Nagaon, Assam / India - May 30 2020: People wades the flood water submerged road in Assam, India
 

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AMBIENTE E ENERGIA
Migrazioni climatiche, una ferita aperta che ci riguarda tutti
 

L'indissolubilità del destino del pianeta e di quello dell'uomo

 
 
 

I nuovi dati sulle migrazioni dovute ai disastri climatici sono sconvolgenti. Non si tratta di un fenomeno dai contorni nitidi, poiché in molte zone dissestate ...

 
 

 

lunedì 14 giugno 2021

 

 

I nuovi dati sulle migrazioni dovute ai disastri climatici sono sconvolgenti.

Non si tratta di un fenomeno dai contorni nitidi, poiché in molte zone dissestate vi sono anche conflitti, soprusi, violenze; però si stima, secondo le ricerche rigorose dell’IDMC, osservatorio che si occupa di spostamenti interni a livello mondiale, che i tre quarti dei quarantuno milioni di migrazioni avvenute dentro la stessa area nel 2020, siano dovute a catastrofi ambientali.

L’incidenza di questo problema non diminuisce poi neanche quando i migranti si allontanano in modo più radicale dalle loro terre e vanno a cercare fortuna in altri angoli del mondo.

Bisogna fare di più per contenere questi drammi umani e sociali, e in tal senso è fondamentale saperne di più sull’evoluzione dei cambiamenti climatici.

Prendiamo ad esempio varie zone, sia povere che ricche, sia rurali che metropolitane, e avremo uno scenario presente e futuro che deve metterci in ulteriore allarme, portandoci ad agire in fretta.

Nove migranti su dieci arrivano in Italia dalla regione africana del Sahel, colpita da una gravissima emergenza ambientale, che ha prodotto carestie e alluvioni distruggendo la già povera economia locale.

A causa dei cambiamenti climatici dovuti all’uomo, il livello del mare crescerà tra i sessanta e i centodieci centimetri a fine secolo, se il riscaldamento sarà superiore ai due gradi.

Gli eventi estremi che di solito avvengono ogni secolo, avverranno ogni anno, e i danni aumenteranno da cento a mille volte.

A dirlo è l’IPCC, gruppo intergovernativo dell’ONU, il più autorevole organo sul cambiamento climatico.

Senza adattamenti severi e tagli delle emissioni, i cambiamenti climatici saranno pesanti già dal 2050 e non solo in isole tropicali o zone poverissime dell’Africa, ma anche in paesi come l’Italia.

Secondo gli scienziati, in una recente pubblicazione sulla rivista Nature Communications, fra trenta anni finiranno sotto l’acqua potenzialmente trecento milioni di persone.

Da noi Venezia rischierebbe di affondare, ma anche Rovigo, Jesolo e Caorle potrebbero essere inghiottite dall’Adriatico, che arriverebbe a lambire Padova e Treviso.

Molte città in tutto il mondo sono a rischio di finire sott’acqua, specialmente in Asia: il governo indonesiano ha annunciato che sposterà di cento chilometri la sua capitale Giacarta, per evitare i disastri che le continue inondazioni stanno già iniziando a provocare, facendo sprofondare la metropoli di quindici centimetri ogni anno.

La mappa è spietata: Mumbai, diciotto milioni di abitanti, finirà completamente sommersa, e così sparirà anche il Sud del Vietnam, Dacca, Calcutta.

Un terzo di New York sarà allagato almeno una volta l’anno; in Europa avranno problemi Amsterdam, Anversa, Londra, dove milioni di persone vivono in zone vulnerabili.

I ghiacciai, sono, per così dire, in ritardo: stanno ancora rispondendo a quello che succedeva venti o trenta anni fa, quindi anche se noi fermassimo la temperatura a questo livello, loro continuerebbero a fondersi ancora per un certo lasso di tempo.

Aiutare il pianeta ferito, prima che la situazione diventi irrecuperabile, deve essere una priorità di tutti, dai più importanti organismi internazionali ai singoli individui, tenendo presente nella mente e nel cuore che quel migrante spaurito e stanco che attraversa migliaia di km potrebbe presto essere ciascuno di noi.

Quel migrante spaurito e stanco che attraversa migliaia di km potrebbe presto essere ciascuno di noi.