massimo cirri
 

< back

INTERVISTA
Massimo Cirri, psicologo e conduttore radiofonico
 

Racconto e ascolto in aiuto al pianeta ferito e alle anime sofferenti

 
 
 

Conduttore radiofonico, psicologo, autore teatrale: parafrasando Omero mi verrebbe da definirLa “uomo dal multiforme ingegno”. Quale il filo conduttore tra le tre attività che scandiscono ...

 
 

 

venerdì 26 marzo 2021

 

 

Conduttore radiofonico, psicologo, autore teatrale: parafrasando Omero mi verrebbe da definirLa “uomo dal multiforme ingegno”. Quale il filo conduttore tra le tre attività che scandiscono la sua vita lavorativa?

Avere più attività è stato un escamotage, quando mi applico in uno di questi settori e non sono soddisfatto dei risultati riesco a dirmi che non è questa la mia vera identità; magari facendo una trasmissione discutibile alla radio posso pensare di essere un grande psicologo, o ascoltando i dolori dei pazienti e rendendomi conto di non riuscire sempre ad aiutarli, posso immaginarmi come un grande autore teatrale, e così via. A parte gli scherzi, il filo conduttore della mia vita lavorativa è il bisogno, la passione e il servizio legati alla comunicazione, un fattore imprescindibile di ogni essere umano. Dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità che qualunque sofferenza o inciampo della vita umana peggiora se ci si aggiunge la solitudine, quindi il generare comunicazione, che sia alla radio o che sia parlando con le persone che hanno la vita un po’ incasinata, come faccio io come psicologo della CGIL, è anche il mio contributo nei confronti delle tante persone che provano dei disagi.

“Caterpillar” e la campagna “M’illumino di meno”: parliamo dell’importanza di questa iniziativa e, più in generale, di come i media possano e debbano fare la differenza per la causa della sostenibilità.

Quando abbiamo lanciato questa iniziativa, nel 2005, era un’altra stagione: mi ricordo che c’erano in Italia sette o otto famiglie che avevano sul tetto di casa un impianto fotovoltaico. Tra queste pochissime persone c’era Beppe Grillo e un ascoltatore ravennate di Caterpillar di cui non ricordo il nome. Adesso sono passati diciassette anni, un tempo veramente breve, e credo ci siano milioni di cittadini che, tornando a casa da lavoro, prima di salutare la famiglia e il cane, come prima cosa vanno a vedere quanto ha prodotto il loro impianto. C’è un grande cambiamento in atto, noi ci siamo resi conto col programma che questo impegno che le persone e le aziende mettono in questa rivoluzione, andava raccontato. Evidenziare i comportamenti della gente e metterli in circuito, dando attenzione al fenomeno, vuol dire andare oltre le solite notizie che i mezzi di comunicazione sono abituati a dare e contribuire a rendere i media propulsori della nuova frontiera. La questione dell’energia è strettamente legata al futuro del pianeta da molti aspetti, non solo ambientali, ma anche economici: la comunicazione ha il dovere di occuparsi di un tema così rilevante, anche come facciamo noi, rendendo le persone protagoniste, facendo raccontare al signore che ha messo un impianto fotovoltaico sul tetto di casa la sua soddisfazione di essere un produttore di energia.

Da psicologo, potrebbe servire una forma di analisi collettiva per frenare il male che l’umanità si infligge, compromettendo l’ecosistema e esasperando i propri stili di vita?

Credo che sarebbe una buona idea: basta sentire gli economisti e i pedagogisti per capire che ci vuole un cambio di passo. Ci sono già, per fortuna, molti temi legati a come costruire il nostro futuro che vengono trattati nelle scuole italiane. Due questioni ineludibili che ha davanti l’umanità sono quella del cambiamento economico dovuto alla crisi climatica e quella dell’equità sociale, perché l’idea che otto persone dispongano di beni superiori alla metà del pianeta mi sembra decisamente troppo.

Immaginiamo di festeggiare la (speriamo) prossima riapertura dei teatri: quali argomenti trattare per spiegare, con un monologo, la correlazione tra la pandemia che ci investe e il dissesto ambientale?

Bella domanda, a me, anche se sono deliri, piacerebbe mettere in scena l’immagine di un signore che mangia carpaccio di pangolino, un animaletto capace di tollerare i virus ma anche di trasmetterli con facilità. Distruggere alcuni equilibri naturali può creare grandi disastri, bisogna lavorare alla ricostruzione di un ambiente più sano e a misura d’uomo. Mangiare troppa carne, ad esempio, contribuisce a far saltare degli equilibri che invece andrebbero tutelati.

L’ascoltatore che elabora e interpreta visivamente la narrazione proposta: è il segreto della magia della radio?

E’ azzeccatissimo, ascoltare non è un atto passivo, è un atto attivo, perché ci metto del mio: quella voce mi può stare simpatica o antipatica, mi può ricordare quella di un mio cugino che non vedo da tanto tempo, mi può fare compagnia mentre in automobile percorro la tangenziale tornando da lavoro. Quando gli ascoltatori della radio mi fermano e mi dicono che mi avevano immaginato più giovane o più anziano, più robusto o più magro, mi arriva la conferma di quanto sia attivo il loro ruolo nel recepimento di ciò che la radio stessa propone. La televisione non produce allo stesso modo questa magia, inoltre mentre la radio spesso parla a persone che in quel momento sono attive, spesso la tv si propone a gente sdraiata sul suo divano, meno disposta a recepire e rielaborare.

La scuola e la dad: cosa rimarrà ai ragazzi di questa esperienza? Un freno o un volano per la loro entrata nell’età adulta?

Difficile da dire, ci siamo ancora dentro. Io ho una figlia che era in Canada quando è scoppiata la prima ondata pandemica, e noi l’abbiamo convinta a tornare, nonostante fosse molto amareggiata, poiché doveva restarci per sei mesi per motivi di studi universitari. L’ho vista un po’ soffrire, purtoppo. E’ anche vero che lei e tutti noi abbiamo visto che certe cose si possono fare anche a distanza, in previsione post pandemica è un insegnamento di cui dovremo fare tesoro.

Massimo Cirri e una risposta istintiva, non meditata: quale il suo più grande amore professionale, Lei che ha un multiforme ingegno, come già sostenuto?

Per come sono fatto io, per gli insegnamenti di mia mamma, credo che ascoltare i dolori delle persone sia una missione utile e gratificante, è un mestiere appagante e una passione che caratterizza la mia persona.