Piercarlo Grimaldi
 

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INTERVISTA
Piercarlo Grimaldi, rettore Piano Fashion Green Pea
 

Uno shopping consapevole che abbraccia la sostenibilità

 
 
 

Abbiamo avuto il piacere di confrontarci con Piercarlo Grimaldi, antropologo e accademico, attualmente rettore del Piano Fashion di Green Pea, primo Green Retail Park in Italia ...

 
 

 

venerdì 5 novembre 2021

 

 

Abbiamo avuto il piacere di confrontarci con Piercarlo Grimaldi, antropologo e accademico, attualmente rettore del Piano Fashion di Green Pea, primo Green Retail Park in Italia dedicato al tema del Rispetto.

Con Green Pea, a Torino abbiamo il nuovo tempio degli acquisti ecocompatibili, da un’automobile a un capo di abbigliamento, fino a un profumo. Potreste spiegarci meglio la filosofia che muove il progetto?

La filosofia che muove il progetto è il fatto che l’italia sia produttrice di articoli straordinari e di un’eccellenza che in fondo non è ancora realmente conosciuta nel mondo. A Green Pea vengono uniti tutti quei settori commerciali che prima erano visti separatamente. Green Pea mostra la capacità di creare in modo originale cose che altri contesti non sono in grado di creare… c’è una forte attenzione alla specificità, dote preziosa che aiuta a interpretare questo bellissimo Paese creando prodotti eccellenti.

“Siamo convinti che, oggi più che mai, sia arrivato il momento di mettere un freno alla frenesia del consumo indiscriminato, anche e soprattutto nel mondo della moda”, si legge sul vostro sito. In che modo Green Pea promuove un cambio di passo in questo senso? E come cambia il rituale dello shopping?

 Io credo che ognuno di noi vorrebbe che ciò che indossiamo fosse un elemento identitario, che esalta la nostra specifica personalità. L’abbigliamento che Green Pea propone è fortemente identitario e legato alla costruzione della personalità dell’individuo. Green Pea riesce a rendere un tutt’uno l’individuo e ciò che indossa perché cura il dettaglio, le esigenze dell’individuo e soddisfa l’esigenza di identità. Se una persona ha una vestibilità identitaria allora non ha nemmeno l’esigenza di cambiare ogni giorno. Sentiamo il bisogno di farlo quando manca il senso espressivo ed identitario della nostra personalità.

Il rituale dello shopping è cambiato, non è più un mordi-fuggi ma è un rituale ragionato. Lo Shopping è un modello ragionato e pensato in cui è insito il mio bisogno di affettività e identità. E uno shopping ozioso…un ozio creativo. L’ozio crea la mia personalità, identità e originalità.

Ozio creativo, shopping ragionato e individualità. Sono valori che, insieme al rispetto dell’ambiente, caratterizzano anche i giovani. Come rispondono le nuove generazioni alla moda sostenibile targata Green Pea? 

Credo che i giovani siano la fetta di umanità che più è interessata a questo elemento. La gente che ha già superato alcune parti sostanziali della vita sente meno pressanti alcune tematiche che per i giovani invece sono molto chiare ed hanno l’esatta visione di un fenomeno che ci sta precipitando addosso. I giovani hanno maggiormente bisogno di un’identità vestitaria..si devono rapportare a un oggetto che sia più qualitativo che quantitativo. 

L’ultimo piano dell’edificio è dedicato all’ozio creativo. Qual è il ruolo dell’ozio nella società moderna, quale il suo valore aggiunto?

Il valore aggiunto è che dell’ozio dobbiamo recuperare la creatività che arriva dal passato (come ci hanno insegnato greci e romani). Fermarsi non vuol dire non produrre, ma significa pensare e riflettere per fare le scelte migliori. L’ozio è il momento in cui corpo e mente funzionano in modo organico e cognitivo, non separato.

Green Pea ha aperto una strada, quella del cambiamento. In un mercato che, soprattutto in Italia, è molto competitivo cosa si sente di dire alle aziende del settore che rifiutano la logica dell’innovazione sostenibile?

Io dico che siamo ad un tornante proprio anche produttivo che richiede questo passaggio. Chi produce in questo momento sta vivendo una crisi trasformativa… capire cosa sta chiedendo il mondo che verrà. Noi dobbiamo andare in questa direzione. L’oggetto in generale (l’abito) è ciò che più da personalità ed individualità all’individuo. Io direi che le aziende devono confrontarsi in questo grande momento della produttività perché non può più essere solo strumentale ma anche affettiva.

Se una persona ha una vestibilità identitaria allora non ha nemmeno l’esigenza di cambiare ogni giorno. Sentiamo il bisogno di farlo quando manca il senso espressivo ed identitario della nostra personalità.