massimiliano-bianco
 

< back

INTERVISTA
Massimo Bianco, AD del Gruppo IREN
 

L'importanza di una transizione energetica sostenibile e veloce per la crescita delle rinnovabili

 
 
 

Come definirebbe, in un mondo che cambia, l’approccio alla sostenibilità targato IREN? Per Iren strategia industriale e sostenibilità sono ormai un tutt’uno. Nel recente aggiornamento ...

 
 

 

venerdì 6 novembre 2020

 

 

Come definirebbe, in un mondo che cambia, lapproccio alla sostenibilità targato IREN?

Per Iren strategia industriale e sostenibilità sono ormai un tutt’uno. Nel recente aggiornamento di piano industriale al 2025 abbiamo lanciato il concetto di ‘multicircle economy’, la nostra visione industriale a lungo termine focalizzata sull’uso consapevole ed efficiente delle risorse. Andiamo oltre il tradizionale concetto di economia circolare per enfatizzare il nostro approccio multi-business, dove diverse attività trovano una coerenza nella responsabilità nell’utilizzo delle risorse in termini di risparmio, recupero e riutilizzo.

Abbiamo fatto un grande sforzo per avere una visione di lungo termine, dandoci dei target quantitativi al 2035 in termini di sostenibilità che ci guidino nella capital allocation e nelle azioni industriali. Dei 3.7 miliardi di investimenti previsti al 2025, 2.25 sono dedicati alla sostenibilità e 2.1 specificatamente alla multicircle economy. Quindi, in sintesi, direi che il nostro approccio alla sostenibilità si basa su una chiara visione di lungo periodo e sulla concretezza delle azioni operative.

Quello energetico è un mercato, oggi più che mai, concorrenziale. Quali sono gli elementi strategici che distinguono la vostra offerta?

Da ormai qualche anno la nostra filosofia è finalizzata nel mettere al centro il cliente in tutte le azioni che intraprendiamo. Lavoriamo molto per avere una customer experience ‘top in class’, anche grazie alla digitalizzazione dei processi e alle opportunità che offre la tecnologia come app Iren You, oltre a rinforzare continuamente il nostro servizio tramite paradigmi innovativi (ad esempio quello relativo ai pagamenti digitali abilitati dalla normativa PSD2, dove siamo la prima realtà del settore ad avere ottenuto la licenza da Banca d’Italia e ad aver lanciato il servizio tramite Iren Pay.

Puntiamo molto poi ad allargare il nostro portafoglio di prodotti e servizi a valore aggiunto. Ad esempio, con il programma Iren Plus, offriamo decine di prodotti e servizi per la smart home a fianco della tradizionale commodity. Con Iren Go, abbiamo realizzato una linea dedicata alla mobilità elettrica, su cui stiamo investendo molto per abilitare un nuovo modo di mobilità nelle città.

Riteniamo di essere distintivi e pronti per una crescita a livello nazionale basata su strategie commerciali rivolte sempre più al digitale e ai servizi a valore aggiunto.

Resilienza della rete e sostenibilità ambientale, sociale ed economica, digitalizzazione e sviluppo tecnologico ma anche smart grid. Su quali di questi fattori i vostri investimenti saranno focalizzati sul breve periodo? 

Il nostro piano di investimenti è coerente con il ruolo che riteniamo possano avere le utility per la ripresa economica, sociale ed ambientale del Paese, anche grazie alla loro natura pubblico-privata. Siamo interlocutori chiave per le istituzioni, a livello nazionale e locale, grazie allo stretto legame con i territori. La natura del nostro business e una solida capacità di innovazione ci pongono in prima linea nella messa a terra degli indirizzi sostenibili del Green New Deal.

Questo ci ha portati a innalzare il montante investimenti, pari a 3.7 miliardi (in crescita di 400 milioni rispetto al piano precedente e con importanti moltiplicatori sul Pil, da 1,8x a 3x ndr), focalizzandolo in primo luogo sulle infrastrutture del ciclo idrico integrato e del sistema energetico, sul teleriscaldamento, sull’impiantistica per economia circolare e sull’efficienza energetica. Il tutto corredato da un’ulteriore accelerazione negli investimenti in digitalizzazione (300 milioni) e nelle competenze delle nostre persone, pilastri essenziali per lo sviluppo.

E quali sono i valori distintivi della CSR secondo IREN?

