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AMBIENTE E ENERGIA
2100, non esisteranno più le mezze stagioni
 

I cambiamenti climatici incidono sui cicli stagionali

 
 
 

Se non riusciremo a mettere un freno ai cambiamenti climatici, entro il 2100 le estati si prolungheranno fino a durare sei mesi, portando con sé ondate di ...

 
 

 

lunedì 2 agosto 2021

 

 

Se non riusciremo a mettere un freno ai cambiamenti climatici, entro il 2100 le estati si prolungheranno fino a durare sei mesi, portando con sé ondate di calore, incendi, tempeste sempre più frequenti e maggiori rischi per la nostra salute. E’ quanto emerge da un recente studio, pubblicato il mese scorso sulla rivista Geophysical Research Letters.

“Abbiamo prima esaminato il 2050 e poi calcolato la variazione per il 2100,  e i dati sono scoraggianti”, afferma l’autore principale dello studio Yuping Guan, fisico oceanografo presso lo State Key Laboratory of Tropical Oceanography in Cina. A subire i maggiori cambiamenti nei cicli stagionali, sottolineano i ricercatori, sono state le regioni del Mediterraneo e dell’altopiano tibetano.

Sulla base dei dati osservati fino ad oggi, alle medie latitudini dell’emisfero settentrionale, l’estate si allungherà sempre di più, primavera e autunno saranno più brevi e, appunto, l’inverno si accorcerà progressivamente. L’allarme è alto soprattutto sulle conseguenze che la rottura degli equilibri stagionali ha sulla salute, l’agricoltura e l’ambiente.

 “Le stagioni sono l’orologio biologico di ogni essere vivente, spesso parliamo dell’aumento della temperatura di 2/3 gradi, però gli effetti del riscaldamento globale sulle stagioni è qualcosa che tutti noi già viviamo”. Guan e i suoi colleghi hanno esaminato i dati climatici giornalieri dal 1952 al 2011 per individuare l’inizio e la fine di ogni stagione nell’emisfero settentrionale. Hanno scoperto che in un periodo di quasi 60 anni, le estati sono cresciute da una media di 78 a 95 giorni. Gli inverni, in media, si sono accorciati da 76 a 73 giorni, e le stagioni primaverili e autunnali si sono contratte allo stesso modo. In media, le stagioni primaverili si sono ridotte da 124 a 115 giorni e gli autunni si sono ridotti da 87 a 82 giorni.

I rischi connessi al cambiamento climatico sono molteplici. Estati più calde e più lunghe determinano il proliferare di zanzare tropicali e altri parassiti, portatori di nuovi virus, cui segue un aumento delle allergie e delle malattie infettive.

“Arriveremo al punto in cui insetti come le zanzare della malaria, che normalmente non vivono in alta quota perché non sopravviverebbero durante la notte, diventeranno in grado di sopravvivere più a lungo a altitudini più elevate”, ha detto Scott Sheridan, scienziato del clima presso la Kent State University in Ohio.

Gli uccelli stanno già cambiando i periodi delle loro migrazioni e le piante germogliano e fioriscono in tempi diversi, portando a discrepanze tra gli animali e le loro fonti di cibo e sconvolgendo gli ecosistemi. I cambiamenti stagionali, inoltre, possono devastare l’agricoltura, specialmente per colpa di “false” primavere o tempeste di neve tardive.

Le stagioni scandiscono il ciclo di vita di piante e animali, per questo il cambiamento climatico mette a dura prova la capacità di adattamento delle specie.

Gli uccelli stanno già cambiando i periodi delle loro migrazioni e le piante germogliano e fioriscono in tempi diversi, portando a discrepanze tra gli animali e le loro fonti di cibo e sconvolgendo gli ecosistemi