bambini giocano nella natura
 

< back

CULTURA
L’ecopedagogia per un futuro sostenibile
 

La salvaguardia del Pianeta parte dall'asilo

 
 
 

Un modello pedagogico alternativo e innovativo, che privilegia un metodo di apprendimento basato sul contatto diretto con la natura e su una riflessione critica rispetto ...

 
 

 

giovedì 29 aprile 2021

 

 

Un modello pedagogico alternativo e innovativo, che privilegia un metodo di apprendimento basato sul contatto diretto con la natura e su una riflessione critica rispetto ai temi ambientali. È l’ecopedagogia, teorizzata nel 1992 da Paulo Freire, professore universitario e pedagogista brasiliano. Ma già dalla fine del 1700 alcuni pedagogisti, come Jean-Jacques Rousseau, percepiscono l’importanza della natura nell’apprendimento del bambino, in particolare Rousseau, sostiene che un bambino per crescere in modo armonico deve vivere in aperta campagna all’insegna dei ritmi lenti che la natura ci impone, solo in questo modo si potrà evitare il verificarsi di disfunzioni nella crescita, causate dall’anticipazione dei ritmi. Su ispirazione di questa pedagogia, portata avanti anche da Rudolf Steiner e Maria Montessori, nasce in Danimarca, alla fine degli anni 50 del secolo scorso, il primo asilo all’interno di un bosco. A ideare questo tipo di iniziativa educativa fu una madre che per aiutare le famiglie più indigenti del quartiere decise di fondare il primo Skogsbornehaven o Naturborneahaven, in danese “asilo in mezzo alla natura” . Questa idea venne presa come esempio in tutto il nord Europa e diede il via alla diffusione dei waldkindergartens, in tedesco asili nel bosco. In questi centri educativi i bambini vivono, assieme ai loro coetanei, a stretto contatto con la natura, possono liberamente decidere che giochi fare, come saltare nelle pozzanghere, lanciarsi da piccole rocce, osservare la vita di piccoli animali, fare costruzioni con dei piccoli rami ecc., e in caso di forte mal tempo possono rifugiarsi in capanne di legno. In questo modo, si è visto, che lo sviluppo psicomotorio del bambino è maggiormente armonico rispetto a quello di un coetaneo cresciuto in un contesto urbano e frenetico, pieno di stimoli. Infatti nella natura i bambini trovano l’ambiente ideale per poter essere loro stessi, il potersi rotolare sull’erba, annusare i fiori, toccare l’acqua di un ruscello, sono solo alcune esperienze che consentono ai piccoli umani di fare i conti con i limiti che la natura impone, stimolare i propri sensi in maniera armonica, sviluppare una fantasia dettata dai ritmi lenti e dalle proprie propensioni.

In Italia, il primo asilo nel bosco è sorto, a Ostia antica, circa quindici anni fa, ma a questo tipo di centri educativi si sono aggiunti gli agrinido e agriasilo, strutture educative, per un’età  che va dai 0 ai 3 e dai 3 ai 6 anni,  in cui i bambini stando all’interno di un’azienda agricola, imparano a svolgere alcuni compiti a stretto contatto con la natura e gli animali. Questa offerta educativa anche nel nostro Paese sta risultando vincente, infatti sono presenti in quasi tutta la penisola. Gli aspetti positivi, oltre che a livello psichico e motorio del bambino, sono quelli culturali infatti qua si formano gli adulti di domani, rappresentano la generazione che ha interiorizzato sin dalla tenera età l’importanza della natura, del rispetto di essa e dei suoi esseri viventi. L’ecopedagogia potrà rappresentare una marcia in più per coloro che dovranno fare i conti con una natura da curare, e forse un giorno potrebbe essere contemplata come materia di studio all’interno dei programmi ministeriali di tutte le scuole. 

Rousseau sostiene che un bambino per crescere in modo armonico deve vivere in aperta campagna all’insegna dei ritmi lenti che la natura impone, solo in questo modo si potrà evitare il verificarsi di disfunzioni nella crescita, causate dall’anticipazione dei ritmi