AMBIENTE E ENERGIA
A – 76, l’iceberg più grande al mondo
I ghiacci dell'Antartide tra fenomeni naturali e influsso umano
Quattromilaquattrocento km quadrati, 170 di lunghezza e 25 di larghezza. Sono queste le dimensioni, equivalenti a quelle del Molise e leggermente più elevate di quelle dell’isola ...
lunedì 21 giugno 2021
Quattromilaquattrocento km quadrati, 170 di lunghezza e 25 di larghezza. Sono queste le dimensioni, equivalenti a quelle del Molise e leggermente più elevate di quelle dell’isola di Maiorca, di A – 76. Parliamo di quello che è oggi l’iceberg più grande del Mondo, attualmente in Antartide, e più di preciso nel mare di Weddell. Il satellite Copernicus – 1 dell’Agenzia Spaziale Europea, ha confermato recentemente il suo distacco dalla piattaforma antartica Ronne Ice Shelf, come rilevato dal British Antarctic Survey, il centro americano per la sorveglianza dei ghiacci, e confermato anche dall’Us National Ice Center. A – 76 ha quindi iniziato il suo viaggio!
La notizia ha richiamato l’attenzione dei media di tutto il Mondo, considerate le misure monstre del gigante di ghiaccio, dalla forma che ricorda Manhattan ma grande 70 volte tanto, che ora naviga nel tratto di mare dove l’Endurance, la nave del famoso esploratore antartico Ernest Shackleton nel 1914 andò alla deriva e rimase 21 mesi intrappolata fra i ghiacci.
L’evento, il distaccamento dalla piattaforma antartica, non è di per sé una novità. In passato, altri grandi iceberg hanno avuto la stessa sorte. Basti ricordare il B – 15, nel 2000, con i suoi 11000 Km quadrati, l’A – 68 di 6000 Km quadrati che si staccò nel 2017 dalla piattaforma Larson o quello nel 1956, con i suoi 31000 Km quadrati.
Gli scienziati di tutto il pianeta sono preoccupati, non tanto dall’evento in sé, che è appunto ciclico, quanto piuttosto dalla temperatura degli oceani che, in costante ascesa, è capace di influire sullo scioglimento delle piattaforme di ghiaccio e sullo squilibrio, anche se indiretto, che può generare a livello ambientale: primo fra tutti l’innalzamento dei livelli del mare.
Il glaciologo Massimo Frezzotti del dipartimento di Scienze dell’Università Roma Tre, a esempio, ha spiegato all’ANSA che il distacco di questi “colossi bianchi” è un fenomeno fisiologico che è legato al comportamento dei ghiacci. Secondo lo studioso infatti la neve che cade sulla calotta, nel cuore del continente antartico, trasportata dai ghiacciai che scendono verso le coste, alimenta le piattaforme di ghiaccio galleggianti.
La dinamica, maestosa quanto spettacolare dal punto di vista ambientale porta, sempre secondo Frezzotti, questo fronte di ghiaccio ad avanzare ogni anno a un ritmo compreso fra i 500 e i 1000 metri finché, come è avvenuto per A – 76 (e come in tutti i ghiacciai) non si formano dei crepacci, causati dalla modifica della criosfera, che si allargano finché la piattaforma non si stacca e dà origine all’iceberg.
Si tratta di fenomeni naturali, spiegano i climatologi, ma che sembrano verificarsi sempre più di frequente lungo le piattaforme di ghiaccio antartiche. Che vanno costantemente monitorati. I ghiacciai sono infatti veri e propri archivi climatici che ci offrono l’opportunità di indagare il clima del passato e di valutare i cambiamenti in atto a lungo termine.
E’ un fenomeno fisiologico che è legato al comportamento dei ghiacci