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AMBIENTE E ENERGIA
La fiscalità diventa gentile. Ben arrivato Superbonus
 

L'alternativa più valida al Conto Termico del Gestore dei Servizi Energetici

 
 
 

Non c’è sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica e sociale, per questo il Superbonus 110% si profila essere uno strumento di portata storica per il nostro ...

 
 

 

mercoledì 14 ottobre 2020

 

 

Non c’è sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica e sociale, per questo il Superbonus 110% si profila essere uno strumento di portata storica per il nostro Paese.

Oggi infatti questo incentivo statale rappresenta la più valida alternativa al Conto Termico, l’agevolazione del GSE, destinato a privati e PA, che incentiva l’incremento di efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili di edifici e abitazioni.

Le norme che hanno introdotto l’agevolazione fiscale dello Stato per la riqualificazione energetica degli edifici (originariamente del 55%) sono state integrate e prorogate nel corso degli anni, con introduzione di importanti misure: in particolare con la legge di bilancio 2017 sono state introdotte le maggiori detrazioni del 70 e 75 % per interventi di riqualificazione energetica di parti comuni di edifici condominiali attraverso i quali si raggiungono determinati indici di prestazione energetica, e dell’ 80 e 85 % per interventi finalizzati anche alla riduzione di rischio sismico. Per facilitare la fruizione degli incentivi fiscali nel 2016 è stato introdotto il meccanismo della cessione del credito. Anche questa misura, inizialmente limitata ai soli contribuenti appartenenti alla “no tax area” – cosiddetti incapienti, è stata “ampliata” nel tempo: in particolare dal 2017 per interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali, i beneficiari (anche diversi dai soggetti incapienti) possono scegliere di cedere il credito ai fornitori che hanno effettuato gli interventi o ad altri soggetti privati.

Un’occasione unica dunque per le famiglie per ristrutturare casa e renderla più efficiente a costo zero e uno strumento strategico per la ripartenza industriale e occupazionale dell’Italia

Oggi il Decreto Rilancio inserisce il “turbo” con il Superbonus 110% in favore dell’edilizia residenziale, per interventi di forte riqualificazione energetica o di adeguamento sismico. Una misura che sembra mettere d’accordo tutte le parti: imprenditori, sindacati, movimenti dei consumatori nonché ambientalisti e perfino le banche (che finora erano state incluse dalle normative nel meccanismo di cessione del credito solo per i soggetti incapienti).

Un vero e proprio circolo virtuoso, in cui il privato cittadino riqualifica l’abitazione sostanzialmente a spese dello Stato, con l’unico obbligo di portarla almeno in due classi energetiche superiori ( con conseguente riduzione di emissioni climalteranti ) oppure di effettuare interventi in chiave antisismica.

In sostanza, il privato paga 100 e, se l’intervento rispetta tutti i requisiti tecnici necessari, ottiene un rimborso di 110, sotto forma di detrazioni fiscali spalmate su cinque anni. Oppure, è possibile cedere il credito ai fornitori che hanno effettuato gli interventi o ad altri soggetti, inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari.

Un’occasione unica dunque per le famiglie per ristrutturare casa e renderla più efficiente a costo zero e uno strumento strategico per la ripartenza industriale e occupazionale dell’Italia, duramente colpita dal Covid-19.

Nel Paese da tempo è necessaria una riqualificazione del patrimonio residenziale. In Italia sono presenti 12.187.698 edifici e oltre 31 milioni di abitazioni (ISTAT). Il 15% degli edifici è stato realizzato prima del 1918 e circa il 65% è stato costruito precedentemente alla prima legge che introduceva criteri per il risparmio energetico (1976): abitazioni nella stragrande maggioranza collocate nelle classi F e G, ad alto consumo energetico.

A ciò seguirebbe, in termini ambientali, un risparmio di emissioni di CO2 considerevole. Con il Superbonus 110%, secondo la relazione tecnica che ha accompagnato il provvedimento, verrebbero mobilitate risorse per 14 miliardi con una previsione di un risparmio energetico pari a 0,25 Mtep, equivalenti a 0,6 Mton.

Non dimentichiamo, d’altronde, che la fonte maggiore di inquinamento sono gli edifici, cui seguono industria e trasporti.

Gli impianti termici per il riscaldamento domestico hanno un’incidenza sul totale delle emissioni di CO2 in ambito urbano che è fino a 6 volte superiore rispetto all’incidenza del traffico veicolare, infatti gli impianti di riscaldamento degli edifici contribuiscono mediamente per il 64% alle emissioni di CO2, contro il 10% derivante dal traffico veicolare e il 26% derivante da attività industriali.

Altrettanto importanti sono le ricadute del Superbonus previste nel settore occupazionale, considerando che il mattone trascina ben 82 comparti esterni, dai serramentisti, agli esperti di domotica, dagli impiantisti ai tecnici energetici, senza tralasciare il mobile-arredo, uno dei pilastri del made in Italy che ha visto, con la pandemia, la domanda interna crollare del 50% e le esportazioni del 25% .

Al fine di rafforzare l’efficacia del Bonus è, inoltre, allo studio una proroga al 2024 e magari oltre, che possa offrire un range temporale certo alle imprese e ai cittadini, dando la possibilità di accedere al bonus non solo a chi oggi può programmare l’intervento ma anche a chi potrà farlo nei prossimi anni.

Ora che sono tutti d’accordo, dai costruttori agli ambientalisti, e che nei condomini per la prima volta si potrà decidere qualcosa senza dover litigare, speriamo che il Superbonus aiuti il Paese a ripartire.