AMBIENTE E ENERGIA
Il futuro dell’eolico passa dalla Svezia
Nei piani modelli riciclabili e più performanti di areogeneratori
Vattenfall è la società che, nel paese scandinavo, gestisce tre GW di potenza energetica tra pale eoliche off – shore e on – shore, ma ...
lunedì 22 novembre 2021
Vattenfall è la società che, nel paese scandinavo, gestisce tre GW di potenza energetica tra pale eoliche off – shore e on – shore, ma che vuole oggi rendere completamente riciclabili il 50% del suo parco di areogeneratori entro il 2025, e il 100% entro il 2030. Sono questi gli ambiziosi obiettivi dell’utility svedese campione di energia generata dal vento che intende “salutare” le costose e complesse dismissioni in discarica delle pale eoliche per puntare al loro completo riciclo.
L’obiettivo di Vattenfall è sfidante poiché promette di rivoluzionare un processo, da sempre molto complesso e oneroso, e di rivoluzionarlo in ottica più sostenibile nella convinzione che non si possa spingere sull’acceleratore dell’eolico senza pianificare la circolarità di ogni fase del processo di produzione energetica.
Gli addetti ai lavori e gli esperti concordano sul fatto che lo smantellamento e il riciclo di un parco eolico o di una wind farm non sia semplice e tantomeno vantaggioso dal punto di vista economico e che rappresenti ancora oggi un problema. Vattenfall si propone di invertire la rotta.
Gli areogeneratori moderni oggi, per elevare al massimo gli standard di leggerezza, resistenza ed efficienza energetica, vengono costruiti con un composto di fibra di vetro e acciaio. Se questa combinazione assicura un rendimento migliore sul lungo periodo rende però, nello stesso tempo, più difficile il recupero e la separazione dei singoli materiali e quindi il riciclo delle pale. Oltre a gravare sui costi e i tempi dell’intero processo di dismissione.
La società svedese ha fatto sapere che, finché non sarà pronta un’industria efficiente del riciclo per gli aerogeneratori, la dismissione degli areogeneratori sarà effettuata mediante un metodo di co-processing che consente la triturazione delle pale per ottenere cemento.
Vattenfall però non è l’unico soggetto interessato a una dismissione più sostenibile delle wind – farm, a conferma di come e quanto in Svezia la questione abbia assunto importanza. Anche Vestas, altro gigante dei parchi di aerogeneratori ha recentemente dichiarato di voler mandare in discarica, entro il 2030, meno dell’1% dei componenti delle sue pale eoliche!
La capacità della Svezia di innovare nel settore della generazione energetica da eolico, comparto strategico nell’ottica della transizione ecologica, non si ferma al riciclo e alla dismissione delle pale eoliche ma parte dalla loro progettazione e realizzazione che oggi sembra avvantaggiarsi dell’inventiva e delle capacità tecnologiche svedesi. A Göteborg in tal senso vi è un esempio concreto: una torre eolica, alta 30 metri, e stata costruita con una metodologia, innovativa quanto sostenibile, che ha previsto l’utilizzo di moduli in legno.
Più facili da montare quindi ma anche da smontare e riciclare.
Il metodo sperimentato a Göteborg, che potrebbe essere commercializzato nel 2022, ha infatti il grande vantaggio, economico ma anche logistico, di permettere un assemblaggio in loco della torre eolica. Aspetto non da poco se si considera che generalmente il trasporto delle torri, lunghe oramai anche 100 metri e con un diametro di base in genere di 4,5 metri, continua a rappresentare un problema di primaria importanza.
Studi di merito hanno inoltre dimostrato che, in un’ottica di medio – periodo, l’utilizzo del legno come materiale di base per gli areogeneratori potrebbe, oltre alle positive evidenze dal punto di vista ambientale, consentire di costruire torri più alte e performanti. È stato dimostrato infatti che una torre di 150 metri può generare il 33% di elettricità in più rispetto a una pala di 80 metri con costi ridotti rispetto a quelli necessari per le pale eoliche d’acciaio.
La capacità della Svezia di innovare nel settore della generazione energetica da eolico, comparto strategico nell’ottica della transizione ecologica, non si ferma al riciclo