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CULTURA
Food Policy: cibo, territorio e sostenibilità
 

Le politiche alimentari, il consumo consapevole e la rivoluzione green

 
 
 

Lo sviluppo che ha interessato la nostra società dal punto di vista tecnologico, la globalizzazione, una crescita demografica senza precedenti e l’urbanizzazione, hanno radicalmente modificato ...

 
 

 

martedì 9 febbraio 2021

 

 

Lo sviluppo che ha interessato la nostra società dal punto di vista tecnologico, la globalizzazione, una crescita demografica senza precedenti e l’urbanizzazione, hanno radicalmente modificato i paradigmi socio-economici tradizionali. A queste rapide trasformazioni è conseguito un esponenziale incremento della domanda di alimenti e la relativa crescita dei consumi, in Occidente ma anche nel terzo mondo. La percezione della produzione, della distribuzione e in particolar modo del consumo di cibo sono quindi mutati tanto da chiamare anche le organizzazioni mondiali a definire nuove strategie alimentari e politiche locali per nutrire le città con cibo accessibile a tutti nel rispetto dell’ambiente e delle persone. Parliamo quindi di una nuova forma di “glocalizzazione” della questione alimentare. Studi di settore hanno infatti evidenziato la stretta relazione fra la produzione agricola e gli allevamenti intensivi con il cambiamento climatico. Può sembrare strano ma le più grandi aziende di carne e prodotti lattiero-caseari emettono nell’atmosfera più gas serra delle maggiori compagnie petrolifere. Queste variabili e un quadro climatico non particolarmente rassicurante, rischiano quindi di compromettere ulteriormente, causa il continuo sfruttamento delle risorse, lo stato dell’ambiente e nella peggiore delle ipotesi, di portare alla nascita di nuovi conflitti a sfondo strettamente alimentare.

Se il progresso e lo sviluppo del sistema agroindustriale hanno garantito la sussistenza per masse di popolazione in crescita, del resto hanno contribuito all’inquinamento ambientale e anche ad acuire problematiche socio-economiche di non poco conto. La buona notizia è che, ormai da decenni, è cresciuta nell’opinione pubblica, nella società civile e anche in molte imprese del settore agroalimentare e non solo, una nuova consapevolezza. Le risorse del pianeta sono limitate e il futuro del mondo, se non in presenza di un deciso cambio di passo, è segnato. La comunità mondiale è però molto attiva, come dimostra la crescita dei cosiddetti “consumatori critici”. Cittadini che sono oggi più attenti a ciò che consumano e alla filiera della produzione e della distribuzione. Non mancano poi anche organizzazioni e movimenti, nazionali e internazionali, che si mobilitano in forma collettiva per far pressione sia sui consumatori, sia sulle imprese affinché operino in modo più sostenibile. Si sono quindi affermati nuovi circuiti economici, in grado di valorizzare il rapporto fra il territorio e la produzione di alimenti, ma anche fasce di consumatori capaci di non guardare più al solo rapporto qualità-prezzo quanto alla salubrità degli alimenti, al benessere dei lavoratori del comparto e alla tutela dell’ambiente. Il tema del cibo è ritornato quindi a essere un argomento centrale nel dibattito pubblico e politico.

Può sembrare strano ma le più grandi aziende di carne e prodotti lattiero-caseari emettono nell’atmosfera più gas serra delle maggiori compagnie petrolifere