< back

FOCUS
Addio alle cime imbiancate? Le Alpi e la (quasi) scomparsa della neve
 

Recente Report di CNR e Università di Padova

 
 
 

Il manto nevoso riveste un ruolo chiave per i sistemi naturali, sociali ed economici. È responsabile dei cicli idrologici e del clima delle regioni ad ...

 
 

 

mercoledì 25 gennaio 2023

 

 

Il manto nevoso riveste un ruolo chiave per i sistemi naturali, sociali ed economici. È responsabile dei cicli idrologici e del clima delle regioni ad alta quota e latitudine ed è un’interfaccia chiave tra l’atmosfera e il suolo. Gli attuali cambiamenti climatici interferiscono sulla quantità e la permanenza della neve sulla Terra che, sensibile ai cambiamenti climatici, cade sotto forma di pioggia se le temperature aumentano. Uno dei territori che risente maggiormente di questo cambiamento sono le Alpi, catena montuosa europea che riveste un ruolo decisivo in tema di approvvigionamento idrico nonché di risorsa economica.

Lo studio

Lo studio Recent waning snowpack in the Alps is unprecedented in the last six centuries (Carrer M., Dibona R., Prendin A.L., Brunetti M. – 2023), a cura del team di ricerca dell’Università di Padova e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, coordinato dal Professore Marco Carrer, ha evidenziato che nel territorio alpino c’è stato un calo dell’8,4% per decennio, tra il 1971 e il 2019, della durata del manto nevoso. Un dato ottenuto dallo studio di alcune specie arboree longeve che crescono ad alta quota, come il ginepro comune. Quest’albero in montagna cresce orizzontalmente molto vicino al suolo, ed è in grado di registrare nei suoi anelli di accrescimento, la durata della copertura nevosa. Infatti il ginepro comune, alto poche decine di centimetri, ha una crescita legata alla sua capacità di emergere dalla coltre bianca che lo ricopre. Il suo particolare sviluppo, in orizzontale, è bloccato tra un manto nevoso spesso 20 o 200 cm. La sequenza e la larghezza dei suoi anelli sono dunque indicatori della quantità di neve e della sua permanenza nelle zone alpine. I ricercatori sono riusciti, incrociando le misure degli anelli di accrescimento del ginepro, a ricostruire le condizioni di innevamento negli ultimi sei secoli con un modello di permanenza del manto nevoso elaborato ad hoc.

I dati

I dati emersi dalla larghezza degli anelli mostrano che la durata dell’attuale copertura nevosa è di 36 giorni più breve della media a lungo termine; un declino che non ha precedenti negli ultimi sei secoli. Fenomeno preoccupante, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici che non accennano ad arrestarsi. La riduzione e la breve permanenza della neve determina effetti negativi sull’intero ecosistema. Basti pensare alla situazione dello scorso anno, quando le Alpi meridionali hanno vissuto un eccezionale inverno senza neve, seguito da un’estate segnata dalla siccità e dal crollo del ghiacciaio della Marmolada nelle Dolomiti, dal triste epilogo.

Alla luce dei risultati dello studio, i ricercatori sostengono che occorra una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica per sviluppare una diversa pianificazione di alcuni dei settori socio – economici, fra quelli più responsabili del climate change.

Nel territorio alpino c’è stato un calo dell’8,4% per decennio, tra il 1971 e il 2019, della durata del manto nevoso.