foto Direttore Parco Luciano Sammarone
 

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INTERVISTA
Luciano Sammarone, Direttore Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise
 

 
 
 

Come è stato accolto dal Parco l’impegno del Governo Draghi di inserire la Tutela dell’ambiente nella Costituzione? In che modo questo passaggio segnerebbe una svolta ...

 
 

 

venerdì 2 aprile 2021

 

 

Come è stato accolto dal Parco l’impegno del Governo Draghi di inserire la Tutela dell’ambiente nella Costituzione? In che modo questo passaggio segnerebbe una svolta rispetto al passato?

Ovviamente bene, anche se come sappiamo le leggi non sono sicurezza di tutela e conservazione, visto che l’Art. 9 della nostra Costituzione in qualche modo già prevedeva tutto ciò, benché declinato secondo il sentimento dell’epoca. E così come hanno dimostrato anche altre norme di tutela. La svolta rispetto al passato dovremmo vederla nei fatti di tutti i giorni, delle amministrazioni chiamate a governare il territorio e dei singoli, aziende o privati, con atteggiamenti davvero più rispettosi dell’ambiente, riducendo l’impatto, a cominciare dal consumo di suolo, che in Italia rischia di diventare una vera emergenza. Insomma, parliamo tantissimo di sostenibilità, ma, nei fatti, facciamo ancora troppo poco per dargli forza e sostanza.

Turismo sostenibile: negli anni avete avuto percezione della crescente attenzione sociale alle tematiche ambientali? Pensa sia cambiato negli anni il “visitatore tipo” del parco?

A volte, guardando quello che accade, penso che ci sia stato una sorta di “analfabetismo” ambientale di ritorno, un po’ come la grammatica italiana. In tanti, forse troppi, danno per scontato il valore della conservazione e parlano di ambiente “in terza persona”, quindi tocca sempre ad altri, dimenticando però che è nei comportamenti di tutti i giorni, piccoli e grandi, che possiamo fare la vera differenza. Se solo pensa a quanto basso è, mediamente, il livello di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani; di quanta immondizia (di ogni tipo) viene abbandonata lungo le nostre strade, e via dicendo. Quindi da un lato è cresciuta l’attenzione verso i temi ambientali, grazie anche a campagne di informazione e di sensibilizzazione, ma non sempre questo ha prodotto effetti in termini di cambiamenti di comportamento dei singoli.

Quanto ai visitatori del Parco abbiamo problemi analoghi, nel senso che sono aumentati in numero complessivo, ma tra questi non mancano coloro che si avvicinano al territorio protetto quasi solo alla ricerca dello scoop, della foto alla fauna da postare (o vendere), all’avventura in aree di riserva integrale ignorando i divieti, facendo danni incredibili di cui non ne hanno nessuna consapevolezza. Paradossalmente negli anni siamo riusciti a far crescere la cultura e la sensibilità di chi svolge attività tradizionali (boscaioli, pastori, agricoltori, operatori turistici) che hanno capito il valore della conservazione e ne fanno tesoro, ma non sempre lo stesso è avvenuto in chi arriva da lontano, e su questo dobbiamo lavorare.

Glocalizzazione, territorio e comunità. In che modo il Parco interagisce e arricchisce il territorio e le comunità locali che vi vivono?

L’esempio più immediato che mi viene in mente è l’orsa Amarena che lo scorso anno, con i suoi 4 cuccioli, ha portato all’attenzione internazionale alcuni piccoli borghi come Villalago e Bisegna. Se i due Comuni avessero deciso di lanciare una campagna di comunicazione e promozione turistica, nemmeno spendendo un milione di euro a testa avrebbero ottenuto lo stesso risultato. Amarena però è frutto diretto dell’attività di tutela e conservazione svolta in tanti anni dal Parco, con ritorno immediato sulle comunità locali. Analogamente ad Amarena potremmo parlare dei borghi, dei paesaggi, delle Foreste Vetuste (patrimonio UNESCO), e dei tanti aspetti che in qualche modo da anni il Parco tutela con norme specifiche, riconoscendo ai Comuni anche un indennizzo per le aree di riserva integrale e generale, contabilizzandoli come “servizi ecosistemici”. Tutto ciò per dire che i vincoli di cui tanti hanno parlato e parlano, in modo negativo, in realtà non sono limiti allo sviluppo, ma un investimento sul futuro di tutti. È come comprare un prodotto biologico direttamente dal contadino, a cui si riconosce un valore maggiore.

