INTERVISTA
Giovanni Soldini, navigatore
Dobbiamo salvare il nostro Pianeta, non abbiamo più tempo da perdere
Lei ha raccontato più volte come la sua passione per i viaggi e per il mare si sia trasformata nella realizzazione di un sogno. Cosa ...
venerdì 3 giugno 2022
Lei ha raccontato più volte come la sua passione per i viaggi e per il mare si sia trasformata nella realizzazione di un sogno. Cosa consiglia ai giovani che vorrebbero intraprendere questa carriera?
Di seguire i propri sogni e non farsi schiacciare dalle difficoltà apparenti delle cose. Di guardare in alto e lontano e non aver paura di non farcela.
Nella prefazione del libro di Giuseppe Ungherese, “Non tutto il mare è perduto”, lei racconta di collisioni e impatti con plastiche galleggianti. Può farci una fotografia dei cambiamenti che ha riscontrato, se li ha riscontrati, dall’inizio delle sue avventure in barca a vela a oggi?
Quando ho incominciato a navigare il mare era diverso, sicuramente molto più popolato di pesci e la plastica era quasi inesistente. In compenso c’era il catrame sulle spiagge, un grosso problema attualmente risolto attraverso l’obbligo alle petroliere di dotarsi di un doppio scafo.
La vita in mare è una scuola di sostenibilità. Può raccontarci quali lezioni di risparmio delle risorse può insegnarci un’esperienza più o meno lunga su una barca a vela?
Su una barca si concentrano in scala tutti i problemi del mondo, per questo motivo è facile capire che l’energia è la chiave di tutto, con quella facciamo andare gli strumenti e le utenze di bordo e desalinizziamo l’acqua. La soluzione più efficiente ed efficace in termini di peso sono le energie rinnovabili accompagnate a una batteria che fa da accumulo di energia, che utilizziamo nei momenti in cui non c’è sole né vento. Dobbiamo fare la stessa cosa anche a terra creando reti intelligenti e pensate per gestire e ammortizzare l’intermittenza delle energie rinnovabili.
Qual è il ricordo più bello e quale l’esperienza più negativa che ha vissuto durante le sue navigazioni?
Difficile fare una graduatoria, ce ne sono state molte belle e brutte, alcune bruttissime ma preferisco non parlarne.
Da esperto navigatore e ambientalista, quale tipo di mare augura alle generazioni future?
Penso che abbiamo davanti a noi una sfida epocale: dobbiamo salvare il nostro pianeta, o meglio garantire anche alle future generazioni la possibilità di vivere sulla terra, e per fare questo non abbiamo più tempo da perdere. O saremo capaci di cambiare radicalmente i nostri valori e le nostre priorità in tempi molto brevi, o non sarà possibile quell’inversione di rotta che sola può dare speranza alla vita sul pianeta. La natura è abituata ad evolvere se necessario, anche molto in fretta, bisognerà vedere se noi saremo capaci di evolvere con lei in fretta e nella direzione giusta.
Quando ho incominciato a navigare il mare era diverso, sicuramente molto più popolato di pesci e la plastica era quasi inesistente.