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AMBIENTE E ENERGIA
Il fotovoltaico tra restauri e tecnologia
 

Fotovoltaico spalmabile, autopulente e che si srotola

 
 
 

Lo Stato con il cosiddetto “Conto Energia” si è occupato in modo diretto dello sviluppo del fotovoltaico in Italia mediante una capillare forma di incentivazione, ...

 
 

 

lunedì 24 agosto 2020

 

 

Lo Stato con il cosiddetto “Conto Energia” si è occupato in modo diretto dello sviluppo del fotovoltaico in Italia mediante una capillare forma di incentivazione, arrivando a raggiungere importanti risultati che tanto bene hanno fatto sia all’ambiente che all’economia del Paese.

Con la fine del “Conto Energia” si è avuta una brusca frenata nella posa dei nuovi pannelli solari e nel quadriennio 2014-2018 l’installato si è attestato ormai attorno ai 400 MW annui, appena sufficienti a sostituire la capacità produttiva che si perde con l’invecchiamento dei pannelli. Il fatto che l’Italia sia stata tra le primissime nazioni a sviluppare il potenziale dell’energia solare significa anche dover fare i conti con un parco impianti sempre più anziano. Il futuro del settore si giocherà molto proprio nel campo della manutenzione e dell’ammodernamento tecnologico.

Althesys fa sapere come “il decadimento reale rilevato è superiore a quello teorico a causa di difetti e scarsa qualità di alcuni componenti, per inadeguatezze nella progettazione, costruzione, gestione o monitoraggio degli impianti. La nuova potenza è appena sufficiente a sostituire quella che si perde con l’età: senza interventi di promozione degli investimenti, al 2030 la perdita totale potrebbe arrivare a cinque GW, pari al 25% della potenza esistente al 2018”.

Bisogna dunque entrare sempre più nell’ordine di idee che il repowering, ovvero il processo di modifica e sostituzione dei componenti per incrementarne la potenza nominale e la produzione annua, e il revamping, ovvero il processo di manutenzione e ristrutturazione per rendere gli impianti più efficienti e riportarli alle prestazioni iniziali, sono due pilastri su cui basare il futuro di questa delicata materia.

Spiega Alessandro Marangoni, CEO di Althesys, molto sensibile a questo argomento, che “per avvicinarsi agli obiettivi del 2030 serve uno sforzo straordinario sia per preservare e usare meglio l’esistente che per realizzare nuovi impianti. Per fare repowering e revamping servono semplificazioni di carattere autorizzativo, regole chiare per il mantenimento degli incentivi sulle potenze originarie, modifiche alle normative e autorizzazioni locali per l’uso delle aree asservite e un coordinamento per adeguare la rete per ricevere la potenza incrementale”. Certo, non possiamo ignorare le nuove tecnologie che riguardano e riguarderanno sempre più gli impianti costruiti da oggi in poi, che devono tendere sempre più alla performance e al risparmio.

Cominciamo con le celle fotovoltaiche spalmabili: sono delle sottili pellicole trasparenti che potranno aderire a superfici lisce e piatte. Oltre ad essere performanti queste pellicole possono aderire addirittura sulle vetrate o anche ali degli aerei, con un bassissimo impatto ambientale si potrà intervenire su tantissimi contesti delle città, in modo quasi invisibile ed efficace.

Poi passiamo al fotovoltaico che si pulisce da solo, il concetto prevede un pannello che è provvisto di un materiale elettricamente sensibile posizionato sulla copertura in vetro o in plastica trasparente che lo ricopre. I sensori monitorano il livello di polvere e di sporcizia che sono presenti e quando si raggiunge il livello di guardia una scarica elettrica rimuove il 90 per cento dell’accumulo, permettendo il ripristino di una ottimale funzionalità dell’impianto. Questa tecnologia nasce dagli studi fatti per le missioni su Marte, pianeta secco e polveroso.

Infine abbiamo il fotovoltaico che si srotola, ovvero flessibile, che si può attaccare e staccare dalle pareti come fosse un vero adesivo, con incredibili vantaggi di praticità e nessun costo aggiuntivo. C’è da dire però che questa nuova generazione di impianti solari sta aspettando la certificazione di conformità, prima di essere eventualmente prodotta su larga scala.

Il fatto che l’Italia sia stata tra le primissime nazioni a sviluppare il potenziale dell’energia solare significa, infatti, anche dover fare i conti con un parco impianti sempre più anziano