Ricci
 

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INTERVISTA
Giuseppe Ricci, Presidente di Confindustria Energia
 

Competenze e know-how, la ricetta per la ripartenza

 
 
 

La crisi si sente. Come la stanno vivendo psicologicamente i vostri Associati? C’è una rinnovata consapevolezza sull’importanza strategica del settore energetico? Come Confindustria Energia abbiamo ...

 
 

 

venerdì 13 novembre 2020

 

 

La crisi si sente. Come la stanno vivendo psicologicamente i vostri Associati? C’è una rinnovata consapevolezza sull’importanza strategica del settore energetico?

Come Confindustria Energia abbiamo sempre cercato di portare avanti il nostro lavoro con un approccio trasversale e sinergico consapevoli che i cambiamenti che il settore stava e sta attraversando nella direzione della sostenibilità avrebbero generato importanti sfide e opportunità da cogliere. La pandemia Covid19 si è dunque inserita in una fase già avviata di trasformazione e di efficientamento del comparto, accelerando pertanto alcuni processi che si stavano già compiendo. Di certo ha avuto effetti più evidenti su alcuni settori produttivi e di consumo, penso ad esempio al settore del downstream petrolifero, ma se sapremo gestire bene questa fase di ripresa con la giusta valorizzazione delle filiere esistenti e con il sostegno alla crescita graduale delle filiere innovative penso potranno aprirsi importanti occasioni di sviluppo industriale e confermare la centralità di un settore che possiede un enorme bagaglio di know how e tecnologie e che ha sempre assicurato un rilevante livello occupazionale. Centralità già dimostrata durante tutto il periodo emergenziale dove sono stati sempre assicurati i servizi di fornitura dell’energia e confermata dall’impegno che viene richiesto al comparto di favorire investimenti come leva per una ripresa economica sostenibile.

Come sta reagendo il comparto italiano nel suo complesso rispetto al contesto europeo?

Le aziende energetiche italiane hanno dimostrato in questo periodo di incertezza la solidità dei propri business senza mai mettere in discussione gli obiettivi di transizione energetica e di decarbonizzazione.  Mi auguro si apra presto una nuova fase, con l’adozione di una strategia condivisa tra Istituzioni e Aziende volta a favorire investimenti per il recupero di competitività dei settori economici e merceologici esposti alla concorrenza internazionale e per la valorizzazione di tutte le filiere tecnologiche. La scorsa primavera l’Italia è stato il primo Paese europeo a dover affrontare la crisi pandemica e le misure immediatamente adottate dal settore energetico nazionale sono poi state prese ad esempio dagli altri Paesi i quali hanno subito gli effetti della pandemia con un ritardo temporale.

Crede che il mercato del lavoro italiano sia oggi in grado di offrire profili innovativi per le industrie energetiche più aperte al cambiamento?

L’Italia già dispone di un patrimonio prezioso di competenze e know-how. Proseguire nella valorizzazione ed aumento della quota della forza lavoro altamente specializzata nel nostro Paese significa contribuire alla crescita e alla produttività del Sistema Paese, restituendo prospettive positive per il futuro. Da un lato, andranno promosse tutte quelle iniziative volte a trasformare le competenze esistenti; dall’altro una maggiore sinergia anche tra Imprese e Università potrà contribuire alla formazione di nuove figure professionali che potranno dare il proprio contributo per gestire i cambiamenti derivanti dalla transizione energetica, dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione.

Pensa che, allo stato dei fatti, sia necessaria una nuova governance dellintero comparto? Quali sono le azioni concrete cui state pensando per superare la crisi?

Credo sia necessario adottare strategie e scelte coerenti con la realtà industriale del nostro Paese, dove Istituzioni e Aziende possono lavorare insieme per una nuova governance che tenga conto di tutte le tecnologie, le filiere e i players coinvolti. Il Piano Energia e Clima resta il riferimento per il comparto, ma per poter governare i processi di efficientamento e di trasformazione sostenibile del settore, dobbiamo puntare alla neutralità tecnologica, utilizzando tutte le tecnologie disponibili e ad un contesto normativo che promuova l’innovazione tecnologica e le iniziative di cross-industry. Solo in questo modo riusciremo a traguardare la ripresa del nostro Paese in modo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Il rilancio degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 che la Commissione Europea sta perseguendo rendono ancora di più necessaria la concorrenza e la complementarietà delle diverse soluzioni, in modo da massimizzare l’efficienza ed efficacia delle azioni. Come Confindustria Energia abbiamo realizzato uno Studio sulle infrastrutture energetiche proprio per valorizzare il contributo dell’intera filiera energetica al processo di transizione attraverso investimenti in processi produttivi più sostenibili, che sono una leva anche per la crescita economica e per l’occupazione. Il tema delle procedure autorizzative, in questo quadro, resta una priorità.

Cosa vi aspettate dal Recovery Fund e dagli stanziamenti europei? È la strada giusta per rilanciare le imprese? O servirebbe altro, e cosa?

La Commissione europea ha indicato la transizione verde tra i principi chiave per la redazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza prevedendo un obbligo di spesa in questo campo di almeno al 37% delle risorse, attraverso una serie di riforme ed investimenti in particolare nel campo dell’energia, dei trasporti e dell’economia circolare. Il Recovery Fund potrà fungere da catalizzatore per accelerare il processo di transizione ecologica laddove verranno sostenuti investimenti e progetti di decarbonizzazione “qualificati” volti a promuovere la graduale riconversione delle attività industriali tradizionali in un’ottica sostenibile e la progressiva crescita delle filiere innovative.

Un approccio razionale e oggettivo eviterà lo stress cui saranno sottoposte le attività investite dal cambiamento, evitando di incorrere in scelte obbligate ed affrettate con alto coefficiente di rischio sulla loro sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Come si vince la sfida della transizione energetica?

La sfida della transizione energetica la vinciamo innanzitutto promuovendo la sinergia tra i diversi settori per sviluppare nuovi modelli di business. Come sta accadendo ad esempio per l’economia circolare, per l’idrogeno o per la cattura/stoccaggio/riutilizzo della CO2 sarà necessario poter contare sulla partecipazione e sullo sforzo congiunto di numerosi e diversi attori, che dovranno sempre di più imparare a valorizzare concetti di “cross industry” e di competenze. In secondo luogo sarà da sostenere la spinta alla riconversione dei settori tradizionali in chiave di economia circolare e alla crescita delle filiere innovative. Per fare tutto ciò avremo bisogno di un contesto normativo più agile e snello che stia al passo con le innovazioni tecnologiche. Infine, avremo bisogno di una nuova cultura industriale, con un nuovo modo di dialogare e di condividere scelte strategiche superando contrapposizioni e ideologie.