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INTERVISTA
Teresa Agovino, artigiana della sostenibilità
 

La sua missione: portare la sostenibilità in ogni angolo del mondo

 
 
 

Teresa, chi è il green influencer? Da quando il Sole24 Ore mi ha definito tale, in tanti mi attribuiscono questo cappello. Mi piace pensare che ...

 
 

 

venerdì 19 marzo 2021

 

 

Teresa, chi è il green influencer?

Da quando il Sole24 Ore mi ha definito tale, in tanti mi attribuiscono questo cappello. Mi piace pensare che il green influencer sia una persona capace, con parole e gesti, a ispirare positivamente la community che lo segue. Non è un appellativo che adoro perché spesso il verbo “influenzare” ha un’accezione negativa che sottintende che chi ascolta non abbia la capacità di riflettere su quanto  detto o mostrato, cosa non vera. Il continuo dialogo e contatto con la mia community mi ha consentito di comprendere quanto interesse e capacità di giudizio ci sia dall’altra parte dello schermo. Chi mi segue è profondamente interessato ai temi che tratto, valuta sempre con grande attenzione ciò che dico e giunge, autonomamente, a personali conclusioni. Ciò che faccio con la mia attività di divulgazione sui social è portare alla riflessione coloro che mi seguono, fornendo i giusti strumenti per farlo. Cerco sempre di non schierarmi e mantenere il mio punto di vista fuori, perché ritengo che una visione oggettiva sia ciò che serva in ogni ambito. Ecco, questo è il motivo per cui l’appellativo green influencer lo sento poco adatto a me e alla mia community. 

Preferisci definirti “artigiana della sostenibilità”, spiegaci cosa significa.

Proprio così. Quando mi chiedono chi sono e cosa faccio, rispondo: sono Teresa, un’artigiana della sostenibilità. Non tanto perché sono un ingegnere ambientale e consulente di turismo sostenibile ma perché, a mio avviso, ho una forte passione per quello che faccio. La mia missione è portare la sostenibilità in ogni parte del mondo. Parto da un bisogno di una comunità locale, spesso a Sud del mondo, e costruisco un progetto sostenibile su misura per la popolazione e il territorio. Ho sempre creduto nella cooperazione come strumento di supporto ai popoli, amo sedermi per terra in un villaggio di qualche Paese in via di Sviluppo per ascoltare le esigenze delle comunità locali e progettare assieme le soluzioni più idonee, come progetti di potabilizzazione delle acque, gestione dei rifiuti ed efficientamento energetico delle strutture. Coopero sul campo come consulente di sostenibilità, nonostante la mia formazione universitaria sia legata al mondo dell’ingegneria ambientale. Ma la mia specializzazione con le Nazioni Unite mi ha consentito di formarmi anche nel turismo sostenibile e unire questi due aspetti della mia vita.    

Quale è stato il momento in cui hai capito che la sostenibilità aveva bisogno anche del tuo aiuto?

Spesso me lo chiedo anche io e riconosco di avere sempre un po’ di difficoltà a identificare il momento esatto. Ispirare gli altri al cambiamento è una vocazione. Ultimamente mi sono ritrovata a unire all’indietro i puntini e mi sono resa conto di quanto ogni singola esperienza mi abbia aiutata a scoprire chi sono e perché sono qui. La sostenibilità è la mia missione di vita ed è per questo che spesso mi risulta difficile capire quale sia stato il punto esatto di partenza.

Nonostante sia stato il tempo a permettermi di acquisire consapevolezza su questo tema, devo ammettere che c’è stato un momento nel quale ho avuto la certezza che questa fosse la mia missione. 

Quel giorno lo ricordo ancora in modo così nitido, ero in un villaggio remoto al centro della Tanzania, in cui facevo un sopralluogo per valutare l’entità del problema idrico e comprendere quale soluzione di potabilizzazione fosse più idonea per la comunità. Avevo visitato tantissimi siti nelle settimane precedenti, qualcuno con un impianto idrico più funzionante e qualche altro in condizioni meno idilliache, ma nessuno di questi era in condizioni così disastrose. Dopo 4 ore di viaggio su strade sterrate mi sono ritrovata dinanzi all’anziano del villaggio che mi teneva strette le mani implorandomi di aiutarli a sistemare l’impianto idrico per far giungere l’acqua nel loro distretto. Ecco, quello fu l’esatto istante nel quale ha capito che avrei dedicato tutta la mia vita alla salvaguardia del Pianeta e delle comunità locali. 

