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INTERVISTA
Luigi Lazzareschi, Amministratore Delegato Sofidel
 

Cosi abbiamo contrastato gli impatti sanitari e sociali dell’emergenza

 
 
 

“Less is more” è il principio che ha sempre guidato la politica sostenibile di Sofidel. Ce lo spiega più nel dettaglio? Il concetto, come è ...

 
 

 

venerdì 9 luglio 2021

 

 

Less is more” è il principio che ha sempre guidato la politica sostenibile di Sofidel. Ce lo spiega più nel dettaglio?

Il concetto, come è noto, viene dal mondo dell’architettura. Noi lo abbiamo mutuato volentieri. Quel “il meno è più” riassume infatti molto bene l’azione strategica di Sofidel, il suo approccio sostenibile. Afferma quella ricerca di essenzialità, integrità e onestà che guida il nostro modo di lavorare e di fare impresa: dall’organizzazione, all’approvvigionamento; dalla fase di ricerca e ideazione, alla produzione, alle attività di marketing. Concretamente per noi vuol dire cercare in ogni attività soluzioni innovative per dare “di più” ai nostri stakeholder in termini di prodotti, valori e servizi, “con meno” in termini di impatti ambientali o effetti negativi in campo sociale. Insomma, perseguire il massimo dell’efficienza dedicando crescente attenzione al pianeta e ai bisogni delle persone. Insieme al nostro purpose Clean living, dove il concetto di pulito è usato nell’accezione fisica ed etica del termine per dichiarare immediatamente i benefici che intendiamo offrire in termini di prodotto, ambiente e rispetto, il principio Less is more rappresenta uno degli elementi profondi della nostra identità.

Rispetto dell’ambiente, efficienza energetica, modelli inclusivi e partecipati, sono i marchi distintivi di Sofidel. Qual è la vostra idea di sostenibilità oggi?

Premesso che il nostro approccio non è mutato nel tempo, perché abbiamo sempre considerato la sostenibilità una leva strategica di sviluppo competitivo, da integrare trasversalmente in ogni nostra attività, per ottenere vantaggi concreti nel medio-lungo termine, oggi ci stiamo muovendo lungo 5 direzioni prioritarie: stiamo lavorando per favorire la  crescita degli standard di sostenibilità della nostra catena di fornitura, incrementando l’acquisto di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili proveniente da impianti di nuova costruzione realizzati grazie a contratti di lungo termine firmati con i fornitori e riducendo il ricorso alla plastica convenzionale nei nostri imballaggi. Stiamo inoltre investendo nel mondo digitale, e siamo impegnati a più livelli a promuovere la cultura della sostenibilità e dell’inclusione, a partire dai giovani, con particolare attenzione al tema della formazione.

Dottor Lazzareschi, ci racconta come Sofidel ha affrontato la crisi economica seguita all’emergenza sanitaria? E quali sono le vostre prospettive a breve termine nell’ottica del “nuovo inizio” all’insegna della sostenibilità socio/economica?

Dandoci alcune priorità. Prima di tutto tutela della salute e della continuità della fornitura, e sostegno a ospedali e a persone in difficoltà – in Italia lo abbiamo fatto donando 135 tonnellate di prodotti alla Caritas – per contrastare nell’immediato gli impatti sanitari e sociali dell’emergenza. Nella “fase di ripartenza” abbiamo poi attivato iniziative per dare supporto ad attività economiche particolarmente colpite dal lockdown, in molti casi – come ristorazione e turismo – appartenenti ad ambiti economici a noi affini, in altri semplicemente ad attività localizzate nelle comunità dove abbiamo impianti produttivi. L’emergenza pandemica ha però evidenziato anche la stretta interrelazione dei problemi ambientali e sociali che dobbiamo affrontare. Il nostro focus ora è sulla transizione ecologica e digitale e stiamo dedicando crescente attenzione agli aspetti dell’inclusione sociale. Un lavoro portato avanti anche attraverso l’impegno in campo formativo con l’istituzione di numerose collaborazioni con scuole secondarie (Istituti tecnici e Istituti tecnici superiori) e Università. Ma a suo modo pure con il progetto educativo “Mi curo di te” promosso da WWF Italia e Sofidel, con il marchio Regina, per far approfondire ai ragazzi delle scuole elementari e medie, i temi legati all’ambiente e agli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030. Ad oggi sono state coinvolte più di 17.000 classi e qualcosa come 380.000 studenti. Quello relativo alla cura e allo sviluppo del capitale umano, in un momento di profonda trasformazione del paradigma produttivo e di rallentamento della mobilità sociale, è un tema importante che intendiamo sviluppare ancora.

Una recente indagine condotta da Centrica Business Solutions evidenzia che, durante l’ultimo anno, quasi la metà delle aziende coinvolte ha lamentato una certa difficoltà nel giustificare gli investimenti in tecnologie green, ad alta efficienza energetica e a basse emissioni di Co2. Avete riscontrato il medesimo problema? E come pensate di superarlo?

No, nella nostra esperienza non abbiamo incontrato questo tipo di problema. Da impresa energivora sensibile alla sostenibilità, che raggiungerà i propri obiettivi di riduzione di CO2 – per altro approvati da Science Base Targets Initiative – principalmente attraverso l’incremento di acquisto di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, ciò che rilevo è che in questi anni c’è stata una notevole evoluzione tecnologica con costi oggi più accessibili e tempi di ritorno sugli investimenti presumibilmente più brevi.

Dottore, lei è il primo italiano entrato nella Paper Industry International Hall of Fame, il Gran Galà dell’industria mondiale della carta. Quali sensazioni ha provato nel rappresentare il Paese in un contesto così prestigioso?

La mia esperienza di questi anni in più Paesi ha rafforzato in me un convincimento: ovvero che l’Italia può vantare una qualità molto alta di capitale umano. Ho così sempre pensato al mio ingresso nella Paper Industry International Hall of Fame come al riconoscimento di un lavoro collettivo di cui io ero sì l’espressione più visibile, ma dietro il quale c’è sempre stato l’impegno, la competenza e la passione di tanti collaboratori e tanti partner, in gran parte italiani. La prima sensazione provata è stata quindi di gratitudine e orgoglio per avere l’onore di rappresentare, in quel contesto, un Paese che ha grandi risorse nelle quali, forse, non sempre crede a sufficienza. Immediatamente dopo mi sono detto che si trattava di provare a fare ancora di più e meglio in un mondo che corre veloce. Ancor di più in questa fase – tutti lo speriamo – di fuoriuscita dalla pandemia. Mi auguro che il nostro Paese ne sia consapevole e abbia il coraggio e la compattezza necessarie per compiere un significativo balzo in avanti.

… per noi vuol dire dare “di più” ai nostri stakeholder in termini di prodotti, valori e servizi, “con meno” in termini di impatti ambientali