Quammen
 

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INTERVISTA
David Quammen, scrittore e divulgatore scientifico
 

Nel suo Spillover, 10 anni fa, lo scrittore americano, aveva anticipato la pandemia da Coronavirus che ha cambiato le nostre vite

 
 
 

Nel suo “Spillover” ha anticipato i tempi e le conseguenze del riscaldamento globale. Pensa che, con l’attuale crisi, siamo giunti a un punto di non ...

 
 

 

venerdì 23 ottobre 2020

 

 

Nel suo “Spillover” ha anticipato i tempi e le conseguenze del riscaldamento globale. Pensa che, con l’attuale crisi, siamo giunti a un punto di non ritorno e che il nostro tempo sia finito?

In Spillover ho raccolto intuizioni predittive da un certo numero di scienziati di fiducia. Mettendoli insieme, ho avvertito la possibilità che presto sarebbe arrivata una minaccia pandemica e che, molto probabilmente, sarebbe stata causata da un virus. E che questo sarebbe stato nuovo per l’uomo. Sono anche arrivato alla conclusione che il virus potesse provenire da un animale selvatico, molto probabilmente un pipistrello, ed essere di tipo RNA a filamento singolo, di certo un coronavirus. Ho anche intuito che la sua propagazione sarebbe avvenuta attraverso il contatto fra esseri umani e animali selvatici, come all’interno o lungo le linee di trasporto che portano a un mercato, a esempio quelli cinesi, in cui animali selvatici e domestici sono venduti come cibo. Questi dettagli corrispondono alla storia di Covid – 19. Non ho detto che questa sarebbe stata una conseguenza del cambiamento climatico o del riscaldamento globale, problema molto grave e serio, su cui condivido la preoccupazione. Ma è importante mantenere distinte queste questioni. Non ci sono prove, per quanto ne so, che il cambiamento climatico sia stato il principale fattore a causare la diffusione della SARS – COV – 2. Dobbiamo essere in grado di lavorare per controllare il cambiamento climatico senza imputargli anche questo problema.

I nostri stili di vita non sono più sostenibili. Siamo pronti per un drastico cambio di passo e per il superamento di quella globalizzazione che avrebbe dovuto rappresentare la panacea di tutti i mali e le ingiustizie sociali ed economiche del mondo?

I nostri stili di vita devono cambiare. Se però le cose andranno come devono, il lato positivo del Covid -19 e di questa crisi economica e sanitaria, sarà quello di riconoscere che alcuni cambiamenti nei nostri comportamenti, soprattutto nei confronti del nostro ambiente e dell’ecosistema che abitiamo, sono necessari. Penso che il nostro modello di sviluppo economico, quella globalizzazione tanto discussa e dibattuta, non cambierà. Il problema è che non si può tornare indietro. Contesti sociali ed economici privi dalle connessioni e della tecnologia globali, oggi sono impensabili. La questione è invece un’altra. Dobbiamo imparare e far capire che una minore crescita della popolazione e soprattutto un minore e più razionale consumo delle risorse – con una marcata riduzione degli sprechi – sono possibili, e in grado di consentire aspettative di vita migliori, mantenendo il tenore a cui siamo abituati ma in una nuova prospettiva. Che ci consenta di stare e vivere bene salvaguardando la salute delle persone e degli ecosistemi su questo pianeta.

Investimenti verdi, economia circolare, connessione digitale, sostenibilità ed efficienza energetica. Sono queste, secondo lei, le direttive per lo sviluppo del terzo millennio?

Dobbiamo passare interamente alle fonti energetiche rinnovabili, a una maggiore efficienza energetica e alla sostenibilità. Gli investimenti verdi, privati e pubblici, aiuteranno certamente questa strategica transizione. Se qualcuno mi chiedesse cosa potrei fare, concretamente e personalmente, per aiutare il cambiamento in atto e diminuire il disagio degli ecosistemi selvaggi e quello degli altri fattori che causano i nostri tre grandi problemi (perdita di diversità biologica, minacce pandemiche emergenti e cambiamento climatico) io farei questo: se fossi libero di parlare senza mezzi termini, consiglierei di non avere figli, di non mangiare carne, di non costruire una casa in campagna, di non andare in giro in aereo e di non permettere a te stesso di sprecare qualsiasi cosa (energia, cibo, imballaggi, vestiti) in qualsiasi momento. Sono cose difficili da fare, soprattutto in una società come la nostra. Nessuno di noi può definirsi perfetto su questi cinque punti, anche perché lo sviluppo tecnologico e sociale ci ha abituato a uno stile di vita che è difficile cambiare. Ma quello cui siamo chiamati a fare, se abbiamo a cuore la sostenibilità, è quello di considerare questi fattori e di comportarci in maniera più razionale, evitando quello che è possibile evitare. Gli sprechi, tanti, che caratterizzano le nostre vite. Non è impossibile e si potrebbe ottenete tanto in termini di preservazione dell’ambiente in cui viviamo, per noi e più di ogni altra cosa, per le generazioni che verranno dopo di noi.

Ha capito prima di tanti altri che il nostro modello di sviluppo e il degrado dell’ambiente, non erano più sostenibili e che avrebbero causato ciò che è prontamente accaduto negli ultimi mesi. Ha voglia di fare un’altra previsione? Cosa accadrà?

Il fare previsioni non è il mio lavoro. Quello che cerco di fare è diverso: ovvero riferire ciò che gli scienziati, sulla base di prove empiriche, descrivono come la gamma di probabili sviluppi date le tendenze e le circostanze attuali. E fra queste variabili rientra di certo il comportamento umano.
Ma se dovessi fare una previsione, sarebbe ovvio e facile, direi che Covid-19 non sarà la nostra ultima minaccia pandemica causata da un virus legato agli animali selvatici. Non è la prima e non sarà l’ultima. E questo deve portarci a riflettere su noi stessi, sui nostri comportamenti e sul futuro che ci attende, se quei comportamenti non riusciremo a modificarli in ottica più sostenibile.