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SOCIETÀ
Dalla lavatrice al mare, il viaggio delle microplastiche
 

Piccoli accorgimenti per ridurne lo spargimento in natura

 
 
 

Il lavaggio domestico di tessuti sintetici rappresenta una delle principali fonti di microplastiche inquinanti. La cosa non stupisce se si considera che secondo i dati riportati dal sito dell’Agenzia ...

 
 

 

giovedì 3 marzo 2022

 

 

Il lavaggio domestico di tessuti sintetici rappresenta una delle principali fonti di microplastiche inquinanti. La cosa non stupisce se si considera che secondo i dati riportati dal sito dell’Agenzia Europea dell’ambiente il tessuto sintetico costituisce il 60% del materiale di cui è fatto il nostro abbigliamento e il 70% della nostra biancheria domestica.

In particolare, il processo di lavaggio con lavatrici di uso domestico contribuisce da sola al rilascio del 35% delle microplastiche presenti nei mari. Queste microfibre rilasciate nelle acque di scarico, date le dimensioni microscopiche, riescono a passare indisturbate attraverso i filtri e gli impianti di depurazione. Velina Karadzhova, a capo del First Sentier MUFG Sustainable Investment Institute, conferma che “queste microfibre sono state trovate nell’aria, nei fiumi, negli oceani, nel suolo, nell’acqua del rubinetto e nel cibo che mangiamo come pesce e verdure”.

Non tutti i capi hanno, però, la stessa capacità di rilascio. Infatti è stato osservato come i tessuti più compatti come i capi sportivi in 100% poliestere, rilasciano una quantità di microplastiche inferiore a quella generata dal lavaggio di maglie con tessuti meno uniformi, come per esempio il pile.

Tuttavia, ridurre l’impatto ambientale dovute al rilascio delle microfibre, è possibile. 

Le aziende devono continuare a implementare pratiche sostenibili lungo le catene di approvvigionamento, incluso lo sviluppo e l’utilizzo di tessuti sostenibili che non emettano microplastiche nell’ambiente.

Noi, oltre a moderare e ponderare gli acquisti, possiamo adottare piccoli accorgimenti per evitare il più possibile lo spargimento di microparticelle. Ad esempio:

Lavare a basse temperature. Il lavaggio a basse temperature ( non superiore ai 30 gradi)  contribuisce a ridurre il rilascio di microplastiche, che i tessuti rilasciano soprattutto durante i primi lavaggi.

Impostare i lavaggi con la lavatrice a pieno carico. Infatti, oltre ad abbassare i consumi, riduce l’attrito tra i capi e il conseguente rilascio di microplastiche.

Ridurre la velocità di centrifuga
. Anche questa scelta consente di limitare lo sfregamento.

Prediligere lavatrici a caricamento frontale e evitare le asciugatrici. Far asciugare il bucato naturalmente per evitare consumi di energia e limitare lo sfregamento.

Cercare di ridurre la frequenza dei lavaggi, cercando di considerare se è possibile eliminare singole macchie piuttosto che lavare tutto il capo. 

Utilizzare filtri in grado di catturare la microfibra. Ne esistono alcuni, in commercio, in grado di bloccare oltre il 90% delle particelle. In alcuni paesi come Regno Unito, Francia e Australia, i governi si stanno muovendo per rendere i filtri in microfibra un requisito per le lavatrici. In Australia, il National Plastics Plan mira a “un’introduzione graduale dei filtri in microfibra sulle nuove lavatrici residenziali e commerciali entro il 1° luglio 2030”. 

Utilizzare una borsa Guppyfriend.  La struttura di queste borse è formata da una maglia molto fitta e compatta, composta da micro bastoncini più che da fili. Questa robustezza consente di non rilasciare microplastiche durante il lavaggio. 

Tessuti più compatti come i capi sportivi in 100% poliestere, rilasciano una quantità di microplastiche inferiore a quella generata dal lavaggio di maglie con tessuti meno uniformi, come per esempio il pile.