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INTERVISTA
Dominique Lambert, professore ordinario di Filosofia delle Scienze all’Università di Namur (Belgio)
 

La meraviglia della natura ci orienta verso la trascendenza

 
 
 

Quale è il rapporto tra la fede e la tutela della natura e dell’ambiente? Ci sono diversi modi per esaminare questa relazione. Rispettare la natura ...

 
 

 

venerdì 24 febbraio 2023

 

 

Quale è il rapporto tra la fede e la tutela della natura e dell’ambiente?

Ci sono diversi modi per esaminare questa relazione.

Rispettare la natura significa rispettare le condizioni di vita degli esseri umani. Distruggendo l’ambiente, danneggiamo la qualità della vita delle donne e degli uomini di oggi, ma anche di domani. Ma per la fede, questa vita, fatta a immagine di Dio, ha una dignità e una profondità che esigono il nostro rispetto e ci invitano alla responsabilità.

Dal punto di vista teologico, rispettare la natura è anche rispettare un dono che ci ha fatto Dio nella sua Creazione. La natura non è un tipo di oggetto di cui possiamo disporre secondo le nostre fantasie di onnipotenza per il nostro profitto immediato. È il luogo della contemplazione, della meraviglia. Un luogo dove l’esperienza della bellezza e della gratuità ci orienta verso la trascendenza. Molti testi biblici cantano la gloria di Dio esaltata dalla meraviglia della natura: “I cieli raccontano la gloria di Dio…” (Sal 19,1), e anche nel Cantico delle Creature di San Francesco il Signore è lodato per tutta la natura donataci. Il rispetto per la natura è fondamentalmente il rispetto  per l’Ambiente divino di cui  parlava Pierre Teilhard de Chardin, e che lascia intravedere, per “diafania”, la luce divina…  Bisogna ammettere che la teologia e la liturgia orientali hanno sempre posseduto questa dimensione cosmologica, ma il pensiero occidentale, a partire dalla modernità, aveva forse posto così tanta enfasi sul soggetto umano da aver perso il senso del suo legame con la natura. Ora, una teologia della Creazione deve riscoprire questo radicamento naturale della fede. Dobbiamo riprenderci il tempo per riscoprire lo straordinario dono della natura… Imparando a rispettare la natura, impariamo a conservare ciò che ci permette di scrutare le tracce del Logos, emblema dell’immanenza di Dio nel Mondo…

Un rispetto per l’ambiente antropocentrico che protegga la natura come dimora dell’uomo: è questa la strada da percorrere?

Penso che dobbiamo sviluppare un pensiero sull’ecologia che tenga conto sia dell’ambiente che dell’uomo. Gli esseri umani sono parte integrante della natura e la natura è la condizione per la possibilità dell’esistenza e dello sviluppo umano. Infatti oggi non avrebbe senso pensare ad un ritorno alla natura pura senza gli esseri umani o pensare (come fanno alcune ideologie) di vedere nell’uomo esclusivamente un nemico della natura. Ma simmetricamente non avrebbe senso pensare a un essere umano in grado di disporre della natura come se fosse un semplice serbatoio destinato a nutrire i suoi sogni più sfrenati e servire gli interessi di determinati gruppi. È necessario pensare alla natura come alla “casa comune” dell’umanità e come a un “bene comune” di cui nessun gruppo partigiano può appropriarsi. Il rispetto dell’ambiente deve comportare una riflessione più profonda sul senso del bene comune di tutta l’umanità. E oggi direi che questa natura non è solo la biosfera nel suo complesso, ma anche lo spazio esterno (interplanetario, interstellare…), perché c’è un unico equilibrio che specialmente le Nazioni più potenti e inquinanti, insieme ai loro abitanti, devono rispettare e tutelare, partendo dal decoro urbano e arrivando fino al regolare la politica di esplorazione spaziale.

L’enciclica “Laudato sìdi Papa Francesco sottolinea la necessità di un sistema normativo progettato a difesa dell’ambiente: sarà il diritto a salvare il Pianeta e noi con esso?

Va sottolineato il carattere originale di questa Enciclica. Il Papa riscopre un’ispirazione francescana e patristica, un po’ dimenticata da correnti teologiche che puntavano troppo esclusivamente sull’umano staccato dalle sue radici naturali, cosmologiche e biologiche. Invece “tutto combacia”! Vediamo chiaramente oggi che la protezione dell’ambiente è una necessità vitale: sempre più persone subiranno gli effetti dei cambiamenti climatici legati all’inquinamento industriale, alla deforestazione massiccia… I rifugiati climatici si moltiplicano e le zone di guerra stanno sorgendo sempre più nelle aree di accesso alle risorse vitali.