Teresa, da anni ti occupi di turismo sostenibile. Puoi spiegarci meglio di cosa si tratta? 

Proprio così, ormai da anni il turismo sostenibile occupa una parte importantissima del mio lavoro. Ho intrapreso il percorso di specializzazione con il GSTC (Global Sustainable Tourism Council) animata da un forte desiderio di applicare le mie competenze tecniche a un campo così trasversale come il turismo e devo ammettere che la mia intuizione è stata quella giusta. Amo profondamente ciò che faccio e la possibilità che mi viene data, ogni qual volta lavoro con le comunità locali per realizzare progetti di turismo sostenibile o con gli operatori di turismo per accompagnarli in un percorso di maggiore sostenibilità. È un lavoro variegato e poliedrico che si adatta, volta per volta, allo specifico contesto. Lavorare alla realizzazione di itinerari di turismo sostenibile con le comunità andine del Perù differente dal eseguire degli audit volti a valutare il livello di sostenibilità turistica di un alloggio in Croazia. Ecco, questi sono solo due esempi per spiegare quanto lo stesso lavoro possa declinarsi in tantissimi modi differenti, a seconda delle finalità e delle caratteristiche del territorio e delle comunità locali. Essere consulente di turismo sostenibile è profondamente sfidante perché mi spinge sempre ad approfondire aspetti culturali, antropologi ed ambientali molto interessanti. E’ un lavoro che da un lato apre le porte alla comprensione del mondo e dall’altro mi permette di supportare comunità locali e operatori turistici che desiderano rendere il turismo meno impattante. Oltre a essere consulente di turismo sostenibile sono anche auditor certificata, la prima in Italia, ossia mi occupo di ispezionare e rilasciare certificati di sostenibilità turistica a nome di organismi di certificazione riconosciuti a livello internazionale dalle Nazioni Unite attraverso l’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO). Inoltre faccio anche formazione a realtà turistiche, operatori del settore e viaggiatori che desiderano rendere il turismo un’industria più etica e meno impattante. 

Parlaci di un bel progetto di turismo sostenibile di cui sei orgogliosa

Domanda difficilissima perché amo tutti i progetti che ho realizzato in giro per il mondo. Potrei parlare della Tanzania dove ho vissuto la mia prima esperienza di cooperazione internazionale lavorando a un progetto di potabilizzazione dell’acqua in molti villaggi remoti dell’Africa. Quando ripenso ai mesi laggiù provo sempre una sensazione di grande orgoglio, perché ricordo di aver implementato per la prima volta in quei territori una soluzione di fitodepurazione completamente sostenibile e integrata nel territorio. Aver dato alla popolazione la possibilità di liberarsi dal continuo assistenzialismo occidentale proponendo loro delle soluzioni più accessibili, mi riempie il cuore di gioia. Ma anche i progetti in Sud-Est asiatico con la popolazione locale sull’educazione ambientale e il benessere animale mi rendono tanto orgogliosa. Ma, forse, quelli che porto maggiormente nel cuore sono quelli realizzati in Sud-America tra Perù ed Ecuador a stretto contatto con le comunità locali. Nello specifico, nella periferia di Lima mi sono occupata di gestione dei rifiuti solidi urbani, a Taquile, isola del Lago Titicaca, dove mi sono dedicata all’efficientamento energetico delle abitazioni della popolazione al fine di incrementare le loro attività di turismo sostenibile. Vicino Cuzco ho lavorato all’ideazione di itinerari di turismo sostenibile con la comunità andina e, infine, nella foresta amazzonica ho ispezionato diversi centri di recupero animali per verificarne la sostenibilità turistica. Un progetto più bello dell’altro, per questo non so mai quale scegliere. Nel mio sito www.teresagovino.com si possono vedere i progetti di cui ho parlato e non solo.

Non possiamo evitare di lasciare impronte ma possiamo scegliere come farlo.