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INTERVISTA
Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia
 

Dobbiamo ridurre la nostra impronta sul pianeta!

 
 
 

Presidente, la natura mostra continui segnali di insofferenza e le conseguenze per l’ambiente e i suoi abitanti sono sempre più gravi. In virtù del suo ...

 
 

 

venerdì 2 dicembre 2022

 

 

Presidente, la natura mostra continui segnali di insofferenza e le conseguenze per l’ambiente e i suoi abitanti sono sempre più gravi. In virtù del suo ruolo ricoperto in WWF come pensa di affrontare gli attuali problemi del nostro Pianeta?

Dobbiamo forse ribaltare il concetto: non è la natura insofferente ma le nostre scelte sono sbagliate. Se un fiume in piena travolge un’area abitata o se un torrente intubato rompe gli argini e distrugge quel che incontra non è “colpa” del corso d’acqua, o di frane e valanghe, ma di chi ha costruito dove non avrebbe dovuto. Stiamo accelerando attraverso i nostri comportamenti e le nostre scelte sbagliate gli effetti del riscaldamento globale. Oggi più che mai il WWF, in Italia e in ogni angolo del mondo, deve lavorare per informare i cittadini e per creare una enorme pressione verso i decisori perché vengano modificate le scelte sbagliate del passato. Serve una energia al 100% libera dalle fonti fossili (carbone, petrolio ma anche l’uranio, perché a oggi il cosiddetto nucleare pulito è un sogno e una ambizione, ma nulla di più). Inoltre serve un’agricoltura non inquinante e occorre contrastare, sino a eliminare, il consumo di suolo… dobbiamo ridurre la nostra impronta sul pianeta. Informazione verso i cittadini e pressione sulla politica, advocacy e lobbying per dirla con la terminologia anglosassone oggi di gran moda, è questa la strada obbligata da seguire.

Il WWF è l’associazione ambientalista più grande e importante del mondo, ha a cuore tutti i temi ambientali, dal consumo del suolo alla protezione della biodiversità. A suo parere, in questi 61 anni di attività dell’associazione, in quale ambito si è riusciti a ottenere importanti risultati e in quali occorre uno sforzo maggiore?

Siamo nati scegliendo come bandiera il Panda, che 61 anni fa era una delle specie in pericolo critico di estinzione. Oggi il Panda è in una situazione decisamente migliore, anche se non bisogna mai abbassare la guardia, e già questa è una dimostrazione della lungimiranza di chi allora ha voluto fondare questa associazione a livello mondiale. In Italia una delle prove concreate dell’importanza del WWF sono le oltre 100 oasi distribuite in tutto il Paese, nelle quali la natura è tutelata e valorizzata. Questi sono risultati importanti, ma non definitivi: gli attacchi all’ambiente, agli animali, alle piante, purtroppo si ripetono e si rinnovano, ed è per questo che del WWF c’è bisogno, a livello mondiale e nazionale, oggi come sessant’anni fa.

L’innalzamento delle temperature, la siccità alternata a alluvioni sono solo alcuni dei cambiamenti climatici che ci dicono che il tempo a disposizione per un cambio di rotta è quasi terminato. A tal proposito, l’Europa ha varato il Green Deal con l’obiettivo di rendere l’economia del Vecchio Continente a emissioni zero entro il 2050. Come giudica queste misure?

Darsi meno di trent’anni di tempo per azzerare le emissioni in un intero continente può sembrare un obiettivo eccessivamente ambizioso. In realtà è semplicemente una necessità, non una opzione cui si possa aderire o meno. Bisogna farlo e basta, e bisogna farlo in fretta. Il problema è che sulle tappe intermedie del Green Deal siamo già in ritardo e non possiamo permettercelo. Quello che si stenta a capire è che non dobbiamo proteggere la natura perché siamo buoni e vogliamo tutelare qualcosa che ci è estranea: noi siamo natura e se continuiamo a danneggiarla mettiamo a rischio innanzitutto la sopravvivenza della nostra stessa specie. La vita sulla Terra c’è da milioni di anni, noi siamo arrivati da pochissimo e, la recente pandemia ce lo ha chiaramente dimostrato, siamo anche una specie decisamente fragile.

Uno dei problemi più ricorrenti riguarda l’eredità ambientale che lasciamo alle future generazioni, mentre una parte della soluzione potrebbe essere rappresentata dalla formazione sui temi ambientali. Che riscontro avete dalla vostra scuola di formazione “One Planet School”?

One Planet School rappresenta una delle iniziative di maggior successo tra quelle di formazione ecologica e ambientale che da anni portiamo avanti a ogni livello. Donatella Bianchi, che mi ha preceduto come presidente WWF, l’ha efficacemente definita una “oasi del pensiero”. La nostra piattaforma di e-learning è molto frequentata dalle scuole, dai docenti e anche da cittadini di ogni età che vogliono documentarsi con contenuti esposti in forma semplice ma sempre rigorosamente scientifici. La conoscenza e l’informazione rappresentano del resto il miglior antidoto contro il pressappochismo dell’anti-scienza e del negazionismo, che rischiano, se non contrastati, di far precipitare l’umanità in un baratro senza ritorno. Quella umana è una specie intelligente che ha sì creato dei danni immensi all’ambiente nel quale vive e quindi anche a sè stessa, ma per fortuna ha la capacità di rendersene conto e di rimediare. L’importante, oggi, è farlo in fretta…

Darsi meno di trent’anni di tempo per azzerare le emissioni in un intero continente può sembrare un obiettivo eccessivamente ambizioso. In realtà è semplicemente una necessità, non una opzione cui si possa aderire o meno.