La sostenibilità è parte integrante della nostra strategia di business. Abbiamo implementato una forte governance della CSR, a tutti i livelli aziendali a partire dal CdA, che ha un ruolo nella definizione degli indirizzi strategici di medio e lungo termine. Sempre all’interno del CdA, abbiamo creato uno specifico Comitato (CCRS) che ha un ruolo di supporto al Consiglio nell’analisi e valutazione delle politiche di sostenibilità, dei risultati del coinvolgimento degli stakeholder, delle linee guida strategiche, dei piani di azione coerenti con tali politiche e dei relativi rischi. L’obiettivo è favorire il più ampio coinvolgimento delle linee e del personale nella definizione della strategia, nella sua attuazione e nel suo monitoraggio, attraverso il coordinamento di tutti gli attori. A tal fine abbiamo anche istituito un Comitato di integrazione strategica ESG nell’ambito della struttura manageriale, in cui sono coinvolti i responsabili di primo livello del personale e delle unità di business. Infine, abbiamo integrato degli obiettivi di sostenibilità nelle politiche di remunerazione al pari degli obiettivi economici.

Alla luce della crisi economica attuale, e della storica dipendenza del nostro Paese dallestero, come vede il futuro del mercato energetico italiano?

La pandemia ha creato una forte contrazione della domanda, che però auspichiamo ritorni presto ai livelli pre-crisi. Lato offerta, mi sembra che il percorso di transizione già avviato temo fa stia subendo un’ulteriore accelerazione. Sarà importante nel prossimo futuro mettere in piedi tutte quelle azioni che permettano una transizione energetica veloce e sostenibile, ad esempio valorizzando gli impianti a gas efficienti e flessibili fondamentali per sostenere la crescita delle rinnovabili e per abilitare il phase-out del carbone. Credo che i vari player del mercato si stiano muovendo bene in questo senso, tracciando una chiara strategia in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo dati. Guardando al medio-lungo periodo, credo poi che lo sviluppo dell’idrogeno possa ulteriormente contribuire in ottica green facendo dell’Italia un importante hub a livello europeo; in questo scenario le nostre centrali sono già pronte ad essere alimentate con una miscela gas-idrogeno.

Il Green New Deal, il PNIEC, Economia 4.0 e cosa? La ripresa del sistema Italia passa anche da qui. Ma quali sono gli elementi, distintivi del nostro Paese, che ci possono consentire di fare della crisi economica un trampolino per il rilancio?

Come Paese abbiamo l’opportunità unica di diventare leader sulla transizione ambientale ed energetica a livello europeo e mondiale. Dobbiamo avere la forza e la capacità di indirizzare la ripresa economica su investimenti strategici in infrastrutture, digitalizzazione e ambiente. In tal senso in alcune filiere, come quella dell’economia circolare, siamo già un punto di riferimento. Spero che ci possa essere un quadro normativo adeguato che non sia di ostacolo, ma anzi abilitante di uno sviluppo rapido e sostenibile che veda negli investimenti delle aziende un grande potenziale da realizzare.

E sullo scenario internazionale, allo stato attuale, ritiene che lEuropa sia in grado di raggiungere lagognata Carbon Neutrality al 2050?

Come dicevo prima, è fattibile nel caso in cui sia un quadro regolatorio chiaro e incentivante allo sviluppo e che si vada tutti nella stessa direzione. Sburocratizzazione è la parola chiave. A mio avviso però non bisogna concentrarsi solo ed esclusivamente sulla decarbonizzazione come fa di fatto oggi anche la tassonomia green. Esistono altri filoni, ad esempio quello dell’economia circolare sui rifiuti, sull’acqua e sul riscaldamento che sono altrettanto importanti per garantire uno sviluppo sostenibile delle città e una economia green.

Come giudica l’andamento e gli investimenti nel settore delle rinnovabili?

La crescita delle rinnovabili è ormai inarrestabile, la velocità con cui potrà svilupparsi dipende però da tanti fattori. Uno fra tutti è la capacità di garantire la stabilità del sistema. Le recenti aste del capacity market hanno dimostrato quanto ci sia, e ci sarà ancora per numerosi anni, una grande necessità di impianti programmabili. Bisogna quindi, a supporto di uno sviluppo più rapido delle rinnovabili, accelerare la transizione dal carbone al gas investendo in impianti sempre più flessibili ed efficienti, a maggior ragione se cogenerativi per ottimizzare anche la filiera del riscaldamento. Non dimentichiamoci poi della più pregiata delle rinnovabili, l’idroelettrico, che ha ancora un buon potenziale di valorizzazione