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AMBIENTE E ENERGIA
L’inquinamento delle acque sotterranee
 

Dossier di Legambiente sulle risorse idriche del sottosuolo

 
 
 

Le acque sotterranee sono invisibili, ma il loro impatto è visibile ovunque. Lontano dalla vista, sotto i nostri piedi, la falda freatica è un tesoro ...

 
 

 

lunedì 11 aprile 2022

 

 

Le acque sotterranee sono invisibili, ma il loro impatto è visibile ovunque. Lontano dalla vista, sotto i nostri piedi, la falda freatica è un tesoro nascosto che arricchisce la nostra vita. Ogni 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 che quest’anno si è voluto dedicare proprio alle acque sotterranee.

Quasi tutta l’acqua dolce del mondo è sotterranea. Le acque sotterranee sono risorse di pregio e la principale fonte di acqua potabile del nostro Paese, ma sono sottoposte a diverse pressioni. Con l’aggravarsi del cambiamento climatico, infatti le acque sotterranee diventeranno sempre più scarse. Oggi, le falde sono soggette a prelievi ingenti da parte dell’uomo che ne mettono a rischio la rinnovabilità e ne riducono la capacità di diluizione e trasporto degli inquinanti, sia di origine agro-zootecnica (fertilizzanti e fitosanitari), sia legati alla presenza e cattiva gestione di impianti industriali, di siti contaminati o di discariche. Nelle aree costiere invece il prelievo eccessivo favorisce l’intrusione salina, che riduce ulteriormente l’utilizzabilità dell’acqua.

Come risaputo il nostro è un Paese a stress idrico medio-alto. In Italia vengono consumati circa 26 miliardi di metri cubi di acqua all’anno: il 55%, è legato agli usi agricoli, il 27% a quelli industriali e circa il 18% per scopi civili. Relativamente al settore “scopi civili”, implicando acque di qualità elevata, nel 2018 sono stati prelevati più di 9,2 miliardi di metri cubi di acqua per uso potabile, di cui in media circa l’85% deriva dalle acque di falda. Alcune Regioni, poi, come Umbria e Valle d’Aosta, ne dipendono totalmente: il 100% delle acque prelevate sono infatti sotterranee.

Nel recente Dossier di Legambiente, pubblicato nel recente 22 Marzo, sono due i fattori di rischio che emergono in particolare: il sovrasfruttamento delle falde, con la conseguente riduzione, abbassamento e intrusione salina e l’inquinamento delle falde, dovuto agli scarichi o sversamenti che raggiungono anche le acque sotterranee. 

Le riserve di acqua presenti nel sottosuolo sono per natura rinnovabili e di buona qualità, ma hanno tempi di ricarica molto lunghi e risultano essere sempre più sotto pressione a causa delle attività antropiche. Una significativa parte delle acque sotterranee è interessata, in misura variabile, da inquinamento attribuibile a metalli pesanti, inquinanti organici persistenti, sostanze nutritive e da un’ampissima varietà di sostanze chimiche potenzialmente tossiche. 

Per questa ragione, Legambiente si è espressa a favore della messa al bando nella produzione e nella commercializzazione di quelle sostanze inquinanti, persistenti e bioaccumulabili che stanno generando problemi di tipo ambientale e sanitario in alcune parti del Paese. Un caso emblematico è quello dei PFAS, le sostanze perfluoroalchiliche che hanno contaminato alcune porzioni delle falde del Veneto e del Piemonte ma che si stanno ritrovando in numerosi corpi idrici in più parti d’Italia. A questa tipologia di sostanze, definite inquinanti emergenti, appartengono anche i prodotti farmaceutici, (fitofarmaci e farmaci ad uso umano e veterinario), pesticidi di nuova generazione, additivi plastici industriali, prodotti per la cura personale, microplastiche e molti altri ancora. 

Le riserve di acqua presenti nel sottosuolo sono per natura rinnovabili e di buona qualità, ma hanno tempi di ricarica molto lunghi e risultano essere sempre più sotto pressione a causa delle attività antropiche.