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AMBIENTE E ENERGIA
Il saccheggio della foresta tropicale congolese
 

Mobilitazioni di ONG per preservare l'habitat

 
 
 

A pochi giorni dalla conferenza sul clima di Glasgow, lo sguardo degli ambientalisti è rivolto sulla Repubblica Democratica del Congo. Il governo dello stato africano ...

 
 

 

lunedì 18 ottobre 2021

 

 

A pochi giorni dalla conferenza sul clima di Glasgow, lo sguardo degli ambientalisti è rivolto sulla Repubblica Democratica del Congo. Il governo dello stato africano ha annunciato la fine della moratoria riguardo l’attribuzione delle nuove concessioni forestali, in vigore dal 2002. Per Greenpeace e Rainforest Foundation UK, in rappresentanza di quaranta ONG internazionali e locali, questa decisione comporterà un massiccio sfruttamento industriale della seconda più grande foresta tropicale al mondo, dopo l’Amazzonia.

La Repubblica Democratica del Congo possiede oltre il 60% dell’immensa foresta che si estende dal Camerun all’ovest, al Ruanda all’est. Si tratta di un patrimonio d’importanza fondamentale per il pianeta. Non è la prima volta che le Autorità congolesi pensano di abbandonare la moratoria attuata per arginare il saccheggio delle loro risorse forestali. Finora la pressione internazionale è riuscita a bloccare Kinshasa ma oggi la neo ministra dell’ambiente, Eve Bazaiba, non intende rinunciare al progetto di affidare nuove concessioni forestali: “La moratoria era una misura provvisoria che dura da vent’anni e non ha minimamente protetto la foresta. Ovunque il legname è sfruttato illegalmente a scapito dell’interesse dello Stato”.

Il fatto è che la Repubblica Democratica del Congo con una popolazione di circa 90.000.000 di abitanti, ha perso il 20% della sua foresta pluviale in trent’anni, una cifra paragonabile alla perdita subita dalla foresta amazzonica in Brasile. Nei paesi vicini, dove la pressione demografica è minore, la deforestazione non è stata così devastante. Nel Gabon con i suoi 2.000.000 di abitanti, la perdita del patrimonio forestale è stata soltanto del 2,5%. Contrariamente all’Amazzonia convertita in campi per la coltivazione della soia o per il pascolo, oppure all’Indonesia, vero e proprio paradiso della palma e delle coltivazioni industriali, l’agricoltura itinerante di queste zone dell’Africa, basata sulla produzione di carbone da legname, rappresenta l’unica fonte di energia e si può parlare di “una deforestazione legata alla povertà”.

Tutti i paesi dell’Africa centrale si sono impegnati per tutelare le loro foreste in occasione dell’Accordo di Parigi sul clima. La scommessa per contenere il riscaldamento climatico sotto gli 1,5° da oggi fino alla fine del XXI secolo è essenziale. La grande foresta intorno al bacino del fiume Congo cattura una CO2 equivalente a circa dieci anni di emissioni mondiali. Sono in gioco gli equilibri locali e regionali: “Le foreste condizionano le piogge fino al Sahara e intorno al solo bacino del Congo, contribuiscono a formare nell’atmosfera oltre la metà delle precipitazioni annuali” ha ricordato il climatologo Arona Diedhou, direttore di ricerca presso l’Università di Grenoble in Francia.

I paesi industrializzati responsabili del disastro climatico che conosciamo, sono tuttavia reticenti a sostenere finanziariamente la messa in opera degli impegni presi dai Governi africani. La persistenza in questa regione del continente nero di regimi che non tengono conto dei diritti umani o sono poco scrupolosi nella gestione delle risorse pubbliche, non incoraggia chi vuole aiutarli a difendere la foresta.

Nonostante tutto si profila in extremis un accordo finanziario tra la Repubblica Democratica del Congo e soggetti internazionali pubblici e privati che partecipano alla iniziativa in difesa della foresta africana, vedremo se tale alleanza consentirà di impedire il tanto temuto saccheggio. Possiamo sperarlo, ne va della salvaguardia non solo dei territori africani ma anche della vita del nostro pianeta.

I paesi industrializzati responsabili del disastro climatico che conosciamo, sono reticenti a sostenere finanziariamente la messa in opera degli impegni presi dai Governi africani.