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AMBIENTE E ENERGIA
Climbing for climate, le Università salgono sul Monte Bianco
 

L’appello contro la crisi climatica ed ecologica

 
 
 

Il 23 e 24 luglio ha avuto luogo la quarta edizione dell’evento “Climbing For Climate”, una iniziativa dimostrativa organizzata dalla RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo ...

 
 

 

giovedì 28 luglio 2022

 

 

Il 23 e 24 luglio ha avuto luogo la quarta edizione dell’evento “Climbing For Climate”, una iniziativa dimostrativa organizzata dalla RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile) e dal Club Alpino Italiano (CAI) per sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale e internazionale sugli effetti dei cambiamenti climatici in atto alla luce degli obiettivi dell’agenda 2030 dell’ONU. L’evento si è svolto sul Monte Bianco tra esplorazioni, camminate e discussioni sulla necessità di agire per contrastare la crisi climatica, con una particolare attenzione rivolta agli effetti della crisi sui ghiacciai.

“La RUS – ha spiegato Emilio Chiodo delegato per l’Università di Teramo – chiede all’Italia e all’Europa di fare di più. Il recente disastro della Marmolada ha profondamente colpito chi, come i gruppi delle Università per la ricerca e formazione sull’ecosistema e lo sviluppo sostenibile, è da sempre edotto sia sulla traiettoria del surriscaldamento globale che delle più dolorose implicazioni per le società”.

Non c’è più tempo è il leitmotiv di questa quarta edizione. Secondo le analisi raccolte dall’IPCC, per conservare una probabilità del 50% di limitare il surriscaldamento globale al di sotto di 1.5°C entro il 2100, le emissioni globali devono iniziare a ridursi entro il 2025 e scendere del 43% rispetto al 2019 entro il 2030. Si tratta di scadenze ormai prossime, difficilmente traguardabili in assenza di una consistente accelerazione nelle azioni di mitigazione. Perfino l’azzeramento delle emissioni climalteranti nette al 2050 rischia di essere compromesso dall’insufficiente ambizione e concretezza dei piani nazionali.

Durante l’evento si è discusso di cambiamenti climatici e perdita di biodiversità in Europa: le due facce della crisi ecologica. Questi mutamenti sono una minaccia esistenziale per diversi ecosistemi, con impatti devastanti sulla biodiversità, in termini di abbondanza delle specie, distribuzione geografica, rimescolamento delle comunità biologiche, alterazione delle funzioni degli ecosistemi.

Dal punto di vista socio-economico, è stato sottolineato l’aggravarsi degli impatti diretti e indiretti sia dei rischi climatici che di quelli associati a mitigazione e adattamento. Settori economici fondamentali, come agricoltura e silvicoltura, turismo e ricettività, sono direttamente esposti al rischio meteo-climatico soprattutto nelle aree con ecosistemi più fragili e minori opzioni di adattamento. Il degrado della biodiversità e l’erosione del suolo hanno importanti conseguenze per la salute pubblica e gli equilibri geopolitici, perché limitano l’accesso a terre fertili, creano competizione e frammentazione tra le comunità, sfociando in conflitti sociali, instabilità dei prezzi dei generi alimentari primari e limitato accesso al cibo.

Gli estremi climatici interrompono la produzione alimentare e l’approvvigionamento idrico, danneggiano le colture, le infrastrutture e le reti di trasporto e contribuiscono a ridurre la qualità dell’aria, con pesanti conseguenze per la salute umana e la qualità della vita. 

Infine, gli impatti socioeconomici prodotti dal cambiamento climatico sono distribuiti in modo disuguale: gli effetti negativi sono infatti maggiormente avvertiti dai gruppi di popolazione più fragili e vulnerabili. Questo genera enormi problemi di “giustizia ambientale” che devono essere considerati nelle misure di adattamento.