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INTERVISTA
Alberto Clò, economista e Direttore Rivista Energia
 

La salvezza del Pianeta comporta sacrifici

 
 
 

Professore, i prezzi dell’energia sono aumentati e potrebbero continuare a crescere… Quali le cause e come cercare di evitare questo scenario drammatico? L’aumento dei prezzi ...

 
 

 

venerdì 15 ottobre 2021

 

 

Professore, i prezzi dell’energia sono aumentati e potrebbero continuare a crescere… Quali le cause e come cercare di evitare questo scenario drammatico?

L’aumento dei prezzi di elettricità e gas è acclarato. L’effettivo rialzo dipenderà tuttavia dalle misure che il Governo ha adottato per contenere l’impatto sulle famiglie e le imprese. Al di là della loro natura è importante rilevare due fatti. Il primo è il ritorno a una qualche sorta di ‘prezzi politici’ che imperversarono sino agli anni Settanta-Ottanta: fissare cioè i prezzi in via amministrativa modificando i criteri di fissazione definiti un tempo dal Comitato Interministeriale dei Prezzi (CIP), oggi dall’Autorità di settore. Il secondo attiene proprio al ruolo che l’Autorità ha svolto in questa situazione fissato dalla legge n.481 del 1995 che istituì le Autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità. Ruolo che è sperabile non sia stato svilito. Relativamente alle cause esse sono riconducibili all’esplosione dei prezzi del gas sui mercati internazionali, passati dai 2-3 doll/Milioni Btu dell’inizio del 2020 ai 25-26 dollari dei giorni scorsi e dal fatto che è la generazione elettrica a metano che fissa i prezzi marginali dell’elettricità. In mercati governati dal system marginal price (SMP) le offerte accettate sono valorizzate al prezzo di equilibrio del sistema, pari al valore dell’ultima offerta accettata (offerta marginale). Secondo dati di Terna nel 2021 le FER sono state risorsa marginale sul Mercato del Giorno Prima (MGP) solo per il 5% delle ore. Il prezzo di equilibrio è fissato in conclusione dalle centrali a metano.

Esiste un rischio di nuovi scetticismi nei confronti della transizione ecologica, alla luce della congiuntura economica?

Ho sempre ritenuto che il principale ostacolo alla transizione ecologica non sia  di carattere tecnologico o infrastrutturale, ma di carattere sociale: la sostenibilità cioè dei costi addizionali che la transizione comporta da parte della collettività. La campana dei gilet gialli francesi, che insorsero per l’aumento di pochi centesimi del prezzo del gasolio diesel, suonava per tutti, ma non se ne è tenuto conto. Oggi i nodi vengono al pettine e temo che i governi e la politica in genere, non siano disposti a pagare elevati costi elettorali. Chi si assume la responsabilità di dire che la salvezza del Pianeta comporta enormi sacrifici? In regimi democratici ove il voto conta? La prospettiva che il Green Deal porti in futuro prosperità, occupazione, ricchezza sarà anche vera ma i costi bisogna pagarli ora.

Parliamo della ricerca e dello sviluppo nel settore energetico, l’Italia come e quanto investe in questo cruciale ambito?

La transizione ecologica – il superamento cioè del dominio delle fonti fossili – è ancora al palo. Le fossili contano nel bilancio energetico mondiale come 30-40 anni fa: intorno all’85% mentre le nuove rinnovabili non raggiungono il 5%. Segno che le politiche sinora adottate non hanno conseguito i risultati attesi. Una delle modifiche sostanziali dovrebbe essere quella di investire massicciamente in ricerca e sviluppo nell’intera cornucopia di possibili nuove tecnologie, dal carbon sequestration, al nuovo nucleare, all’idrogeno verde e blue, etc.

Cambiamenti climatici e Paesi in via di sviluppo: il primo passo è affrontare la povertà energetica

La povertà energetica è, insieme, causa ed effetto dei cambiamenti climatici. E’ da lì che bisognerebbe partire. Se solo una parte delle immani risorse investite in Occidente nella per ora inesistente transizione ecologica fosse impegnata nei paesi poveri otterremmo risultati molto maggiori sia in termini di riduzione delle emissioni, essendo inevitabile ed anche auspicabile un aumento della domanda di energia in quei paesi, che di miglioramento delle condizioni di vita della metà della popolazione mondiale. Miliardi di persone che hanno un consumo di energia pro-capite simile a quella che Francia o Germania avevano alla metà dell’Ottocento.

Dopo l’Accordo di Parigi come si sono mossi gli Stati? A oggi si può parlare di mancata svolta?

Diciamo che poco o nulla degli impegni allora assunti è stato rispettato. Le cose sono peggiorate. Non per cattiva volontà, essendo la consapevolezza verso i rischi climatici di molto aumentata nelle popolazioni, ma perché la transizione ecologica è un percorso molto ma molto complesso, che richiede tempi necessariamente lunghi e, come si è detto, sacrifici e radicali cambiamenti nei comportamenti individuali e collettivi. Richiede un radiale cambiamento nei nostri stili di vita e nel nostro sistema di valori: perché quelli che hanno portato a mettere a rischio le sorti del pianeta siano anche quelli in grado di salvarlo.

La transizione ecologica è un percorso molto ma molto complesso, che richiede tempi necessariamente lunghi e, come si è detto, sacrifici e radicali cambiamenti nei comportamenti individuali e collettivi.