FOCUS
La scuola post COVID – 19
L’emergenza sanitaria e l’occasione di rinnovamento per la scuola italiana
La pandemia che ha impattato così duramente sulla vita di tutti ha messo in evidenza, una volta di più, lo stato di arretratezza strutturale di ...
martedì 9 febbraio 2021
La pandemia che ha impattato così duramente sulla vita di tutti ha messo in evidenza, una volta di più, lo stato di arretratezza strutturale di molti, con qualche sporadica eccezione, istituti scolastici del nostro paese. Le strutture che dovrebbero rappresentare una “seconda casa” per i nostri ragazzi, luoghi quindi sicuri, accoglienti e perché no, efficienti dal punto di vista energetico e sostenibili da quello ambientale, il più delle volte non arrivano neanche agli standard minimi di abitabilità richiesti in ambito europeo.
Il XII Rapporto nazionale su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola, realizzato da Cittadinanzattiva presenta dati che sono davvero poco confortanti: 4 edifici su 10 hanno una manutenzione carente, oltre il 70% presenta lesioni strutturali, in 1 caso su 3 gli interventi di riparazione non vengono effettuati, senza considerare che più della metà delle scuole si trova in zone a rischio sismico (41%) o idrogeologico (15%). La situazione che abbiamo di fronte, alla luce di un anno scolastico che si prevede piuttosto complesso per studenti e personale scolastico, è quindi difficile.
Anche le analisi del Ministero dell’Istruzione evidenziano come il patrimonio edilizio scolastico italiano sia piuttosto vecchio con un età media dei plessi, circa 39.000 quelli esaminati, di più di 50 anni. Se poi consideriamo che due terzi di questi è stato costruito tra la fine dell’ottocento e il 1970 è facile capire come essi siano inadeguati a favorire la diffusione dell’innovazione didattica e organizzativa ma anche l’inclusione scolastica. Ma non è purtroppo solo questo il punto. Parliamo infatti di edifici costruiti con tecnologie ingegneristiche superate che non tengono nella dovuta considerazione fattori quali l’efficienza energetica e la sostenibilità ambientale oggi richieste anche in quest’ambito. Una più idonea programmazione delle misure sanitarie e infrastrutturali è quindi necessaria per assicurare una didattica quanto meno vicina a una condizione di normalità. Le prime saranno adeguate a una situazione, la diffusione del COVID-19, chiaramente in divenire.
È auspicabile che l’emergenza SARS-COV-2, insieme al carico emergenziale che ha caratterizzato questi mesi, promuova una riforma strutturale del patrimonio edilizio scolastico, per troppi anni rimandata o posticipata inspiegabilmente. Una riforma reale, così come previsto anche dal P.N.I.E.C (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) , che parta dalla consapevolezza che un’offerta formativa integrata e all’avanguardia, in cui ambiente e didattica vanno a sovrapporsi in maniera armonica, è garanzia di futuro e sviluppo per un paese moderno. Adeguare quanto già c’è alle esigenze dell’oggi non può più bastare.
Le istituzioni sono quindi chiamate a riformare il sistema. Mai come in questo periodo storico, causa emergenza sanitaria e crisi economica, il nostro paese ha avuto un tale quantitativo di risorse da utilizzare per pensare, promuovere e realizzare la Scuola 2.0.
I soldi quindi ci sono e ci sono anche gli strumenti. Ormai da anni il Gestore dei Servizi Energetici, attraverso il Conto Termico, eroga un contributo a fondo perduto per la riqualificazione energetica delle scuole. Un meccanismo che, in alcuni casi, può arrivare a coprire il 65% delle spese ammissibili e che nel 2019 ha erogato 200 milioni di incentivi per la realizzazione di oltre 7.000 progetti di riqualificazione energetica. Molti di questi hanno riguardato gli istituti scolastici se è vero che, dal suo avvio, il Conto Termico ha permesso di riqualificare 5 scuole al giorno, per un totale di ben 1542 plessi.
I numeri sono sotto gli occhi di tutti. Le opportunità ora ci sono. I dati esposti, e lo stato di arretratezza strutturale dei diversi plessi nel nostro paese, aprono invece ferite vecchie e mai adeguatamente affrontate. Secondo la Fondazione Agnelli 200 miliardi di euro non sarebbero più sufficienti per ristrutturare questo imponente patrimonio immobiliare; senza contare le spese necessarie per rendere eco-sostenibili i vari istituti. Nell’edilizia scolastica le soluzioni vanno dagli interventi per rendere più efficiente l’involucro degli immobili, all’utilizzo di adeguati sistemi di generazione e controllo per la produzione di energia primaria, all’adozione di sistemi di illuminazione a risparmio energetico e molto altro ancora.
Un problema non secondario riguarda poi la carenza di quelle infrastrutture informatiche che, in un paese aperto all’innovazione e al cambiamento, vanno considerate come strategiche e prioritarie. Secondo il Rapporto Globale sul Digitale del Centro Economia Digitale l’Italia, tra i 28 paesi europei, è al 24 posto nel punteggio DESI 2019, l’indicatore della Commissione Europea che misura il livello di attuazione dell’Agenda Digitale degli Stati membri. Un dato che merita evidentemente maggiore attenzione anche alla luce dell’inadeguatezza digitale dimostrata, in questi mesi di crisi sanitaria, di quasi tutte le scuole nel bel paese. Urge anche da questo punto di vista un cambiamento radicale delle politiche di sviluppo che devono essere maggiormente finalizzate a superare il digital divide in molte, troppe, aree del paese.
Un esempio concreto della strada da percorrere è dato dal progetto “Torino fa scuola” promosso dalla Fondazione Agnelli, dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione per la Scuola e Città di Torino. 11 milioni di euro sono stati stanziati per il ripensamento, in funzione della nuova didattica, delle scuole medie Fermi e Pascoli nel capoluogo piemontese. Assoluta leggerezza, spazi aperti, luce naturale ma anche colore, arredo di design e dialogo tra aule. Questi sono i risultati di due anni di lavori nei due complessi scolastici ripensati in chiave altamente sostenibile attraverso l’utilizzo di materiali eco – compatibili.
Un’offerta formativa integrata e all’avanguardia, in cui ambiente e didattica vanno a sovrapporsi in maniera armonica, è garanzia di futuro e sviluppo per un paese moderno