostri modelli di vita, provocava danni alla salute. Si erano infatti manifestati casi di cancro anche fra persone esposte a un livello di inquinamento inferiore ai limiti massimi consentiti per legge.

I dati, invece molto recenti, del Professor Münzel, dell’Università di Mainz, in Germania sono come abbiamo visto preoccupanti anche se l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) rileva che evidenze chiare a riscontrabili già 10 anni fa, non sono state valutate nella corretta maniera e i 9 milioni di morti attuali per inquinamento atmosferico, a livello globale, sono a dimostrarlo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ma anche la gran parte delle Istituzioni nazionali e internazionali che hanno analizzato il problema, sono concordi sulla necessità di adottare politiche per il controllo della qualità dell’aria che respiriamo, al fine di prevenire le morti da inquinamento. Oltre a quelle più in generale, e ampiamente riconosciute come le uniche in grado di segnare la svolta green delle nostre economie, relative all’utilizzo delle fonti rinnovabili per limitare la percentuale di CO2 nell’aria.

L’analisi evidenzia che le morti causate dallo smog sono superiori di quelle riconducibili al tabagismo