È importante disporre di strumenti legali per fermare lo sfruttamento illimitato del Pianeta da parte di individui e gruppi che vedono solo i loro interessi di parte. Il diritto ambientale è assolutamente necessario. Ma ancora una volta, questo diritto deve essere pensato in riferimento a un insieme di valori da preservare (che non possono essere dettati semplicemente da filosofie utilitaristiche). Il sistema normativo a cui lei fa riferimento dovrebbe idealmente incorporare il rispetto per la dignità delle persone, ma anche per ciò che è riconosciuto come bene comune di tutta l’umanità, compresa anche la solidarietà tra gli individui e le Nazioni. Questo quadro normativo da costruire non potrà prescindere dal pensiero delle implicazioni sociali ed economiche delle esigenze ecologiche, perché le nostre società sono state costruite sul successo di aziende che non rispettano l’ambiente. Le nostre recenti tecnologie di smartphone, tablet, PC e la crescente intelligenza artificiale va di pari passo con l’idea che possiamo legittimamente ottenere componenti rari e non rinnovabili… Ma le esigenze della tecnologia digitale e gli appetiti informatici di alcuni Paesi o aziende non possono significare lo sfruttamento senza scrupoli della natura o dei Paesi più fragili.  

Può parlarci delle bellezze naturali e della rilevanza culturale della regione belga delle Ardenne da cui proviene la sua famiglia e di quella di Namur dove lei insegna?

Namur è una graziosa cittadina situata alla confluenza dei fiumi Mosa e Sambre. Dominata da un’imponente cittadella, è ricca di storia e folklore; il tempo a Namur scorre scandito dal carillon della cattedrale di Saint-Aubin. Ho fatto gran parte della mia formazione in questa città, nella calma di un’atmosfera provinciale che, all’epoca, non era inquinata dal trambusto delle grandi città. Namur ha mantenuto un fascino e ho sempre avuto molto piacere a insegnare in questa Università fondata dai gesuiti. È un’istituzione dove le esigenze razionali vanno di pari passo, mano nella mano, con il rispetto dell’individuo e un pensiero rigoroso che contempla il rapporto tra ragione e fede.

Ma, per quanto riguarda la natura, sono stato intensamente segnato dalle Ardenne perché sotto l’apparente uniformità di questa regione belga e francese si nasconde una diversità di rara ricchezza …

La zona delle Ardenne dalla quale ha origine la mia famiglia, quella della Basse-Semois (comune di Vresse con i villaggi di Bohan e Membre…)  ha lasciato un marchio profondo in me. Sono d’accordo con la frase che ripeteva mio padre: “Porto le Ardenne dentro di me e le Ardenne portano me”. Lontana da ogni ristretto regionalismo, questa frase significa che la regione lascia un’impronta profonda su di noi: fatta di meraviglia, comunione con la natura ma anche valori: quelli che i suoi abitanti ci hanno insegnato: semplicità nelle relazioni, accoglienza calorosa da parte dell’ospite, senso del dovere, buon senso, senso critico e senso della trascendenza… Tutto questo ci accompagna nelle ore felici e difficili della nostra storia. Questa Basse-Semois è caratterizzata da vasti altipiani e grandi foreste piene di selvaggina che sono tagliate dai meandri di un grazioso fiume, il Semois, a volte calmo ma a volte impetuoso, che lascia qua e là affiorare rocce dalle forme appuntite e piante acquatiche con bellissimi fiori bianchi che ondeggiano con nonchalance come un capello portato dalle correnti.  San Bernardo diceva: “Troverete qualcosa di più nelle foreste che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno più di quanto qualsiasi maestro ti dirà.” Questo è vero, ma se prendi un libro e lo leggi nella solitudine di una foresta, ai margini di un ruscello, vicino alle rive del Semois, o di stagni sperduti nel cuore del bosco, vivi l’esperienza indimenticabile di questo profondo legame tra Materia e Spirito, tra Immanenza e Trascendenza. Penso che sia a un’esperienza di questo tipo, vissuta e raccontata prima di me da mio nonno maestro di scuola a Bohan, che devo la mia attrazione per le scienze naturali, ma anche per una filosofia della natura, profondamente realistica, aperta a ciò che, senza scaturire da essa, mira a perfezionarla: gratia non tollit naturam sed perficit…

È fondamentale disporre di strumenti legali per fermare lo sfruttamento illimitato del Pianeta da parte di individui e gruppi che vedono solo i loro interessi di parte