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CULTURA
“Non tutto il mare è perduto” di Giuseppe Ungherese
 

Un libro chiave per capire le cause e lo stato dell’inquinamento da plastica

 
 
 

Un libro di 120 pagine edito da Casti, in cui l’autore Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento Greenpeace, racconta con parole semplici e coinvolgenti uno ...

 
 

 

giovedì 19 maggio 2022

 

 

Un libro di 120 pagine edito da Casti, in cui l’autore Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento Greenpeace, racconta con parole semplici e coinvolgenti uno degli inquinamenti più importanti del nostro tempo, quello da plastica e microplastica. La sua è una visione privilegiata, in quanto ha iniziato a lavorare nel settore della ricerca quando questo problema era ai primordi, quando ancora era un argomento sconosciuto alla maggior parte delle persone. Il testo, introdotto da Giovanni Soldini, racconta la nostra epoca, quella dell’antropocene, ossia quella maggiormente segnata in un lasso di tempo brevissimo dall’attività umana. Uno degli artefatti umani che sta lasciando la traccia più incisiva sul nostro Pianeta è la plastica. In un breve excursus l’autore racconta l’invenzione, l’evoluzione e l’utilizzo oramai smisurato di questo materiale dalle mille virtù, che ha semplificato la vita di tutti noi e che ha contribuito notevolmente allo sviluppo economico della nostra epoca. Un tempo molti oggetti erano creati con materiali costosi o difficili da reperire, oggi la maggior parte di questi sono di plastica e hanno un prezzo contenuto. L’autore spiega come la plastica sia un materiale prezioso per la nostra vita, ma la sua sovrapproduzione e l’eccessivo impiego stiano avvelenando il nostro Pianeta. Tra i maggiori responsabili dell’inquinamento da plastica vi sono gli imballaggi e le bottiglie di bevande, spesso dispersi nell’ambiente e non sempre riciclabili. Giuseppe Ungherese ritiene necessario tornare ai prodotti sfusi e avvicinarci al metodo nordeuropeo del deposit refund system. Un sistema che prevede una cauzione sul contenitore del cibo acquistato, resa nel momento in cui il contenitore, in condizioni ottimali e pulito, viene riportato al negozio. Questa potrebbe essere la soluzione per risolvere una parte del problema, poiché produrre meno plastica equivale a ridurre l’inquinamento. Il libro, nei suoi dieci capitoli, ci fa fare un viaggio tre le varie zone italiane minacciate dalla presenza di rifiuti, come Capraia, isola dell’arcipelago toscano, il cui mare è un crogiuolo di biodiversità, ma anche un hot-spot di contaminazione. Qua, a causa delle correnti marine che si formano in alcuni periodi dell’anno, si creano le famigerate “zuppe di plastica”. Gli altri capitoli parlano del fiume Sarno, importantissimo corso d’acqua per le popolazioni del passato che oggi potrebbe essere inserito tra i fiumi inquinati del mondo. Delle isole Tremiti paradiso dell’Adriatico in cui, purtroppo, è stata rilevata la presenza di microplastiche come anche nel Tirreno centrale, e in una delle parti più profonde dell’Oceano. Si parla anche dello stretto di Messina il cui fondale è una discarica in cui sono presenti elettrodomestici, scarpe, giochi, gomme di auto etc. Non mancano all’appello il Santuario Pelagos, Cerboli, Conero e Brindisi, con i suoi problemi derivanti dal grande polo petrolchimico in cui si produceva il Moplen. Un monito importante lanciato dall’autore riguarda il potere che detiene il consumatore nel condizionare il mercato, l’acquisto di prodotti realmente rispettosi dell’ambiente potrebbe rappresentare una soluzione a questo grande problema.

Un monito importante lanciato dall’autore riguarda il potere che detiene il consumatore nel condizionare il mercato, l’acquisto di prodotti realmente rispettosi dell’ambiente potrebbe rappresentare una soluzione a questo grande problema.