Giovannini
 

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INTERVISTA
Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti
 

Next Generation EU: occasione unica per un’Europa più sostenibile

 
 
 

Ministro, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, definisce Next Generation EU un insieme di investimenti, senza precedenti, a favore delle future generazioni. ...

 
 

 

martedì 19 gennaio 2021

 

 

Ministro, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, definisce Next Generation EU un insieme di investimenti, senza precedenti, a favore delle future generazioni. Come dovrebbe sfruttare questa occasione il nostro Paese per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale uniti a una crescita occupazionale?

Con la presidenza von der Leyen l’Unione europea ha posto l’Agenda 2030 al centro della sua azione e la creazione del Next Generation EU. Un piano di ripresa basato sulla trasformazione digitale, sulla lotta alle disuguaglianze e sulla transizione energetica ed ecologica. Occasione unica per trasformare il nostro continente in un luogo più resiliente e sostenibile. Per non farsi trovare impreparata, l’Italia deve dotarsi di una struttura organizzativa e progetti in linea con quanto richiesto dall’Europa, per non rischiare di spendere inefficacemente i 209 miliardi di euro stanziati. La bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) approvata dal Governo va migliorata e ne va definita la struttura di governance. Su questi aspetti l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) farà i suoi rilievi nelle sedi opportune.

MES e MES sanitario, se ne parla tanto, tra allarmismi ed esultazioni ma non tutti hanno un’idea chiara di cosa siano realmente. Può spiegarci di cosa si tratta ed esporci la sua posizione a riguardo?

Tra i fondi europei che il nostro Paese ha a disposizione per mettere in atto una completa trasformazione socioeconomica vi sono il “MES sanitario” e il “SURE”, creati per proteggere i posti di lavoro messi a rischio dalla pandemia. Al di là dello strumento da utilizzare, sono a favore del MES per investire immediatamente nuove risorse nel nostro sistema sanitario, quelle del Next Generation arriveranno tra molti mesi ma dobbiamo prima di tutto porci il quesito di cosa fare con questi soldi. Un pezzo che, però, vedo ancora mancare nel dibattito italiano.

Altra piaga del nostro Paese sono i Neet, che rappresentano il 22% della popolazione. Crede che il rilancio della Garanzia Giovani possa realmente rappresentare un aiuto occupazionale oppure occorrono altre soluzioni?

Secondo gli ultimi dati Eurostat, sono stati quasi 1,5 milioni i ragazzi italiani che hanno aderito al programma “Garanzia giovani” e, di questi, circa il 78% ha ottenuto un’offerta, con una quota molto elevata di stage, ma questo dipende dalle imprese che lo usano come primo passo per valutare le persone. Trovo giusto rilanciare tale misura, magari aggiornandola o rivedendo gli aspetti più critici, perché ha rappresentato un aiuto per l’occupazione dei più giovani. L’Italia ha ancora un numero di Neet più alto della media europea perciò servono misure strutturali in grado di generare nuovi posti di lavoro, ma all’interno del passaggio a un’economia a basso contenuto di carbonio. Per questo, è fondamentale puntare sullo sviluppo delle competenze, qualsiasi misura a sostegno dell’occupazione giovanile non può prescindere da un rafforzamento della formazione di qualità.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per aver violato le regole comunitarie sulla qualità dell’aria, il nostro Paese risulta inadempiente dal 2008. A seguito di questa pandemia, ci saranno ingenti investimenti nella salute della persona e dell’ambiente, capaci di disinnescare anche le “bombe ecologiche” che minacciano il nostro Paese?

Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente possediamo la peggior aria d’Europa, responsabile ogni anno della morte prematura di circa 65mila persone. L’ultimo provvedimento europeo riferito al PM10 dice chiaramente che il nostro Paese ha sforato sistematicamente i limiti soglia nel periodo 2008-2017 senza adottare contromisure necessarie a questo tipo di inquinamento. Inoltre, sull’Italia pendono altre due procedure di infrazione UE sull’argomento, quella sul PM 2.5 e quella sul biossido d’azoto. Una quantità elevata di smog delle nostre città è imputabile ai sistemi di riscaldamento e raffrescamento delle abitazioni più che ai trasporti. I nuovi fondi europei, se ben sfruttati, rappresentano una grande opportunità per trasformare le nostre città in chiave sostenibile.  Più spazi verdi, potenziamento del trasporto pubblico, riqualificazione degli edifici, approvazione di provvedimenti contro il consumo di suolo; sono ricette da mettere in campo subito e insieme, per tutelare la nostra salute e creare così realtà urbane, finalmente, a misura d’uomo.

In un’analisi di ASviS sul raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile si parla di “Indirizzare il cambiamento tecnologico a obiettivi di giustizia ambientale”, come e in che tempi è fattibile?

È una delle proposte contenute nell’ultimo Rapporto ASviS, riferita al Goal 10 “Ridurre le disuguaglianze”, che per essere realizzato richiede un’ampia gamma di interventi. Con il coinvolgimento di Università e imprese, l’intento è quello di utilizzare l’innovazione tecnologica per ridurre il divario tra le persone. Una proposta che ha bisogno di essere accompagnata da altre misure, come un forte investimento sulla formazione e una riforma fiscale complessiva. Credo che il momento che stiamo vivendo risulti cruciale, come determinante sarà l’utilizzo in tal senso delle risorse UE. Parliamo di politiche di medio e lungo termine che dovrebbero portare nel giro di qualche anno a un’Italia più giusta e meno diseguale.

La pandemia ci sta obbligando a cambiare molte delle nostre abitudini come il lavoro in modalità smart working e l’utilizzo di una mobilità alternativa. Crede che tutto questo resterà un’abitudine consolidata, di cui trarrà beneficio l’ambiente, o tutto tornerà come era prima?

La pandemia ci ha insegnato che cambiare non solo è possibile, ma necessario. Il ricorso allo smart working ha dimostrato che moltissime persone possono continuare a svolgere il proprio lavoro da casa. Credo che, anche nella fase successiva al Covid-19, bisognerà continuare su questa strada, magari rivedendo i luoghi d’incontro nelle città e pianificando la mobilità urbana alla luce delle mutate esigenze di spostamento. Durante la pandemia si sono poi moltiplicati i mezzi di trasporto leggeri, come bici e monopattini. Se devo essere sincero, guardando alle altre cittadine europee non era poi così difficile pensare che questi mezzi si sarebbero prima o poi diffusi anche in Italia. La speranza è che ora le buone pratiche, per l’ambiente e la salute dei cittadini, si trasformino in abitudini e che, grazie anche all’azione governativa, si vada sempre di più nella direzione di una mobilità e di uno sviluppo sostenibili sul piano ambientale, economico e sociale.