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AMBIENTE E ENERGIA
I porti del futuro? Sono i nuovi quartieri sostenibili delle aree urbane
 

Il sistema portuale italiano alla sfida della sostenibilità

 
 
 

Il sistema portuale italiano rappresenta uno dei pilastri dello sviluppo economico e sociale del paese perché, come hub strategici per l’interscambio di merci e persone, ...

 
 

 

lunedì 29 marzo 2021

 

 

Il sistema portuale italiano rappresenta uno dei pilastri dello sviluppo economico e sociale del paese perché, come hub strategici per l’interscambio di merci e persone, catalizza investimenti e risorse su scala locale e nazionale. Le Autorità Portuali italiane sono consapevoli che il processo di sviluppo logistico ed economico di queste infrastrutture complesse, deve essere accompagnato da politiche finalizzate alla sostenibilità ed efficienza energetica delle aree portuali cosi come di quelle limitrofe.

Le grandi navi ferme nei porti europei sono in grado di emettere sostanze climalteranti in atmosfera, in proporzioni notevoli. Circa 200 navi da crociera riescono a diffondere quantità di ossidi di zolfo circa 10 volte superiori a 260 milioni di autovetture circolanti. I numeri fanno quindi pensare che le grandi infrastrutture portuali del continente rappresentino un freno alla transizione energetica.  

Il cold – ironing è un sistema, non ancora cosi diffuso in Europa che in questi termini può assicurare una serie di vantaggi nei termini della tutela ambientale e, in una logica di sistema, anche in quelli della riqualificazione urbanistica sostenibile. Parliamo infatti della possibilità di alimentare i grandi bastimenti fermi ai porti con corrente elettrica prodotta a terra. In una parola, di banchine di attracco per le navi elettrificate con relativo azzeramento delle emissioni climalteranti in atmosfera.

Con un grande risparmio energetico. Il problema infatti è che i “giganti del mare”, per mantenere in funzione luci, frigoriferi e riscaldamento o raffrescamento nel periodo estivo, sono costrette a tenere accesi i motori, liberando un’enorme quantità di fumi di biossido di azoto, zolfo e altri composti e polveri climalteranti e dannosi per l’ecosistema. Senza contare anche l’inquinamento acustico.  

Il primo porto a sfruttare l’elettrificazione delle banchine è stato il porto di Goteborg, in Svezia, nel 1999. Ma anche a Lubecca, in Germania, sono state elettrificate a partire dal 2008, seguite a ruota da Kemi e Kotka in Finlandia e da Zeebrugge, in Belgio. L’Italia non è da meno e lo scalo di Genova, uno maggiori e più importanti in Europa, vanta soluzioni simili ma che guardano lontano.

Le iniziative intraprese in Liguria infatti mirano a preservare l’equilibrio ambientale dell’area e la salute di chi vive in prossimità del porto ma non solo. L’obiettivo è quello di una riqualificazione urbanistica green che faccia da traino all’inserimento dell’hub genovese nelle dinamiche sociali ma anche economiche e commerciali, dell’area urbana.

Il progetto nasce da lontano. E’ il 1992 quando l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure inizia i lavori per armonizzare il rapporto tra porto e città, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile di tutte le attività svolte. Il porto di Genova è gradualmente diventato una sorta di spazio comune accessibile con piste per biciclette, area giochi dei bambini, un grande acquario, librerie, ristoranti e centri commerciali per i turisti e i passeggeri dei traghetti.

L’UE è consapevole dei benefici che i grandi centri di interscambio marittimi, crocevia di merci, persone e culture diverse, possono apportare all’economia nazionale nella convinzione che il rapporto fra la dimensione cittadina e il mare sia un un propulsore fondamentale per la transizione, e lo sviluppo sostenibile, del capoluogo ligure.

In quest’ottica il Connecting Europe Facility, vuole finanziare tre grandi progetti made in Italy per l’elettrificazione di banchine, ma anche e soprattutto, per lo sviluppo integrato degli hub portuali di Napoli, Trieste e Venezia. In molti ritengono che la globalizzazione della sostenibilità passa anche dal mare.

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L’UE è consapevole dei benefici che i grandi centri di interscambio marittimi, crocevia di merci, persone e culture diverse, possono apportare all’economia nazionale