INTERVISTA
Andrea Zaghi, Direttore Generale di Elettricità Futura
In Italia valorizzare il potenziale inespresso del biometano
Direttore, che ruolo ha Elettricità Futura nel settore elettrico italiano? Elettricità Futura è la principale Associazione di imprese operanti nel settore elettrico italiano, aderente a ...
venerdì 10 giugno 2022
Direttore, che ruolo ha Elettricità Futura nel settore elettrico italiano?
Elettricità Futura è la principale Associazione di imprese operanti nel settore elettrico italiano, aderente a Confindustria. Rappresenta oltre il 70% del mercato elettrico italiano, 75.000 MW di potenza elettrica installata, 40.000 dipendenti, 1.150.000 km di linee di distribuzione.
Più di 500 grandi, medie e piccole imprese attive nell’intera filiera (produzione convenzionale e FER, retail, distribuzione, servizi, trading) hanno scelto Elettricità Futura per essere rappresentate, informate e per ampliare la propria prospettiva di business.
Elettricità Futura investe costante impegno nell’alimentare un dialogo propositivo con le Istituzioni, italiane ed europee, affinché le istanze del settore elettrico possano trovare corrispondenza in politiche a favore della transizione energetica.
Come sostenere il settore elettrico italiano nel processo di transizione energetica?
Il settore elettrico italiano vede nella transizione energetica importanti opportunità di crescita ed è pronto ad accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili. Lo ha dimostrato presentando un Piano che prevede di installare 60 GW di nuovi impianti rinnovabili nei prossimi 3 anni per risolvere in modo strutturale l’emergenza energetica.
Si tratta di un’accelerazione coerente con l’impulso che arriva anche dall’Europa con il suo nuovo Piano REPowerEU, pensato proprio per affrancare i Paesi europei dalla dipendenza del gas importato dalla Russia.
Per attuare il Piano di Elettricità Futura l’unico sostegno che serve è un’azione straordinaria di semplificazione della burocrazia. Non servono incentivi, le imprese intendono investire 85 miliardi di euro per installare gli impianti, potenziare le reti e sviluppare la necessaria capacità di sistemi di accumulo.
Quali contromisure adottare per contrastare il caro energia che affligge famiglie e imprese?
L’aumento delle bollette deriva principalmente dal fatto che l’energia elettrica in Italia è ancora per la maggior parte prodotta con fonti fossili, soprattutto da gas.
Sappiamo che le energie rinnovabili producono elettricità a un costo che è una piccola frazione rispetto ai costi dell’energia elettrica prodotta con il gas e che soprattutto non dipende dai costi volatili delle materie prime fossili.
Con le rinnovabili è possibile fissare oggi un prezzo molto competitivo per un periodo anche di 20 anni, come accade nelle aste GSE, o per periodi comunque pluriennali, come accadrà sempre più spesso nel mercato dei PPA.
Sul lato degli approvvigionamenti di gas è evidente che riuscire ad acquistarlo a prezzi inferiori sia una necessità di tutti i Paesi europei. Una chiave potrebbe essere unire la domanda dei vari Paesi in una sorta di enorme Gruppo d’Acquisto, così che, a fronte di un acquisto di maggiori quantità, si possa comprare il gas a prezzi più bassi.
La valorizzazione delle risorse nazionali può essere una delle alternative al gas russo?
In Italia abbondano le capacità e le competenze, ma non certo le materie prime! Le uniche risorse energetiche di cui siamo potenzialmente ricchi sono le rinnovabili.
Se venisse attuato il Piano del settore elettrico “60 GW di rinnovabili in 3 anni”, l’Italia potrebbe tagliare il 20% delle importazioni di gas, ovvero 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, che in altri termini equivalgono a oltre 7 volte rispetto a quanto si stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas nazionale.
Un contributo quasi altrettanto importante può arrivare dal biometano, che si stima abbia un potenziale nel nostro Paese di 10 miliardi di metri cubi, e che purtroppo è rimasto finora inespresso.
Infine, un’altra “miniera” da massimizzare è sicuramente il nostro know-how negli interventi di efficienza energetica, che, coniugati con la crescente elettrificazione, ci porteranno ad avere consumi più sostenibili ed efficienti, riducendo costi e sprechi.
La burocrazia è un freno per i nuovi progetti eolici e fotovoltaici di cui il Paese ha tanto bisogno?
E’ il freno principale! Siamo tra gli ultimi Paesi europei in quanto a sviluppo di nuova capacità rinnovabile perché abbiamo i tempi più lunghi e i costi più alti d’Europa per autorizzare un impianto.
Il sistema autorizzativo italiano delle rinnovabili è estremamente frammentato, coinvolge molti attori a diversi livelli di governance, con differenze di iter anche tra Regione e Regione.
Se per semplificare vengono avviate misure altrettanto frammentate e spezzettate in varie ondate, invece che azioni d’urto di riduzione della burocrazia, il risultato non cambia.
Con l’ultimo DL Energia è stata avviata la quarta ondata di misure di semplificazione. Eppure, raggiungere gli obiettivi europei al 2030 resta ancora una chimera, figuriamoci dare quell’accelerata straordinaria che servirebbe al Paese per tirarsi fuori dall’emergenza energetica.
Un esempio su tutti: non abbiamo un Piano Nazionale Integrato Energia Clima aggiornato rispetto ai target europei del Fit for 55 che adesso l’Europa sta rivedendo al rialzo con il REPowerEU. La nostra strategia energetica nazionale è ferma al 2019, ne consegue che anche a livello regionale si lavora su obiettivi già superati.
E’ assolutamente necessario giungere al più presto a una governance nazionale di sistema che veda tutti gli attori istituzionali coinvolti e coordinati nel contrastare quella che non è più solo un’emergenza climatica, ma anche e soprattutto un’emergenza energetica che rischia di creare seri danni a imprese e famiglie.
L’aumento delle bollette deriva principalmente dal fatto che l’energia elettrica in Italia è ancora per la maggior parte prodotta con fonti fossili, soprattutto da gas.