< back

FOCUS
CityWawe, l’onda orizzontale cambia lo skyline di Milano
 

Un nuovo mega - complesso all'insegna dell'edilizia sostenibile

 
 
 

Centottanta milioni di Euro, 4 anni di lavori previsti e ben 11mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici, in grado di fornire una produzione di energia ...

 
 

 

mercoledì 6 ottobre 2021

 

 

Centottanta milioni di Euro, 4 anni di lavori previsti e ben 11mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici, in grado di fornire una produzione di energia stimata in 1.200 MWh l’anno, grazie a una potenza installata che sfiora i 2 MWh. Sono questi alcuni numeri di CityWawe, il mega – complesso di nuova generazione chiamato a completare la riqualificazione dell’ex Fiera Campionaria e a divenire il modello della nuova edilizia urbana sostenibile.

La struttura, progettata all’insegna della sostenibilità ambientale e dell’efficientamento energetico, sarà in grado di consumare il 45% in meno di energia rispetto allo standard, con un risparmio di 520 tonnellate l’anno di CO2 emessa in atmosfera, pari a quella assorbita da 20.000 alberi. Sarà il parco fotovoltaico più grande di Milano e uno dei più grandi d’Italia!

L’8 settembre 2021 sono partiti, a Milano, con la posa simbolica della prima pietra i lavori di completamento di CityLife, mentre il termine degli stessi, come ha spiegato Bjarke Ingels, di Founding Partner di BIG-Bjarke Ingels Group affidataria del progetto, è previsto nel 2025, prima dell’inizio delle Olimpiadi di Milano – Cortina.

CityWawe, oltre al positivo impatto sull’ambiente metropolitano e sulla qualità della vita dei cittadini meneghini, si propone di divenire il primo palazzo adibito a uffici, completamente alimentato da fonti rinnovabili. Ma anche il primo a superare l’obiettivo “a impatto zero” di emissioni climalteranti in atmosfera, e quindi a puntare con forza a un impatto positivo sull’ambiente circostante.

Il mega – complesso vuole dare il via a una nuova concezione di workplace con nuove tipologie di spazi, primo fra tutti la grande area verde ombreggiata dalla passerella che collega i due edifici principali, pensati a seguito delle trasformazioni della vita lavorativa e degli spostamenti urbani, emersi dopo i mesi di chiusura forzata, ma anche a quelli di smart – working tutt’ora in essere, imposti dall’emergenza legata al Covid.

Il Sindaco Giuseppe Sala ha affermato: “CityWave sarà il simbolo della Milano che vogliamo: sostenibile, internazionale, bellissima”. Le parole di Aldo Mazzocco, Amministratore Delegato di Generali Real Estate e Presidente di CityLife e Armando Borghi, Amministratore Delegato di CityLife, intervenuti all’evento, sposano in pieno quelle del Sindaco.

L’iniziativa del Comune di Milano, non è nuova nel suo genere e il motivo, secondo gli esperti nazionali e internazionali del settore, è presto detto. Le aree urbane oggi contribuiscono in modo massivo all’accelerazione del cambiamento climatico. Questo perché ospitano più della metà della popolazione mondiale e sono responsabili del 60 – 80%, compreso il sistema della mobilità cittadina, del consumo energetico e di almeno il 70% delle emissioni di anidride carbonica.

La necessità di concentrare proprio nelle aree urbane azioni volte a ridurre le emissioni climalteranti e ad aumentare la resilienza delle comunità attraverso progetti di riqualificazione ambientale ed energetica dei centri urbani, in ottica più sostenibile, è stata ampiamente sostenuta nel quadro degli accordi mondiali sullo sviluppo sostenibile e in particolar modo nell’Agenda 2030. La prima iniziativa in tal senso è stata la Conferenza sulle Città Sostenibili, nel 1994, ad Aalborg in Danimarca.

La strada che si è percorsa in questi ultimi 20 anni è stata molta e la questione ambientale degli spazi urbani, nel frattempo, è divenuta sempre più centrale. Da allora infatti gli esempi, a livello mondiale, dall’Europa all’Australia, passando per gli USA, sono davvero molti. Va ricordata, a tal proposito, il caso inglese di BedZed poiché la via sostenibile alla riqualificazione urbana parte da li.

La periferia londinese, nel 2000, ha visto infatti la nascita del primo eco – quartiere a “emissioni zero”. Parliamo di un complesso che, grazie a giardini pensili, pannelli solari e un impianto a biomassa, è riuscito ad abbattere le proprie emissioni climalteranti in atmosfera e, probabilmente, ad anticipare i tempi.

Anche in Francia, a nord di Parigi, in un’area di 54 ettari che ospitava la vecchia stazione Saint – Lazare, solo un anno più tardi, è partito un progetto di rigenerazione urbana che ha portato alla nascita dell’eco – quartiere Clichy – Batignolles. I lavori sono terminati nel 2020 e oggi il complesso può vantare edifici residenziali, commerciali e per uffici, oltre a un polmone verde di 10 ettari, progettati per garantire il massimo risparmio energetico, con tetti verdi e sistemi per l’utilizzo dell’energia rinnovabile e sistemi per la raccolta e il riutilizzo dell’acqua piovana. 

Clichy – Batignolles

Gli esempi di questo tipo, come detto, sono oramai sempre più numerosi in giro per il mondo. La volontà delle Istituzioni Comunitarie di perseguire un approccio, integrato e strategico, di rivoluzione smart e riqualificazione sostenibile delle aree urbane è risaputo. La crescente domanda di maggiore qualità abitativa, infatti, incontra sempre più spesso una tendenza più orientata all’edilizia sostenibile a basso impatto ambientale.