SOCIETÀ
E’ near lo smart working 2.0
La nuova frontiera del lavoro agile è di vicinato e parte dal capoluogo lombardo
Il near working o lavoro di vicinato, secondo il Comune di Milano, e il Sindaco Giuseppe Sala, rappresenta la naturale evoluzione del lavoro agile ma ...
giovedì 25 marzo 2021
Il near working o lavoro di vicinato, secondo il Comune di Milano, e il Sindaco Giuseppe Sala, rappresenta la naturale evoluzione del lavoro agile ma anche lo strumento ideale per consentire alle aree urbane più colpite dall’emergenza COVID di uscire dalla crisi economica.
Il nuovo strumento organizzativo prevede che l’amministrazione comunale metta a disposizione di lavoratori, aziende e PA, dei locali opportunamente attrezzati che consentano ai cittadini di non spostarsi “troppo” dalla loro abitazioneper lavorare. Il nuovo modo di fare impresa si basa proprio sulla prossimità degli uffici alle proprie abitazioni ma anche sull’innovazione, l’inclusione sociale, l’efficienza energetica e la sostenibilità. Senza rinnegare le modalità organizzative appena acquisite.
Il Comune di Milano, nella regione italiana più produttiva del paese, traina oggi l’evoluzione dello smart working in ottica ancora più sostenibile dal punto di vista ambientale ma anche e soprattutto sociale. Il lavoro di prossimità promette infatti una nuova modalità di lavoro e sul lungo periodo, notevoli vantaggi anche dal punto di vista urbanistico e sociale.
Il primo aspetto, e anche il più importante, è quello di avere a disposizione di impiegati e lavoratori pubblici e privati, locali attrezzati a uso ufficio vicini al proprio domicilio o al massimo a 15 minuti da casa. La prospettiva induce a pensare a una drastica riduzione della mobilità e delle emissioni di CO2, emesse dai veicoli su strada, in atmosfera.
Non solo. L’adeguamento di locali in ottica co – working di vicinato è in grado di attivare, a cascata, anche la riqualificazione, in ottica di maggior efficienza e sostenibilità, dei quartieri meno centrali e sviluppati delle città urbane. Le zone di periferia, cosi pensate, sono chiamate a divenire i motori dell’economia cittadina attraverso la ripresa delle attività dei negozi e delle attività di quartiere, la promozione dell’economia di vicinato, dei servizi a domicilio e della produzione a km zero.
Il Politecnico di Milano evidenzia come 6,58 milioni di italiani ha sperimentato una qualche forma di smart working nel 2020. La crescita, dai 570 mila lavoratori nel 2019, è del 1.050%. Tradotto significa che il 97% delle aziende, il 94% delle Pubbliche Amministrazione e il 58% delle piccole e medie imprese hanno adottato, più per necessità che per convinzione, la nuova modalità di lavoro.
La stessa analisi evidenzia anche che il lavoro agile, abbia portato a una non sempre facile gestione del rapporto fra la vita privata e quella professionale. E sia concepito, il più delle volte come semplice home working, capace di generare alla lunga stress emotivo e anche disagio personale, causa la prolungata assenza di relazioni con amici e colleghi.
Lo “smart” è destinato ora a cedere il passo a un approccio più in linea con i cambiamenti in atto.
La nuova modalità infatti, innovativa nel suo genere, secondo Gabriele Nizzi che l’ha ideata, può offrire un modello organizzativo del lavoro e del territorio diverso e strategico ma anche utile per risolvere una serie di problemi che caratterizzano oggi la vita cittadina e metropolitana delle grandi città italiane, all’insegna di contesti urbani più flessibili e smart.
Impiegati e lavoratori pubblici e privati, hanno a disposizione locali vicini al proprio domicilio o al massimo a 15 minuti da casa