< back

INTERVISTA
Luca Barone, Segretario Generale PMI – Produttori Musicali Indipendenti
 

Il Manifesto della Musica Sostenibile

 
 
 

Come e quando nasce la vostra associazione e quali sono le vostre finalità? PMI – Produttori Musicali Indipendenti nasce nel 2005 grazie a un numeroso ...

 
 

 

venerdì 9 dicembre 2022

 

 

Come e quando nasce la vostra associazione e quali sono le vostre finalità?

PMI – Produttori Musicali Indipendenti nasce nel 2005 grazie a un numeroso gruppo di aziende discografiche italiane, tra le più rappresentative del settore, così dette indipendenti, che costituiscono un nuovo soggetto il cui fine principale era, ed è quello di far valere ad ampio spettro i diritti delle aziende discografiche italiane, sia in sede istituzionale che di mercato. Da allora PMI è cresciuta e oggi rappresenta oltre il 26% dell’intero mercato discografico nazionale, seconda solo a Fimi in termini di rappresentatività.

Il Manifesto della Musica Sostenibile. Ci spiega le motivazioni che hanno portato all’avvio di questa iniziativa e quali/quanti musicisti hanno sottoscritto il Manifesto?

A ottobre del 2021, in piena pandemia da Covid, grazie al supporto di Impala (l’Associazione che rappresenta i Produttori Discografici Europei, della quale PMI fa parte), abbiamo deciso di iniziare questo percorso di sensibilizzazione sui problemi climatici, in particolare rivolgendoci al mercato che rappresentiamo: quello della musica registrata. Per tracciare delle linee guida, rivolte a tutte le realtà del settore, ci siamo adoperati per redigere un “Manifesto della Musica Sostenibile” che, a nostro avviso, potesse appunto indicare le migliori pratiche per affrontare questa tematica importante e contemporanea. Con sorpresa abbiamo toccato con mano quanto potesse essere attuale la nostra iniziativa, e abbiamo ricevuto numerose adesioni, sia da parte di artisti che da parte di istituzioni, e anche scuole di musica, sia dall’Italia che dall’estero. Oggi posiamo contare su oltre 550 sottoscrizioni e questo ci ha incentivato e motivato ancor di più. Siamo infatti coscienti che la questione non si risolverà a breve, ma andrà declinata nel tempo cercando di sollecitare con nuove iniziative sia gli addetti ai lavori che il pubblico. 

Negli ultimi anni la musica è arrivata a sensibilizzare e mobilitare masse di persone, di ogni età e genere, verso la questione ambientale e l’emergenza climatica. Parafrasando una canzone dei Pooh, “Chi fermerà la musica?”

Il nostro settore gode di grandissima visibilità che, il più delle volte, tradisce le aspettative economiche, ma non l’evidente indice di popolarità che, soprattutto musica leggera, continua ad avere. Come abbiamo avuto modo di vedere anche di recente, a fronte delle avversità del nostro tempo, di qualunque genere siano, la musica tende a veicolare più velocemente istanze e idee che vengono dal basso. Questo avviene da sempre e il ruolo stesso degli artisti è stato, molto spesso, determinante per spostare l’attenzione su certe tematiche e sensibilizzare maggiormente la popolazione. Oggi purtroppo ci troviamo ad affrontare forse la battaglia più difficile, quella della consapevolezza del nostro impatto sull’ambiente, che non ha un solo nemico, ovvero le emissioni di anidride carbonica, ma in senso più ampio, riguarda proprio i nostri comportamenti quotidiani e spesso usi e costumi che ormai fanno parte della nostra cultura. Resta però il fatto che parliamo di un problema globale e che tutti noi siamo rifugiati climatici, senza eccezioni di casta e senza privilegi particolari. E proprio il fatto che davanti alla questione climatica, forse per la prima volta, ci troviamo tutti sullo stesso piano, con i medesimi benefici o le stesse perdite, che rende il problema complicato da comprendere e declinare, perché non si può più sostenere che chi ha di più avrà dei vantaggi rispetto a chi ha di meno. Questa volta siamo davvero tutti sulla stessa barca e nessuno può vantare gradi e gerarchie, né tantomeno privilegi alcuni. Per tornare alla domanda, la musica non la ferma nessuno e continuerà a suonare, ma non illudiamoci che questo sia sufficiente, in mancanza di una reale presa di posizione da parte delle nazioni più avanzate, che possono e devono, dare l’esempio e cominciare a fare la loro parte. La musica lo sta facendo!   

La musica appunto, un linguaggio universale che arriva a tutti. Ma soprattutto ai giovani che oggi sono considerati l’unica speranza per arrivare a un vero cambiamento nel rapporto fra l’uomo e l’ambiente che ci circonda. È il binomio che salverà il Pianeta?

Il binomio giovani e ambiente al momento sembra purtroppo essere l’unica risorsa vera in proiezione futura. Certamente la Musica appartiene al mondo dei giovani e quindi, proprio come addetti ai lavori e parte integrante del sistema culturale del nostro Paese, sentiamo una responsabilità in più nei confronti delle tematiche ambientali. Il cammino è ancora lungo, ma il punto di non ritorno, ovvero il punto superato il quale, il cambiamento climatico diventerà inarrestabile, è invece pericolosamente vicino. La scienza ci ha allertato da diversi decenni e con un sempre crescente senso di preoccupazione. In tutto questo, ritengo che i giovani possano avere un ruolo fondamentale, così come tutti i settori, istituzionali ed economici, che con i giovani hanno a che fare, come la scuola e, appunto, la musica. Non tanto e non solo come acquisizione di una sempre maggior consapevolezza del problema ambientale, che ci auguriamo possano mantenere anche da adulti, ma anche come capacità di influenzare oggi le generazioni dei loro genitori e quelle che verranno dopo di loro. Perché, come sappiamo bene, non bastano i proclami, le parole e gli slogan, per spingere chi può davvero fare qualcosa ad agire concretamente, ma è necessaria una spinta dal basso che porti i governi a prendere i provvedimenti, quanto mai urgenti, che non sono ancora stati presi.

La crisi economica ha impattato anche sul settore della produzione musicale. Come sperate di superare il momento continuando a perseguire l’obiettivo della sostenibilità ambientale?

Il settore musicale, e in particolare quello della musica registrata, ha attraversato negli ultimi due decenni una serie di crisi, caratterizzate da contrazioni di mercato e slanci tecnologici che, probabilmente in altri settori, avrebbero determinato la fine della produzione e la chiusura delle aziende. Invece con la musica questo non è accaduto per le straordinarie capacità del settore di reinventarsi e ricostruirsi. In particolare le etichette indipendenti, che ci onoriamo di rappresentare, sono riuscite, grazie al loro dinamismo, a reggere l’urto dell’evoluzione tecnologica, della pandemia e adesso anche della guerra in Ucraina. Questo non vuol dire che siano state rose e fiori, anzi tutt’altro, ma è proprio il fatto di essere in grado di far fronte alle emergenze, che ci ha portato a intraprendere questo nuovo percorso, quello della sostenibilità ambientale. La musica sta cercando di fare la propria parte, con slanci più o meno consapevoli, ma già il fatto che se ne stia parlando, è un ottimo risultato. Non salveremo certo il Pianeta da soli, ma possiamo contribuire fattivamente, a fare la nostra parte. Resta davanti l’enorme sfida da affrontare e quella barchetta sulla quale ci troviamo tutti da condurre in porto prima che si arrivi al punto di non ritorno.    

La musica tende a veicolare più velocemente istanze e idee che provengono dal basso