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FOCUS
Carne a base vegetale per contrastare la CO2
 

Il mercato in espansione delle proteine alternative

 
 
 

Secondo un recente rapporto del Boston Consulting Group (BCG) – una delle più grandi società di consulenza al mondo – gli investimenti nel settore degli alimenti di ...

 
 

 

mercoledì 13 luglio 2022

 

 

Secondo un recente rapporto del Boston Consulting Group (BCG) – una delle più grandi società di consulenza al mondo – gli investimenti nel settore degli alimenti di origine vegetale, alternativi a quelli di origine animale, sono in grado di abbattere le emissioni di Co2 più di ogni altro settore della green economy.

Da quanto si legge nel rapporto, gli investimenti nelle proteine ​​alternative, inclusi i prodotti fermentati e la carne sintetica, sono in crescita. Nel 2019 gli investimenti sono stati di 1 miliardo di dollari mentre nel 2021 sono saliti a ben 5 miliardi. Questi cibi, che oggi rappresentano il 2% degli alimenti venduti, sono destinati a rappresentare l’11% dell’offerta nel 2035. Ciò provocherebbe una riduzione di emissioni pari al totale delle emissioni prodotte dell’aviazione a livello globale. 

“L’adozione diffusa di proteine ​​alternative può avere un ruolo fondamentale nell’affrontare il cambiamento climatico” ha affermato Malte Clausen della BCG. “La chiamiamo l’opportunità climatica non sfruttata: investire nel settore delle proteine ​​​​alternative comporta un taglio di emissioni superiore a quello che si generebbe investendo la stessa cifra in altri settori della green economy. Ci sono stati grandi investimenti nei veicoli elettrici, nelle turbine eoliche o i pannelli solari, il che è ottimo e utile per ridurre le emissioni ma ancora non ci sono stati investimenti di pari livello in questo settore”.

La produzione di carne e latticini occupa l’83% dei terreni agricoli e provoca il 60% delle emissioni di gas serra del settore agricolo ma fornisce solo il 18% di calorie e il 37% di proteine. Dirottare la dieta umana dalla carne alle piante significherebbe meno deforestazione – oggi necessaria per lasciar spazio a pascoli e foraggio – e meno emissioni di metano prodotto da bovini e ovini.

Si prevede che l’Europa e il Nord America raggiungeranno il “picco della carne” entro il 2025, anno in cui il consumo di carne convenzionale inizierà a diminuire, secondo un rapporto della BCG del 2021 . Un’altra società di consulenza, la AT Kearney, prevede che nel 2019 la maggior parte dei prodotti a base di carne che le persone mangeranno nel 2040 non proverranno da animali macellati.

Gli scienziati hanno già affermato che evitare carne e latticini è il modo più efficace per ridurre l’impatto ambientale sul pianeta e che grandi tagli al consumo di carne nelle nazioni ricche sono essenziali per porre fine alla crisi climatica. 

Il rapporto include un’indagine fatta su oltre 3.700 persone tra Regno Unito, Stati Uniti, Cina, Francia, Germania, Spagna ed Emirati Arabi Uniti. I dati dimostrano che il 30% dei consumatori passerebbe a prodotti proteici alternativi se fosse certo di un positivo impatto climatico. Mentre, circa il 90% delle persone ha affermato di aver già provato prodotti proteici alternativi con esito positivo.

La produzione di carne e latticini occupa l’83% dei terreni agricoli e provoca il 60% delle emissioni di gas serra del settore agricolo ma fornisce solo il 18% di calorie e il 37% di proteine.