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SOCIETÀ
Trovate tracce di plastica nel sangue umano
 

Le microplastiche viaggiano nel corpo e si depositano negli organi

 
 
 

Un recente studio pubblicato sul Journal Environment International ha, per la prima volta, rilevato la presenza di microplastica nel sangue umano, provando che le particelle viaggiano nel ...

 
 

 

lunedì 28 marzo 2022

 

 

Un recente studio pubblicato sul Journal Environment International ha, per la prima volta, rilevato la presenza di microplastica nel sangue umano, provando che le particelle viaggiano nel corpo e si depositano negli organi.

Alla luce dei problemi causati dall’inalazione delle microparticelle di Co2, la ricerca ha destato grande preoccupazione. Sappiamo che la microplastica è ovunque. E’ stata ritrovata dall’Everest al fondo degli oceani, sul volto dei bambini e degli adulti, dove giunge tramite il cibo confezionato, le bottiglie di plastica da cui beviamo e le mascherine che indossiamo.

Su un campione di 22 adulti, in stato di salute, 17 sono risultati positivi al test. Il team ha utilizzato esclusivamente siringhe, tubicini e contenitori di vetro al fine di evitare ogni contaminazione e, grazie all’utilizzo di innovative metodologie, è riuscita a analizzare particelle di plastica di dimensioni infinitesimali, del diametro di 0.0007 mm. 

I dati emersi dimostrano che metà del campione aveva nel sangue tracce di Pet, un terzo del campione possedeva tracce di poliestere, il materiale utilizzato negli involucri del cibo, mentre in un quarto dei soggetti analizzati è stato trovato il polietelene, materiale di cui son fatte la buste di plastica. In alcuni campioni di sangue sono stati trovati più tipi di plastica insieme.

Il nostro studio per la prima volta  ha rilevato la presenza di polimeri nel sangue. – afferma Dick Vethaak, ricercatore presso la Vrije Universiteit Amsterdam in Olanda – Ora dovremo ampliare il campione e i test relativi a altri tipi di polimeri per comprendere l’impatto di queste sostanze sugli organi.

Da studi pregressi era già emerso che le particelle presenti sul volto dei bambini fossero superiori a quelle degli adulti e ciò era dovuto all’utilizzo dei biberon per la nutrizione. L’organismo dei bambini è più delicato e il fatto che ingeriscano milioni di particelle di microplastica, desta preoccupazione.

La ricerca è stata finanziata dal National Organization for Health Research and Development e Common Seas, organizzazione attiva nella riduzione dell’inquinamento da plastica.

“La produzione di plastica raddoppierà entro il 2040”, ha affermato Jo Royle, fondatore dell’associazione “Abbiamo il diritto di conoscerne l’effetto sul nostro organismo”. Common Seas, insieme a oltre 80 ONG, scienziati e parlamentari, ha chiesto al governo del Regno Unito di stanziare 15 milioni di sterline per la ricerca sull’impatto della plastica sulla salute umana. 

Anche l’UE è attiva nella ricerca, in particolare si sta studiando l’impatto della microplastica sui feti e i bambini e le conseguenze sul sistema immunitario. Le microplastiche possono attaccarsi alle membrane esterne dei globuli rossi e limitarne la capacità di trasportare ossigeno. Microparticelle sono state trovate nella placenta delle donne in gravidanza e è stato, inoltre, osservato che, nei ratti gravidi, esse passano rapidamente al feto attraverso i polmoni per arrivare al cuore, al cervello e a altri organi. 

Concludono i ricercatori: “Le micro e le nanoplastiche influenzano le strutture e gli organi del corpo umano e stiamo cercando di capire se e come possono trasformare le cellule e indurre la cancerogenesi. Alla luce dell’aumento esponenziale della produzione di plastica, Il problema diventa ogni giorno più urgente”.

Le microplastiche possono attaccarsi alle membrane esterne dei globuli rossi e limitarne la capacità di trasportare ossigeno.