Quali sono le specie animali del Parco a maggior rischio d’estinzione e quali sarebbero le conseguenze per l’ecosistema se scomparissero realmente?

L’orso marsicano era e resta una specie minacciata di estinzione, nonostante negli ultimi anni abbiamo registrato segnali molto incoraggianti con la nascita di un bel gruppo di cuccioli, almeno 50 fra il 2016 e il 2019 e anche se, come scientificamente è risaputo, il tasso di sopravvivenza non è molto elevato è sempre il risultato di una popolazione piccola ma vitale. Al pari dell’orso resta fortemente minacciata la lontra, che ha bisogno di acque pulite e corsi d’acqua senza interruzioni. Ci sono poi molte specie di uccelli, tra cui ad esempio il fringuello alpino, tra i più minacciati dai cambiamenti climatici, insieme a insetti, rettili e anfibi.

La scomparsa di una specie può dipendere da molti fattori, quasi sempre però legati alle nostre attività, dirette, sulla popolazione, o indirette, sugli habitat. Non a caso uno dei punti di forza per la tutela ambientale negli ultimi anni è arrivata proprio dalle Direttive comunitarie che siamo chiamati ad attuare e rispettare con maggiore attenzione, anche perché assicurano le famose indennità compensative ad alcune categorie produttive che sul territorio vivono e operano anche per la conservazione, a testimonianza del fatto che siamo chiamati tutti a fare squadra perché gli equilibri ambientali sono molto delicati e noi conosciamo ancora troppo poco dei meccanismi che regolano il nostro pianeta. Quindi dobbiamo essere prudenti, come impone appunto la Direttiva Habitat.

Il più grande amico e la peggior minaccia per il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise

Per fortuna di amici ne abbiamo tantissimi, dentro e fuori il nostro territorio, e questo da un lato ci dà forza, dall’altro ci chiama ad una grande responsabilità per fare sempre di più e sempre meglio. Lo scorso anno abbiamo avuto una risposta eccezionale dal 5×1000, con tantissimi cittadini che ci hanno donato risorse importanti, tutte destinate alla ricerca e alla conservazione.

Purtroppo anche le minacce sono sempre tante perché il nostro è un sistema complesso, ricchissimo, in cui ogni elemento è vitale e va protetto. Questo significa fare tanta ricerca sulle specie e sugli ecosistemi, per avere informazioni utili alla loro gestione e tutela; significa migliorare la consapevolezza in tutti i soggetti che a vario titolo interagiscono con noi, sul territorio e a chilometri di distanza, perché non tutte le minacce arrivano dal nostro territorio. Significa fare formazione e informazione sui cittadini, sui residenti e sui turisti attraverso campagne mirate, valutandone gli effetti.

Il Parco l’anno prossimo compirà 100 anni. Un rimpianto per qualcosa che non fu fatto nel passato, un progetto presente e un auspicio per il futuro

Il Centenario è una data importantissima, a maggior ragione in un periodo estremamente delicato come quello che stiamo vivendo, per le implicazioni sociali ed economiche. Fare un’analisi storica per individuare “un rimpianto” non è così facile, anche perché col “senno di poi” siamo tutti bravissimi a dare giudizi. Certo è che aver perso oltre un decennio per riuscire a smaltire l’enorme debito che il Parco aveva accumulato in precedenza ha rappresentato un freno importante all’azione del Parco stesso nei diversi settori. Per fortuna, grazie ad una Governance attenta e capace, tutto questo è alle spalle e ora possiamo guardare avanti e lavorare per arrivare ad un obiettivo prioritario, ovvero alla definizione del Piano del Parco, che è lo strumento di gestione del territorio, che manca da troppo tempo ormai e che è divenuto irrinunciabile. Grazie alle tre Regioni lo abbiamo rimesso in moto, ci stiamo lavorando e contiamo di farci un bel regalo di compleanno.

L’auspicio per il futuro è quello di continuare ad avere risorse adeguate, anche e soprattutto in termini di personale, perché come tutta la pubblica amministrazione l’età media è cresciuta e servono forze fresche, ricche di entusiasmo e professionalità, in grado di raccogliere il testimone di chi fino ad oggi si è dato da fare per custodire e coltivare i valori del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e portarli avanti.