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AMBIENTE E ENERGIA
L’ “Archeoplastica” del mare sbarca al museo
 

Una mostra virtuale di vecchi rifiuti spiaggiati

 
 
 

Il materiale simbolo dello sviluppo economico è sicuramente la plastica, il cui prototipo è stato creato attorno al 1860 da Alexander Parkes e modificato nella ...

 
 

 

lunedì 26 luglio 2021

 

 

Il materiale simbolo dello sviluppo economico è sicuramente la plastica, il cui prototipo è stato creato attorno al 1860 da Alexander Parkes e modificato nella sua formula chimica nel 1900, considerato il vero secolo della plastica. Un materiale straordinario che ha fatto da volàno al boom economico, con la produzione in serie e a basso costo. In passato la maggior parte degli oggetti sul mercato erano acquistabili solo da pochi, pensiamo al settore dell’automobile diventato accessibile alla massa quando il prezzo delle auto è stato nettamente ridotto, grazie anche alla presenza di tanti componenti in materiale plastico. La plastica è un prodotto eccezionale per il suo basso costo, la sua durata, la possibilità di essere utilizzato in milioni di modi, ma proprio queste caratteristiche costituiscono anche uno dei problemi più grandi per il nostro Pianeta, l’inquinamento da plastica. Il materiale plastico è ovunque, questa pervasività sta avvelenando noi, la Terra e i mari. Con la plastica che popola il nostro mare, la guida naturalistica di Ostuni, Enzo Suma, ha realizzato il progetto “Archeoplastica”, un museo virtuale dedicato agli antichi rifiuti spiaggiati, e da settembre darà il via anche a mostre itineranti nelle scuole. Il progetto è stato realizzato grazie alla risposta positiva della raccolta fondi lanciata da Enzo Suma, attualmente 245 sostenitori hanno donato circa 9.000 euro, ma l’obiettivo dell’ideatore è raggiungere la cifra di 12.000 euro per poter acquistare del materiale utile a migliorare l’esposizione dell’archeoplastica raccolta. Il museo nasce con l’obiettivo di sensibilizzare le persone a fare un uso moderato e un corretto smaltimento della plastica, mostrando gli oggetti recuperati durante le mareggiate come bottiglie, tappi, contenitori riconducibili a una produzione dagli anni 60 agli anni 80/90 del secolo scorso. In questo modo ci si rende conto del lungo tempo che la plastica impiega a deteriorarsi. Enzo Suma ha iniziato la raccolta dei reperti plastici sulla spiaggia di Ostuni nel 2018, ha una collezione di oltre 200 rifiuti risalenti a una produzione di oltre 50 anni fa. Tra i reperti più significativi visibili sul sito www.archeoplastica.it vi sono: un olio spray in commercio negli anni 70 al costo di 950 lire; un flacone di un detersivo degli anni 60; una lattina di Coca cola degli anni 70; una particolare bottiglia dalle sembianze di un uomo che pare appartenga a Paesi molto lontani dal nostro, e tanti altri prodotti appartenenti al secolo scorso riportati sulle spiagge dalle mareggiate ma ancora intatti. Le confezioni di questi prodotti sono state raccolte durante delle giornate organizzate dalla guida naturalistica per la pulizia delle spiagge, una volta raccolte, Enzo Suma, è passato alla seconda fase che prevede una catalogazione. Per datare un prodotto l’ideatore del museo utilizza la rete, studiando vecchie pubblicità e dove è possibile fa riferimento alle date di scadenza riportate sulle confezioni. All’interno del museo virtuale è possibile vedere ogni reperto in 3D, conoscerne l’anno di produzione e il luogo del rinvenimento. Mentre all’interno della sezione “Galleria degli orrori” immagini forti ci fanno toccare con mano i disastri prodotti dall’uso intensivo e dallo smaltimento scorretto della plastica. Speriamo che Enzo Suma possa raggiungere presto il suo secondo obiettivo per dare maggior risalto ai suoi reperti, chi volesse può fare una donazione sul sito www.produzionidalbasso.com, e possa un giorno non lontano terminare la raccolta dei reperti perché i mari saranno privi di plastica.