INTERVISTA
Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report
Criticità e speranze di un Paese che vuole risorgere
Transizione energetica, rinnovabili, ecosostenibilità e la pioggia di investimenti per un mondo più vivibile e a misura d’uomo: come contenere l’assalto criminale a questo fondamentale ...
venerdì 9 aprile 2021
Transizione energetica, rinnovabili, ecosostenibilità e la pioggia di investimenti per un mondo più vivibile e a misura d’uomo: come contenere l’assalto criminale a questo fondamentale e benemerito settore?
Innanzitutto bisogna incrementare la catena dei controlli, e poi serve una rete fitta che unisca coloro che hanno competenze tecniche e scientifiche con chi deve realizzare i prodotti e con chi poi li vende e li promuove. In Italia questo manca, e provvedere a ciò dovrebbe far parte dei compiti della politica. In Italia le eccellenze nel campo sono piccole monadi, che non riescono a estendere la loro capacità capillarmente in tutta la penisola; in Germania, per esempio, lo Stato accompagna le università e la ricerca, oltre che le imprese. Da noi manca la visione complessiva della rete, dall’ideazione alla messa in vendita, possiamo dire di non avere ancora una visione funzionale e incisiva nella materia.
Qual è il più inconfessabile segreto sulla pandemia che da tempo ci investe?
Iniziamo col dire che alcuni aspetti non sono neanche un segreto: è stata evidente l’incapacità e l’impreparazione nel domare un evento del genere. Eppure ci sono state delle realtà che hanno affrontato la questione in maniera diversa, anche perché negli anni non avevano subito gli scellerati tagli che abbiamo avuto noi alla sanità; e poi, riferendoci al Titolo Quinto della Costituzione, bisogna sottolineare come ci sono dei casi in cui lo Stato deve assolutamente mantenere la sua centralità. Per non parlare del mancato aggiornamento del piano pandemico, di cui noi di Report tanto ci siamo occupati, anche su questo noi abbiamo pagato un tasso altissimo di morti. Poi c’è l’incapacità di prendere delle scelte impopolari e molto forti: le chiusure, i lockdown, sono delle misure gravi e sofferte, ma di fronte al valore della vita dovrebbero essere prese con maggior rigore e senza remore, per il bene di tutti. Tutto ciò è imperdonabile, non si è difesa l’economia e allo stesso tempo sono state mandate allo sbaraglio le persone. In più i dati andrebbero analizzati in tempo reale, si può finire in zona rossa con dati risalenti a due settimane prima, una follia. Tutto questo ci dovrà portare a ripensare il nostro sistema sanitario, ripristinando una rete territoriale molto forte. I medici di famiglia oggi dovrebbero iniziare a condividere maggiormente i dati in loro possesso, di cui solitamente sono gelosi. Ancora, ci vorrebbe una nuova edilizia ospedaliera, una organizzazione totalmente diversa del malato, un approccio diverso ai medicinali, di cui oggi c’è grande spreco.
Le comunità energetiche e l’indipendenza dalle multinazionali dell’energia: una strada, oltre che auspicabile, percorribile su larga scala?
E’ una ipotesi molto affascinante, che tra l’altro porterebbe ad una maggiore consapevolezza del consumo dell’energia, un fatto molto importante. Io auspico che, laddove sia possibile, proliferino questi modelli, tanto è vero che noi di Report in una puntata ne parlammo, facendo dei riferimenti alla Germania. In tempi non sospetti, noi di Report avevamo ipotizzato l’utilizzo di tutte le caserme italiane dismesse, trasformandole in luoghi di accoglienza per immigrati, prendendo soldi dall’Europa, e rendendoli luoghi di formazione, di apprendimento linguistico, impiegando in quei luoghi componenti di tutte quelle categorie afflitte dalla disoccupazione e rendendoli centri di energia pulita autoprodotta, in un certo senso delle comunità energetiche. Si potrebbe sfruttare l’energia pulita di queste caserme anche per avvicinare la cittadinanza in una maniera sempre più umana e adeguata al tema dell’immigrazione.
Ci spiega in sintesi l’intricata situazione della Terra dei Fuochi?
Il problema principale della Terra dei Fuochi è l’economia illegale, l’economia nascosta; ci sono aziende che non risultano da nessuna parte, come delle concerie, e che devono smaltire scorie di lavorazione, ovviamente in modo illegale. La cosa più facile è smaltirle bruciandole; se non si mette mano all’economia illegale, quindi lavoro nero, mancanza di contributi, evasione fiscale, non si andrà da nessuna parte. Lo Stato si deve riappropiare del territorio, questa è la condizione necessaria per una rinascita.
La scelta tra salute e lavoro, il caso dell’Ilva di Taranto…
Questo è un vecchio ricatto, secondo me… la tutela dell’ambiente, se guardiamo le cose da una giusta prospettiva, non è limitativo rispetto all’occupazione, anzi. La transizione energetica servirà proprio a questo, a creare un nuovo sguardo, delle nuove competenze e possibilità, ma per arrivarci bisogna creare quella rete di cui si parlava prima. Fondamentale regolare meglio la questione dei finanziamenti per le start up.
Il cibo che mangiamo nelle inchieste di Report, cosa emerge in termini di qualità e sicurezza, a livello generale?
Sono stati fatti tanti passi in avanti, ma la trasparenza la si vuole fino a un certo punto. A volte si ha l’impressione che i meccanismi di controllo siano approssimativi, serve un ultimo passo decisivo, per esempio sulla provenienza. Ci sono paesi che non hanno delle regole abbastanza sicure in campo alimentare, per cui la provenienza è fondamentale. Comunque anni fa eravamo messi sicuramente peggio.
Lei è un simbolo del giornalismo di qualità al servizio del cittadino e del Paese, tutto ciò non è privo di rischi… Anche a Lei chiedo, come fecero col Giudice Falcone, chi glielo fa fare e se ha mai avuto ripensamenti.
Io ho sempre avuto la voglia di raccontare i fatti, per il Bene Comune, per la collettività, è una cosa che ho sempre sentito da ragazzo, quindi diciamo che sicuramente nulla potrebbe interessarmi più di questo. Per quanto riguarda i ripensamenti, non nascondo che a volte c’è una grande amarezza: solo oggi ho raccolto tre querele, frutto inevitabile del mio lavoro. Ma se tu, Stato, non poni un freno a queste querele, che non costano nulla a chi le fa, ingolfi solo la giustizia e non aiuti la verità dei fatti.