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INTERVISTA
Marco Cortesi, autore e protagonista di Green Storytellers
 

L'impegno per un mondo sostenibile e pacifico

 
 
 

La terza serie di Green Storytellers, serie tv italiana sull’ambiente in onda su Mediaset Infinity+, rispetto alle due precedenti, annovera la collaborazione con il WWF. ...

 
 

 

venerdì 22 aprile 2022

 

 

La terza serie di Green Storytellers, serie tv italiana sull’ambiente in onda su Mediaset Infinity+, rispetto alle due precedenti, annovera la collaborazione con il WWF. Qual è il valore aggiunto di questo binomio?

Credo che il successo della serie Green Storytellers risieda in un elemento molto specifico, quello cioè di essere rimasti fedeli alla nostra natura di racconta – storie, di Storytellers. Questo ci permette di portare lo spettatore nel cuore dell’azione, di stupirci di fronte a quello che siamo chiamati a vivere: il pubblico lo avverte ed il tema della sostenibilità riesce così a giungere con un forte coinvolgimento emotivo. Mi piace dire che noi siamo solo spettatori di straordinarie storie che qualcun altro ha deciso di mostrarci. Il WWF giunge allora come uno dei partner più importanti che potessimo desiderare e la nostra gratitudine nei confronti di quella che a tutti gli effetti è la più grande organizzazione mondiale per la natura, risiede proprio nel fatto di poter documentare quelle che probabilmente sono tra le storie più indimenticabili di chi lotta in nome dell’ambiente.

Sostenibilità ambientale e difesa degli ecosistemi. Argomenti attuali che rischiano di passare in secondo piano causa la crisi bellica. Come riportarle all’attenzione di opinione pubblica e istituzioni internazionali?

È una domanda la cui risposta è decisamente complessa. Brian Tracy, coach e formatore d’Oltreoceano, invita a riflettere sulla differenza tra ciò che è importante e ciò che invece è urgente. Anche nella nostra vita di tutti i giorni siamo sommersi da una infinita trafila di urgenze, mentre ciò che davvero è importante viene spesso tralasciato, posticipato, rimandato. Ciò che è importante non è mai urgente e ciò che è urgente finisce per non essere mai davvero importante. Le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite che invitava qualche giorno fa a una riflessione sulle conseguenze sull’ambiente della crisi bellica, mi spingono proprio a questa riflessione: una guerra nella sua drammatica urgenza richiede tutta la nostra attenzione, ma non dobbiamo dimenticare che la crisi climatica, anche se in questo momento apparentemente secondaria, è drammaticamente sempre più importante. Una piccola provocazione: secondo le stime le perdite umane ed economiche derivanti dal riscaldamento climatico saranno più elevate di qualsiasi conflitto. Sono stime che fanno riflettere.

Non crede che proprio gli eventi di questi giorni siano l’occasione (che mai nessuno avrebbe voluto) per virare a grandi passi verso la transizione energetica e le fonti rinnovabili? Cosa deve ancora succedere per capire?

La mia speranza è che momenti tanto drammatici come quelli attuali possano indirizzarci verso scelte consapevoli che accelerino la transizione ecologica. La storia è piena di eventi in cui, volenti o nolenti, la guerra è stata responsabile di mutamenti importanti per il genere umano. Pensiamo al nucleare o allo stesso sviluppo di Internet (inizialmente nato come metodo di comunicazione in caso di conflitto). È triste e angosciante pensare che sia necessaria una guerra per generare cambiamento, ma se una guerra potesse nella sua drammaticità obbligarci a una presa di consapevolezza, noi accettiamo questo come un insegnamento da non sprecare.

In un articolo ha dichiarato che “molte persone hanno immaginato come avrebbero voluto il nostro continente dopo la crisi sanitaria”. Come pensa che quelle stesse persone vorrebbero vedere l’Europa dopo la guerra in Ucraina?

Siamo molto fortunati nel poter alternare all’esperienza televisiva anche quella del contatto diretto con il nostro pubblico in molteplici eventi dal vivo: veri e propri spettacoli sulla sostenibilità che teniamo in tutta Italia. Quello che avvertiamo in questo momento è una profonda angoscia unita a un forte senso di smarrimento. Si tratta di eventi troppo imponenti e troppo più grandi di noi per permetterci, nel tempo record in cui si sono evoluti, di metabolizzarli in una visione costruttiva del futuro. Anche il nostro lavoro di sondaggio durante la pandemia (alla ricerca di una risposta alla domanda: “Come immagini il mondo dopo il Covid?”) ha avuto effettivi risultati solo dopo mesi dal dilagare della malattia. Nelle prime settimane regnava il panico e l’incapacità di razionalizzare quello che globalmente stavamo vivendo. Mi viene da pensare in un certo senso al principio della Piramide dei Bisogni di Maslow: la crisi ucraina ha riportato il mondo ai bisogni primordiali (quelli che Maslow chiama “fisiologici” e di “sicurezza”). La riflessione sul futuro, e confido che sarà una riflessione costruttiva, giungerà solo col tempo.

“Effetto serra – Effetto guerra” è il titolo di un libro di Grammenos Mastrojeni. Ma probabilmente è quello che ci aspetta. Gli attuali avvenimenti cambieranno l’approccio alla questione climatica globale. Il nostro pianeta può ancora aspettare? 

Sono dell’idea che il mondo non possa più aspettare. Ogni conflitto, seppure intriso di ideologie e narrativa bellica, rappresenta sempre una guerra “economica” e la lotta per le risorse energetiche è già iniziata. Il riscaldamento globale e la conseguente desertificazione di molte zone del Centro Africa a esempio è causa di imponenti migrazioni di massa, il cui risultato è la destabilizzazione di interi territori. Sempre più spesso possiamo intuire lo strettissimo legame che intercorre tra ambiente e stabilità geopolitica. Transizione ecologica, lotta al cambiamento climatico, energie rinnovabili, sostenibilità sono esattamente la strada per eliminare la dinamica stessa del contendere. Difendere l’ambiente significa oggettivamente costruire la pace, in tutti i sensi.

Difendere l’ambiente significa costruire la pace, in tutti i sensi