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Idrogeno verde, tutte le opportunità
L'idrogeno promette di essere la chiave di volta della transizione ecologica e la cinghia di trasmissione della catena del valore energetico
L’idrogeno verde come volano della transizione ecologica non è più solo una suggestione. I fattori che indicano la volontà di fare di questo vettore energetico ...
martedì 16 marzo 2021
L’idrogeno verde come volano della transizione ecologica non è più solo una suggestione. I fattori che indicano la volontà di fare di questo vettore energetico il motore dello sviluppo sostenibile si moltiplicano e anche nel Green Deal europeo è considerato il primo e più promettente alleato nella sfida al surriscaldamento globale.
La Clean Hydrogen Alliance stima infatti che la sua produzione, tra il 2020 e il 2024, sarà di 1 milione di tonnellate e dal 2025 al 2030, di 10 milioni. Con una percentuale nel mix energetico che è destinata a passare, entro il 2050, dall’attuale 2 fino al 25% grazie a investimenti stimati in 470 miliardi di euro nei prossimi 30 anni.
La Commissione Europea con lo studio A hydrogen strategy for a climate neutral Europe vuole segnare il passo della neutralità climatica al 2050 e promuovere una politica non solo industriale basata sull’idrogeno green. Che oggi si pone come chiave di volta nel percorso finalizzato alla riduzione dell’apporto di carbonio nelle fonti primarie di energia utilizzate a livello continentale. La percentuale, passata negli ultimi 200 anni, dal 4 allo 0,25%, è destinata ora ad approssimarsi allo 0. Grazie proprio all’idrogeno verde!
L’Italia vuole essere un attore primario nel processo di decarbonizzazione trainato dall’idrogeno e considera questo vettore energetico il pilastro per la ripartenza economica e un fattore chiave nel percorso di transizione energetica. Ma anche una grande occasione di crescita economica. In H2 Italy 2050 la fondazione Ambrosetti prevede che lo sviluppo dell’idrogeno in Italia può attivare un valore della produzione compreso tra 64 e 111 miliardi di euro al 2050, tra effetti diretti, indiretti e indotti. Senza contare le ricadute sul PIL, stimate tra i 22 e i 37 miliardi di euro, e quelle sull’occupazione: sono attivabili, nello scenario più ambizioso, mezzo milione di posti al 2050.
Il fattore più importante che limita la diffusione dell’idrogeno su larga scala è che esso non è una fonte di energia, utilizzabile quindi nel momento in cui viene prodotta, ma un vettore energetico e quindi un mezzo che veicola l’energia da una forma a un’altra. L’idrogeno allo stato attuale deve essere ricavato e la tipologie oggi presenti sul mercato sono quelle prodotte:
- da fonti fossili (idrogeno grigio);
- da fonti fossili con cattura di carbonio fino al 90% (idrogeno blu);
- da elettrolisi, la separazione di idrogeno e ossigeno dell’acqua (idrogeno verde).
Secondo l’Hydrogen Council oggi il 95% della produzione mondiale di idrogeno viene estratto dal gas naturale (idrogeno grigio) attraverso un processo che produce emissioni di carbonio nell’ordine di 8 – 9 kg per ogni kg di idrogeno. L’obiettivo dichiarato dalla Commissione Europea è quello di arrivare invece, in poco tempo, a una produzione su larga scala di idrogeno generato dall’elettrolisi grazie all’energia derivata dalle fonti rinnovabili.
Il cambio di marcia è sfidante ma possibile alla luce del continuo calo dei prezzi delle rinnovabili. L’estrazione dell’idrogeno verde, che comporta un utilizzo di energia comunque minore di quella da esso prodotta, ha però un costo che oggi costituisce il discrimine fra una diffusione capillare di questo vettore e la sua permanenza in uno stato di potenzialità inespressa a livello energetico.
IRENA (International Renewable Energy Agency) calcola in 4 – 5 kWh l’energia necessaria per avere 1 Kg di idrogeno anche se i costi richiesti dal punto di vista energetico variano a seconda del metodo di estrazione. L’idrogeno verde è infatti, oggi 2 – 3 volte più costoso dell’idrogeno blu o di quello grigio ma sarà competitivo con i combustibili fossili già entro il 2030.
Nel Global Renewable Outlook 2020, IRENA stima infatti che per arrivare a un’economia carbon free nel 2050 almeno l’8% dell’energia consumata a livello globale dovrà essere prodotta con l’idrogeno verde. Mentre anche la IEA ha recentemente affermato che esso rappresenta la chiave di volta della transizione ecologica e la cinghia di trasmissione di tutta la catena del valore energetico.
La diffusione dell’idrogeno e la sua capacità di interscambio con le altre fonti green sono note da tempo ma è dalla prima crisi petrolifera che si è intravista l’opportunità di utilizzare il suo potenziale come fonte di energia sostenibile e illimitata. Gli esperti oggi sostengono che i tempi sono ora maturi per il suo definitivo rilancio su scala globale come carburante ecologico del futuro.
Il contesto geo – politico internazionale, è inoltre idoneo per fare dell’idrogeno green il pilastro della futura e auspicata democratizzazione energetica. Il suo potenziale può infatti essere rilanciato anche in parti del mondo più a rischio dal punto di vista politico e ambientale con le opportune modalità di compensazione. In un tale scenario anche i Paesi meno dotati di risorse energetiche, potrebbero partecipare al processo di decarbonizzazione globale.
L’idrogeno verde ha un costo che costituisce il discrimine fra una diffusione capillare di questo vettore e la sua permanenza in uno stato di potenzialità inespressa a livello energetico