ecosistema
 

< back

CULTURA
Thrivability, per un’era di prosperità
 

Un nuovo modello di sviluppo oltre la sostenibilità​

 
 
 

Un nuovo modo di concepire la società e le organizzazioni umane sta prendendo piede. E’ la Thrivability, un neologismo inglese che non ha una traduzione ...

 
 

 

domenica 6 settembre 2020

 

 

Un nuovo modo di concepire la società e le organizzazioni umane sta prendendo piede. E’ la Thrivability, un neologismo inglese che non ha una traduzione corrispettiva in italiano, ma la cui radice “to thrive” significa prosperare.

Se la sostenibilità mira a “soddisfare le esigenze attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze”, con la Thrivability si compie un passo ulteriore, concentrando gli sforzi su come catturare il nostro potenziale, non solo per sostenere o sopravvivere in questo mondo, ma soprattutto per prosperare nel futuro

Uno sviluppo rigenerativo, filosofia e processo che parte dall’assunto che le nostre comunità e il nostro pianeta possono essere curati attraverso lo sviluppo umano

Gli esseri umani, nel corso della storia, hanno contribuito allo sviluppo e al miglioramento dei luoghi abitati, dando vita a collaborazioni simbiotiche e sofisticate con la natura e la terra, dando luogo a condizioni di miglioramento reciproco. L’obiettivo dello sviluppo rigenerativo è riaccendere questa saggezza, inserirla nei contesti sociali e tecnologici moderni e applicarla allo sviluppo e alla rigenerazione dei luoghi fisici.

Michelle Holliday, creative strategist e autrice del libro The Age Of Thrivability, spiega che bisogna considerare ogni organizzazione umana alla stregua di un organismo vivente che, in quanto tale, è caratterizzato da quattro elementi: le parti, il tutto, le relazioni e la capacità auto-integrante. Ogni organismo vivente – come il nostro corpo o la barriera corallina o la foresta pluviale – è, infatti, composto di elementi in relazione tra loro, che collaborano in un continuo processo di integrazione e auto-correzione, con il fine ultimo di preservare la propria esistenza in una condizione ottimale. Allo stesso modo, le organizzazioni umane devono far convergere parti diverse ( gli individui) in un tutto (l’organizzazione), in un continuo movimento interno e con l’esterno, che parte dal singolo e finisce al pianeta. Ciò richiede sforzi per trascendere miglioramenti isolati e utilizzare strategie che integrino tutti gli aspetti di un sistema in un insieme coeso e sinergico (ecologico, economico e socio-culturale).

Questo approccio ai sistemi di vita integrati ha come fine ultimo l’andare oltre l’impatto “zero” in termini ambientali e lottare per obiettivi “netti positivi”, in cui gli ecosistemi e le comunità siano attivamente rigenerati e arricchiti.

Garantire a tutti un alto livello di qualità della vita, in cui la felicità dell’individuo è strettamente collegata con la prosperità e la crescita dell’ambiente in cui vive

Il movimento legato alla Thrivability desta curiosità e sta riscuotendo successo, basta pensare che Jean M. Russell, fondatrice del movimento internazionale per la Thrivability, ha ricevuto riconoscimenti da prestigiose testate come The Economist e Harvard Business Review,  nonché  una menzione d’onore sulla lista delle 200 persone migliori di tutti i tempi “i cui contributi arricchiscono percorsi per futuri sostenibili”.

Non basta riparare gli errori che il nostro progresso ha portato con sé, dobbiamo immaginare come favorire la rigenerazione del mondo, non solo riducendo il nostro impatto sull’ambiente, rallentando lo sfruttamento delle risorse naturali ma dobbiamo innescare dei processi virtuosi di crescita e prosperità. La Thrivability è un invito a iniziare un percorso che ci conduca verso un’era di prosperità.