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SOCIETÀ
Il trasporto pubblico locale, la pandemia e le nuove modalità di spostamento
 

Le strategie di azione per il post COVID

 
 
 

L’emergenza in atto ha generato una crisi senza precedenti che ha influenzato, fra gli altri, le nostre modalità di spostamento e di interazione socio-economica. Il ...

 
 

 

mercoledì 14 ottobre 2020

 

 

L’emergenza in atto ha generato una crisi senza precedenti che ha influenzato, fra gli altri, le nostre modalità di spostamento e di interazione socio-economica. Il trasporto pubblico, spina dorsale di un ecosistema urbano moderno, ha risentito delle restrizioni imposte nel periodo di confinamento. La sospensione di quasi tutte le attività professionali e, per quanto riguarda quelle rimaste attive, la conversione del lavoro in smart working, ma soprattutto la chiusura delle scuole, hanno modificato la dinamica delle nostre giornate e limitato al minimo gli spostamenti.

La drastica riduzione della mobilità ha generato effetti positivi in termini di sostenibilità ambientale con una riduzione pari al 40% delle concentrazioni di CO2 e, in generale, delle emissioni climalteranti in atmosfera anche nelle più grandi metropoli italiane. Il lockdown imposto, come era prevedibile, ha minato però la stabilità economica delle imprese del settore e, in particolare, delle Aziende di Trasporto Pubblico. -80% della domanda di mobilità, – 74% dei ricavi da biglietti e abbonamenti, -200 milioni di euro di entrate mensili. La perdita di ricavi è stata in media dell’87%. Sono i numeri impietosi che hanno caratterizzato il settore dopo la diffusione del SARS – COV 2.

I dati assumono ulteriore valenza se paragonati allo scenario pre-COVID quando si registravano 100 milioni di spostamenti, in un giorno,con una percorrenza media di circa 1,1 miliardi di km. Questi numeri hanno subito una riduzione stimata tra il 50 e il 90%.

Il fenomeno è stato riscontrato anche in altri paesi pesantemente investiti dall’emergenza sanitaria. Per esempio a Wuan, dove tutto sembra essere iniziato, un’indagine Ipsos ha stimato che, prima della pandemia, il 34% della popolazione utilizzava l’auto privata (la diffusione delle autovetture è la metà di quella italiana) il 45% i veicoli a due ruote e il 56% i mezzi pubblici. Dopo il confinamento il 66% ha iniziato a usare l’auto privata e solo il 24% i mezzi pubblici.   

In Cina come in Italia, ma anche nel resto del mondo, parliamo di un fenomeno transitorio. È infatti auspicabile che dopo le forzate riconversioni al telelavoro, alla teledidattica, alle teleconferenze, all’e-commerce, in un futuro speriamo a breve termine, le condizioni possano tornare lentamente alla normalità nell’ottica di una graduale ripresa economica.

Ed è proprio in questa prospettiva che istituzioni ed esperti di settore si stanno muovendo.

Sono in molti a ritenere che il nostro paese abbia reagito all’emergenza sanitaria meglio di quanto fatto da altri in condizioni simili. Ma anche dal punto di vista della mobilità pubblica, vero asset nella prospettiva della ripresa, la pianificazione delle istituzioni sembra rispondere in maniera efficiente. A fronte ovviamente dei problemi, tanti e diversi, riscontrabili sui territori.

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, grazie alle ingenti risorse europee probabilmente a disposizione a breve, vuole ridisegnare l’intero sistema della mobilità urbana, in maniera razionale e in ottica sostenibile. Il futuro dei nostri spostamenti deve essere caratterizzato da nuovi paradigmi e da innovative strategie per rispondere a una differente richiesta di mobilità e di organizzazione sociale ed economica. Il concetto stesso di mobilità da globale e interconnesso, in un tipico modello a rete, si fa glocale infatti e più “intimo”, calibrato cioè sull’armonioso bilanciamento fra le esigenze individuali e quelle, mutevoli a causa della pandemia, collettive.

La transizione del sistema all’insegna della resilienza urbana deve contare su politiche in grado di supportare sia il fabbisogno economico sia la competitività delle imprese che operano nel settore in una prospettiva di progressivo efficientamento energetico cosi come di sostenibilità ambientale.

La promozione delle politiche finalizzate all’aumento dei mezzi disponibili e all’incentivazione della mobilità sostenibile (biciclette, e-bike, ecc) in quest’ottica è prioritaria. Ma anche assicurare una riorganizzazione del sistema integrato dei trasporti basata sull’utilizzo di modelli di simulazione, sullo sfruttamento massivo degli strumenti e delle tecnologie disponibili e sulle nuove metodologie di previsione della domanda tramite i big data per limitare i rischi di assembramento.

In quest’ottica, come peraltro in molte situazioni di crisi, la pandemia potrà avere gli effetti di un positivo acceleratore e moltiplicatore di processi, latenti ma non concretamente attuati. Sui centri urbani, a esempio, sono previste “ricadute digitali”. Infrastrutture smart e interconnesse, intelligenti e più in linea con contesti urbani a pieno titolo inseriti nelle dinamiche globali. “Elements of success: Urban transportation systems of 24 global cities” di McKinsey dimostra che il nostro paese, in questo ambito, può vantare casi di eccellenza come Milano che a esempio è nella top 10 delle migliori città al mondo in tema di mobilità e trasporti. E non è l’unica.

È auspicabile che il sistema paese prosegua su una strada che è ormai già segnata. Facendo della crisi sanitaria un vettore di sviluppo.